Il ricorso della Regione Liguria è giudicato inammissibile. Poche parole per affossare le speranze della giunta Burlando di ottenere l’ok dalla Corte dei Conti, in sede di appello contro la decisione della sezione ligure che a luglio aveva bocciato il bilancio regionale 2013, focalizzando le sue censure su tre punti. I 17 milioni di euro che dovranno essere accantonati nel bilancio 2014 per fare fronte ai rischi dei derivati. I 91 milioni di residui attivi giudicati ormai inesigibili dai magistrati contabili liguri perché troppo vecchi. E soprattutto i 117 milioni di euro, pari al valore degli immobili delle Asl ceduti ad Arte (l’ex Istituto autonomo case popolari). Tutte somme di denaro che la ragioneria della Regione aveva iscritto fra le poste attive. Quei soldi andranno viceversa trasferiti fra le poste passive. In totale, fra il togliere e il mettere, ballano 450 milioni di euro, una somma capace di mandare all’aria i conti di via Fieschi.

In attesa di conoscere le motivazioni della sentenza l’assessore al bilancio, Pippo Rossetti, ostenta tranquillità, se non addirittura indifferenza. “I cittadini stiano tranquilli, non ci sarà alcun aumento di tasse né riduzioni rispetto agli incrementi di spesa previsti a luglio”, dichiara al Secolo XIX. Eppure la batosta è durissima. Burlando aveva puntato tutto sul ricorso e confidava in una sentenza liberatoria da parte della magistratura contabile romana. Ora bisognerà ricominciare daccapo. “Ma no, la Corte dei conti regionale aveva comunque vidimato la parifica del nostro bilancio, mettendo in evidenza tre soli punti critici – replica Rossetti – Ci comporteremo come il governo, rispetto al bilancio dello Stato, che viene approvato da parte di Camera e Senato nonostante le osservazioni di Camera e Senato sul consuntivo. Nei prossimi giorni porterò il bilancio in discussione al consiglio regionale”.

Rossetti annuncia che delle osservazioni contabili si terrà conto soltanto parzialmente. I 17 milioni legati ai rischi dei derivati saranno accantonati ma i 91 milioni di crediti inesigibili saranno conteggiati per appena un decina di milioni. Secondo i funzionari dell’assessorato al bilancio infatti una verifica presso i ministeri competenti avrebbe garantito la solvibilità di circa l’80% dei crediti contratto nel 2000 con la banca giapponese Nomura e con Merryl Linch. Quanto al debito di 117 milioni di euro rifilato ad Arte (che ha mandato in rosso i conti dell’Istituto, costretto ad accendere un mutuo rilevante con Carige), Rossetti è deciso a non tenerne conto. E si capisce perché. In caso contrario infatti, sulla base dei parametri fissati dalla legge la capacità di indebitamento della Regione Liguria (mutui e prestiti) verrebbe gravemente decurtata, impedendo di finanziare opere pubbliche di un certo peso.

La vicenda è destinata a scatenare le opposizioni, già molto critiche nei confronti della politica di bilancio della giunta Burlando. Raffaelle Della Bianca (gruppo misto, ex Pdl) ha già attaccato a testa bassa. “Come ho sempre sostenuto, l’ennesima bocciatura del bilancio di Regione Liguria da parte della Corte dei conti a sezioni unite di Roma, sancisce definitivamente il fallimento politico della gestione finanziaria della Giunta Burlando. Il presidente deve assumersi la responsabilità, nonostante sia in piena campagna elettorale, di come intende affrontare e rimediare a questo drammatico fallimento, senza rimandare alla prossima legislatura aumenti della pressione fiscale (Irpef e Irap) nei confronti dei cittadini e delle imprese”.

Se in via Fieschi (sede della Regione Liguria) si piange, a palazzo Tursi (sede del Comune di Genova) non si ride affatto. L’ultima grana minaccia di innescare l’ennesima bomba a scoppio ritardato sui conti pubblici locali. Con ricadute pesanti sulla Tari del 2015 e 2016. L’Amiu, l’azienda che cura la raccolta dei rifiuti nel Capoluogo, ha l’acqua alla gola, strozzata dai debiti e costretta a fronteggiare in emergenza l’imminente chiusura della discarica di Scarpino, a causa della bocciatura delle legge regionale che aveva gettato un ponte di un anno sulla crisi della discarica. I conti presentati al sindaco Marco Doria e alla giunta indicano una somma fra i 100 e i 150 milioni di euro pronta cassa necessaria per salvare l’Amiu e consentirle di continuare a svolgere i propri compiti. Un centinaio di milioni serviranno per trovare un’alternativa praticabile a Scarpino e circa 45 milioni per finanziare gli impianti di trattamento del percolato che assedia la discarica di Scarpino e minaccia le falde acquifere.

Denari irreperibili nel magro bilancio comunale, assillato da emergenze di ogni genere. Si fa strada quindi l’ipotesi della vendita di Amiu ai privati. In attesa di offerte si fanno i conti coll’emergenza. Torino dovrebbe ospitare le 18mila tonnellate di rifiuti prodotti ogni mese dal capoluogo ligure. Purtroppo l’inceneritore torinese non potrà accoglierne che la metà. Il sindaco Doria si è rivolto al governatore Burlando per sollecitarlo a trovare altri siti di stoccaggio, in Emilia e in Lombardia, regioni però che si erano già dichiarate indisponibili. Comunque vada a finire, le bollette della Tari dei prossimi due anni saranno molto salate per i genovesi.

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