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Zingarelli 2.0, il significato “emotivo” delle parole secondo Mina, Parmitano, Fracci

Piccole narrazioni, ricordi personali, punti di vista, riflessioni di 55 esponenti del mondo della cultura, della scienza, del costume, dello spettacolo, del cinema, dello sport: così Salvatores definisce la parola "realismo", Giorgio Armani descrive lo "stile" e Carlo Verdone parla di "ironia"

di Francesca Polacco

Zingarelli 2.0, operazione “Definizioni d’autore”. Partendo dal presupposto che le parole non sono mai neutre, ma hanno un significato “oggettivo” e uno “emotivo”, lo Zingarelli nell’edizione 2015 insieme alla consueta scheda lessicale conterrà 55 definizioni per così dire “originali”. Piccole narrazioni, ricordi personali, punti di vista, riflessioni che 55 esponenti di rilievo del mondo della cultura, della scienza, del costume, dello spettacolo, del cinema, dello sport hanno regalato al nuovo vocabolario. Non solo dunque un “amico fedele”, come amavano definirlo le maestre delle elementari, per fugare qualsiasi dubbio, ma anche una sorta di libro in cui ritrovare il racconto, la saggezza, la sensibilità di chi ha fatto esperienza diretta e profonda in un preciso campo. E allora chi più di Mina può disquisire sulla parola “canto”? “Il canto è un grido, un ululato a gola aperta. Sfiora e urta e sfonda e spacca e libera e imprigiona”. E mentre si legge sembra quasi di sentir risuonare nelle orecchie quella voce che l’ha resa l’inconfondibile “Tigre di Cremona”.

Giorgio Armani descrive il concetto di “stile”, Carlo Verdone parla di “ironia” e chi meglio di uno chef può definire il “sapore”? E allora anche lo chef Bruno Barbieri si è cimentato nel dare la sua definizione. Da Carla Fracci per “eleganza” all’astronauta Luca Parmitano per “spazio”, da Gabriele Salvatores per “realismo” a Oliviero Toscani per “sguardo”, ciascuno ha dato la propria sfumatura che dice quanto le parole siano cariche di vita, quanto siano “in movimento”. Un valore aggiunto dunque per chi consulterà il nuovo vocabolario nel trovare un suggerimento inatteso, uno sguardo nuovo, un significato “emotivo” appunto. Perché la mente, come in un film, proietta su ogni singola parola caratteristiche sensoriali che rimandano a immagini, suoni, odori, sensazioni. Ogni parola apre un mondo, da ogni parola si dirama una rete fittissima di significati che spesso si incontrano e si intrecciano e che l’operazione “Definizioni d’autore” vuole mettere in evidenza.

2700 pagine con 144mila parole per 380mila significati e da quest’anno 55 testimonianze per “arricchire il vocabolario di uno strumento in più per comprendere e ragionare sulle parole” come spiegano dalla casa editrice Zanichelli che pubblica il dizionario. Gli autori delle definizioni hanno rinunciato al compenso proposto dall’editore che l’ha devoluto per loro al programma nazionale “Nati per Leggere” o ad altre associazioni indicate dagli autori stessi. Ogni anno, inoltre, la redazione dello Zingarelli fa un monitoraggio della lingua italiana aggiungendo parole nuove ed espungendo quelle tramontate. Allo stesso tempo, però, si sta facendo un’attività di recupero di quei termini caduti quasi in disuso che meritano di essere salvati. “Coriaceo”, “ingente”, “perorare”, “onere” sono tra le 3mila parole segnalate da salvare per il 2015, parole troppo erudite per resistere alla semplificazione di Whatsapp e degli sms che invece privilegiano sinonimi più comuni provocando un appiattimento della lingua, senza contare il fatto che molto spesso nei messaggi digitali le parole sono scritte con formule abbreviative. Dal vocabolario degli accademici della Crusca, il primo della lingua italiana nel 1612, che comprendeva il lessico degli scrittori fiorentini del Trecento, quali Dante, Petrarca, Boccaccio, e lo Zingarelli del 2015 che riporta le “definizioni d’autore”, la lingua italiana ne ha fatta proprio tanta di strada.

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