“Sono andato a contromanifestare pacificamente contro le “sentinelle in piedi”. Non pensavo che succedesse questo. Io credevo di andare lì e di fare la mia ‘trollata’ per poi andarmene“. Sono le parole pronunciate ai microfoni di “Adelante”, su Radio Popolare, da Giampietro Belotti, il trentenne di Bergamo balzato agli onori delle cronache per essersi presentato al presidio anti-gay delle “sentinelle in piedi” con l’uniforme di “nazista dell’Illinois”, divisa resa celebre dalla commedia musicale “The Blues Brothers”. Con questo discusso abbigliamento, su cui campeggiava una spilla arcobaleno del gruppo anti-omofobia ‘Rompiamo il silenzio’, Giampietro ha manifestato silenziosamente il suo dissenso nei confronti degli attivisti contrari ai matrimoni tra omosessuali e alle adozioni gay. Il giovane racconta con dovizia di dettagli l’accaduto: “Quando sono arrivato in piazza Sant’Anna, non c’erano 150 persone, come ha titolato “L’Eco di Bergamo”. Se loro erano 150, io ero una dozzina abbondante. Le sentinelle hanno fatto l’errore di lasciare un buco nella loro disposizione geometrica e io mi sono infilato dentro”. E aggiunge: “Sono arrivato con una giacca che copriva l’uniforme e sul libro Mein Kampf c’era una copertina. Ho tolto la giacca, ho tirato fuori un cartello con la scritta “I nazisti dell’Illinois stanno con le sentinelle” e ho cominciato a leggere in silenzio il libro per meno di 10 minuti. I poliziotti della Digos sapevano benissimo il riferimento sia al film “Blues Brothers”, sia a “Il Grande dittatore” di Chaplin per via della toppa che c’era sulla fascia del braccio. Due poliziotti poi” – racconta – “mi hanno portato via in auto per evitare problemi di ordine pubblico. Coi due agenti in auto poi è partita una discussione sull’anno in cui era stato girato “The Blues Brothers”“. Riguardo all’incriminazione per apologia del fascismo, il ragazzo afferma: “Non so ancora nulla, il mio fascicolo da stamattina è sulla scrivania del magistrato che deve valutare se ci sono gli elementi per procedere con questa accusa”. E osserva: “Il problema è che con questo gesto ho fatto da cassa da risonanza alle sentinelle antigay, che di solito, nelle loro veglie, sono quattro gatti” di Gisella Ruccia
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