Dal ministero delle Politiche agricole alla produzione diretta di formaggi. Mirco Battistella, 29 anni, originario del paesino veneto di Godega di Sant’Urbano (Tv), ha percorso una strada ricca di bivi: da un master in business administration a un’esperienza nell’entourage di Luca Zaia, per poi aprire un’azienda di produzione di vino tutta sua, fino alla scelta finale che l’ha portato ad Auckland a produrre formaggio “italian style”. Nella sua vita il lavoro, seppur con alti e bassi, non è mai mancato. Dopo il master e una breve esperienza a TurismoFvg, inizia a collaborare nel 2008 con Luca Zaia, prima al ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali e poi in seguito alla Regione Veneto, per un periodo di tre anni.

“Ero il responsabile della comunicazione web”, spiega. E, anche se in epoca di annunci, dibattiti e polemiche social può fare un certo effetto, “quando ho iniziato a lavorare per Zaia, Facebook qui non era ancora diffuso. Siamo stati i pionieri, almeno in Italia, della comunicazione social in ambito politico. Ricordo che Zaia, insieme a Nichi Vendola e a Matteo Renzi, che allora era ancora a Firenze, erano gli unici tre ad avviare un rapporto con i cittadini attraverso questi strumenti”.

Poi Mirco viene attirato dal sogno di costruire un progetto tutto suo. “Prima di partire – racconta – ero a tutti gli effetti un imprenditore. Nel 2010 ho aperto una start up con mio cugino Andrea, enologo, che produce e commercializza vini veneti che vendevamo al mercato horeca (cioè hotel, ristoranti, caffè, ndr). In azienda io ero il responsabile marketing e mio cugino si occupava del prodotto. Ora io non sono più socio e dopo la mia partenza l’azienda esiste ancora, ma si è un po’ ridimensionata”.

Mirco lascia l’attività e i motivi sono tanti, dalle “tasse, che sono tra le più alte d’Europa” ad alcuni clienti “due, tre operatori, che non sono tanti, ma che comunque per un’azienda piccola significano molto”, che non saldavano le fatture. Questi mancati pagamenti avevano conseguenze amare per la start up: “Per mesi non mi sono tirato fuori lo stipendio perché dovevo pagare i miei dipendenti – spiega Mirco – Non capisco come mai non venga creato un ‘portale per la gestione del rischio per gli imprenditori’” (cioè una sorta di registro con informazioni base sulla correttezza commerciale del cliente, ndr). Una situazione che lo porta a decidere di staccare la spina per qualche tempo, destinazione: la cosiddetta ‘terra dei Kiwi’.

“Sono qui da sei mesi, con un working holiday visa (visto di un anno che permette di viaggiare e anche lavorare, ndr) e ora penso di prolungare la mia permanenza. Prima ho viaggiato un po’, poi ho iniziato ad annoiarmi. Così ho mandato un po’ di curricula in giro, facendo un’application per l’ufficio marketing della Coca Cola“. Qualcosa, però, lo spinge a ritirarsi alla seconda fase del colloquio e a preferire ‘Massimo’s cheese‘, azienda casearia di una coppia, lui di origini baresi e lei russa, dove lavora da quattro mesi.

“Mi sono reinventato per l’ennesima volta – confida Mirco – questa volta casaro, o, come dicono loro, ‘cheesemaker’. Prima ho iniziato a collaborare perché cercavano una persona per l’ufficio marketing, poi mi sono appassionato all’idea di creare qualcosa con le mani, così ho chiesto se potevo imparare come dal latte si arrivava al formaggio. Facciamo soprattutto mozzarelle, ricotte, formaggi non stagionati, ‘italian style’ e di produzione giornaliera. E devo dire che è un lavoro duro, però mi piace. Sono contento di non essere tutto il giorno di fronte a uno schermo, dovendo soccombere alle leggi del mercato, dover questuare per essere pagato oppure dover trovare nuovi clienti”.

E della Nuova Zelanda non apprezza solo la sua nuova fase lavorativa: “Mi piace il clima – racconta – c’è un buon mercato del lavoro dove esiste un salario minimo e dove se hai un’idea le banche ti finanziano. Se vuoi metterti in gioco, le società ti danno un posto di lavoro. La natura è florida, si vive bene e c’è molto rispetto per qualsiasi cosa. Non come l’Italia, che trovo sia in una situazione di fine impero.”

Articolo Precedente

Cooperante in Cile. “A 30 anni sono il più vecchio della ong. Qui vogliono i giovani”

next
Articolo Successivo

Economista a Berkeley. “Il messaggio dell’Italia ai giovani? ‘Non puoi farcela’”

next