La testimonianza di Bernard Bailly, proveniente dal Burkina Faso ed ex dipendente della Dielle, che si occupa del recupero di rifiuti plastici. “A volte, tra i rifiuti, trovavamo siringhe e materiale ospedaliero” – rivela il ragazzo – “Non eravamo adeguatamente attrezzati. Lavoravo per una cooperativa ma era l’azienda che decideva tutto, dagli orari al permesso di andare in bagno. Otto ore di lavoro giornaliera, puoi andare in bagno una sola volta nella pausa. Erano i capi a decidere quando potevamo timbrare. E la cassa integrazione non c’era”. E aggiunge: “Quando non lavori come dicono loro, ti mandano via. Ci dicevano anche “negri di merda”. un certo punto abbiamo deciso di ribellarci. Ci sono stati arresti e processi per direttissima. E ora i lavoratori sono in sciopero da più di 4 mesi”. Ma puntualizza: “Gli italiani dicono che noi rubiamo il lavoro, ma gli italiani sono stati immigrati in passato. Molti non accettano il lavoro che faccio io”

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