Non è cosa di tutti i giorni vedere un senatore di questa Repubblica lasciare lo scranno di sua spontanea volontà. Eppure è proprio ciò che sta facendo Rita Ghedini, in parlamento dal 2008 col Partito democratico. Non è un ritorno a vita privata, sia chiaro: la parlamentare dimissionaria si appresta a diventare infatti la numero uno della Legacoop di Bologna, la più potente tra le associazioni di cooperative rosse in Italia. Ma ciò che rende la situazione più singolare è che nonostante la sua lettera di dimissioni risalga al 18 settembre, il Movimento 5 stelle abbia provato a ostacolare o quantomeno a ritardare la procedura per formalizzarle. Il gruppo a palazzo Madama del Pd infatti aveva chiesto che si procedesse velocemente al voto in aula per l’accettazione delle dimissioni. “Non c’è urgenza”, ha spiegato il capogruppo M5s, Vito Petrocelli, a margine della conferenza dei capigruppo che si è tenuta mercoledì mattina. “Zanda (capogruppo Pd, ndr) non è ancora presidente del Senato”, ha detto polemicamente il rappresentante dell’oppossizione. “Non c’è nessun ritardo”, assicura la stessa Rita Ghedini. “Si era proposto il 15 e si voterà il 16 ottobre e le dimissioni avranno effetto immediato”.

Al momento del voto la procedura non dovrebbe essere lunghissima. Il parlamentare che si vuole dimettere deve esporre a voce ai colleghi riuniti nell’emiciclo le motivazioni della propria scelta. Queste poi devono essere accettate tramite una votazione. Un meccanismo pensato in origine per tutelare il dimissionario e il Senato stesso: un eletto potrebbe infatti avere annunciato le proprie dimissioni dopo pressioni ricevute dal partito o da altri gruppi. Inoltre sia il regolamento della Camera dei deputati sia quello del Senato prevedono che la votazione si svolga a scrutinio segreto, come accade per tutte le decisioni che riguardano un singolo individuo. Di solito alla prima votazione i colleghi respingono pro forma le dimissioni: un modo per segnalare rispetto nei confronti del collega o per, sempre formalmente, lasciargli il tempo per ripensarci.

Peraltro l’ok alle dimissioni non arriva sempre. Ne sa qualcosa la senatrice del Movimento 5 stelle Giovanna Mangili, che alla prima seduta nel marzo 2013 disse di volere rinunciare alla sua carica per motivi personali. Niente da fare, il Senato, con i voti determinanti del Pd e dell’allora Pdl respinse le dimissioni e la parlamentare è ancora lì al suo posto. Per Rita Ghedini, nel momento in cui si svolgerà il voto, non dovrebbero esserci invece simili problemi: le dimissioni sono state presentate ufficialmente per motivi personali, tuttavia all’orizzonte c’è l’incarico dirigenziale in Legacoop Bologna (il congresso è previsto a novembre), associazione che per statuto prevede proprio l’incompatibilità di presidente con la carica di parlamentare.

“Torno a fare il mio lavoro”, spiega Rita Ghedini. Il suo ritorno a Bologna cade a oltre sei anni da quando fu chiamata in lista da Walter Veltroni. Allora, dal 2002 al 2008 Rita Ghedini (con un curriculum da dirigente nella Cadiai, una delle più grandi coop socio-assistenziali d’Emilia), era la vice del presidente di Legacoop Bologna, Giampiero Calzolari, a sua volta numero uno della coop del latte Granarolo. Ora la senatrice torna proprio in sostituzione di Calzolari. Il nome della ormai quasi ex senatrice Pd nelle scorse settimane aveva ballato per qualche ora anche tra i papabili per la successione di Vasco Errani alla presidenza della Regione Emilia Romagna. Ma poi non se ne è fatto più nulla.

Il mondo cooperativo bolognese che la futura presidente si troverà davanti non è più quello del 2008. Pesano le frizioni seguite alla successione alla guida di Giuliano Poletti come capo della Legacoop nazionale. E la recessione morde. Certo i numeri fanno ancora impressione: la produzione delle coop rosse sotto le due torri si aggira intorno ai 13 miliardi di euro, ma la crisi c’è e si sente. Il quadro economico è completamente cambiato: nel 2013 è stato stimato un calo di fatturato di almeno il 2%. A soffrire di più sono la logistica e la produzione lavoro. Soprattutto nel comparto dell’edilizia, uno dei più importanti per le coop, le associate a Bologna e in tutta l’Emilia Romagna annaspano e per la prima volta, anche nel mondo cooperativo bolognese, si sono sentiti termini come esuberi e cassa integrazione. Ed è anche per questo che la scelta dei cooperatori cadrà sulla esperta Ghedini.

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