Quando circa sette anni fa i genovesi White MosQuito pubblicarono il loro Ep d’esordio 20 Grammi, titolo ispirato al film del regista messicano Alejandro González Iñárritu, riuscirono ad attirarsi le attenzioni di critica e addetti ai lavori, tanto da essere invitati ad aprire il concerto dei Deep Purple al Palasport di Genova.

Un’emozione forte per una band emergente, difficile da dimenticare: “Sul quel palco ci siamo arrivati dalla cantina umida di 16 mq dove provavamo – raccontano –.  Potete capire che botta è stata ritrovarsi 10.000 persone davanti e i Deep Purple dietro il palco che aspettavano di salire. Eravamo dei perfetti sconosciuti,  ma uscimmo dal palazzetto fra gli applausi”. 

Garage band con un’intensa attività live, i White MosQuito si esprimono in italiano con un linguaggio diretto e aggressivo. Il loro nome, invece, è il risultato dell’unione del celebre superalcolico preferito dal Drugo protagonista de Il grande Lebowski,  il “White Russian”, e un suono che balenava nella testa “MosQuito Hotel”. “Discutevamo su quale fosse il migliore, quando ci siamo trovati di fronte a uno dei locali più trasgressivi della città della Lanterna, ‘Le mosche bianche – White Fly’. Lo spirito che esprime questo nome, e cioè l’essere  rari, particolari, ci ha fatto unire le parole White e MosQuito, che tra l’altro, associamo al suono preponderante nei nostri brani, la chitarra distorta”.

Il loro ultimo disco Il potere e la sua signora (Riserva Sonora), ha un sound rock con testi ironici, sinceri, critici: “È un punto di vista chiaro su una situazione complessa. L’Italia merita di meglio e questo album non è il solito monito disfattista contro il potere che prende per il culo, ma una presa di coscienza e una critica mossa contro chi permette tutto questo. Noi!”. Vive le rOck!

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