L’università di Roma Sapienza è il più grande ateneo del paese e, coi suoi oltre settecento anni di età, uno dei più antichi; secondo le classifiche internazionali risulta ai primissimi posti tra gli atenei italiani. Forma oltre un decimo del totale dei laureati italiani e rappresenta una istituzione insostituibile se si considera che ospita ben più di centomila studenti, una metropoli nella metropoli. Le vicende politiche de La Sapienza hanno rilevanza nazionale e non sorprende che l’anticulturalismo italiano spesso si esprima in critiche a questa istituzione-simbolo. In questi giorni è in corso l’elezione del nuovo Rettore, momento cruciale della vita politica di ogni ateneo, ed è forse un momento adatto per valutare almeno alcuni aspetti del Rettorato che si sta chiudendo, perché il futuro prossimo di ogni istituzione comincia dal suo passato recente.

Il Rettore uscente, prof. Luigi Frati, è stato aspramente criticato per varie ragioni, prima tra tutte il fatto che i suoi figli sono docenti nell’ateneo. Non mi sono unito a queste critiche in passato e non intendo farlo adesso: chiunque può formarsi una opinione ragionata se è disposto a perdere un po’ di tempo sul web. Infatti è una premessa essenziale di civiltà giuridica che il figlio del Rettore sia valutato nei concorsi come qualunque altro cittadino, né più né meno; la questione è se la sua produzione scientifica, accessibile tramite le banche dati elettroniche, giustifichi la sua carriera. Poiché questa produzione scientifica è tutt’altro che insignificante, e include anche ricerche svolte in prestigiose istituzioni scientifiche straniere, valutarla non è lavoro di pochi minuti, anche se i dati necessari sono accessibili a tutti. 

Più facile è invece valutare il lavoro svolto dal Rettore uscente nella gestione dell’Ateneo. Basta infatti accedere ai bilanci, che sono pubblici, per osservare che nel Rettorato che si sta concludendo è stato conseguito il pareggio strutturale di bilancio, nonostante la pesante riduzione del Fondo di Finanziamento Ordinario decisa dai governi in carica. Raggiungere il pareggio di bilancio in condizioni così difficili e partendo da difetti strutturali preesistenti (l’Italia spende un terzo in meno dei paesi confinanti per ogni studente universitario) non è stata una operazione indolore: la manutenzione delle strutture lascia a desiderare ed i pensionamenti dei docenti non sono stati compensati da nuove assunzioni, cosa che ha fatto salire il rapporto studenti/docenti. Se gli studenti (e i docenti) hanno diritto di lamentarsi dei sacrifici imposti, è anche doveroso ricordare che per una precisa scelta del Rettore e del Senato Accademico, il pareggio di bilancio è stato conseguito senza fare ricorso ad aumenti delle tasse di iscrizione, anzi nonostante una loro piccola diminuzione per le fasce a più basso reddito.

Nel corso del Rettorato Frati è stata istituita la Scuola Superiore di Studi Avanzati della Sapienza: una istituzione didattica di eccellenza, riservata ad un piccolissimo numero di studenti che ricevono una formazione particolarmente curata, con seminari multidisciplinari. Il giudizio su questa struttura è soggettivo. Io personalmente non amo le istituzioni elitistiche e credo fermamente in una università di massa e popolare che abbia come scopo la formazione di un grande numero di studenti: in breve, mi piace la Sapienza come è sempre stata in passato. Però è innegabile che le strutture formative elitistiche come la Scuola Normale di Pisa o i Collegi di Pavia hanno avuto un grande ruolo culturale nel paese e ne hanno accresciuto il prestigio: basti dire che nella Scuola Normale si sono formati tre premi Nobel italiani (Carducci, Fermi e Rubbia). Istituire oggi un centro di eccellenza significa fare un grande investimento per il futuro del paese.

Nessuna valutazione di nessuna istituzione può essere esente da luci ed ombre; e tutte le valutazioni del passato devono servire da guida per il futuro: gli errori non devono essere ripetuti, mentre le scelte di successo devono essere mantenute, perseguite e rinnovate. Questo è il migliore augurio che si può fare al futuro Rettore.

 

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