La medicina difensiva è la vera piaga della medicina moderna in bilico fra aziende sanitarie che obbligano a fare profitto e medici che si sentono in dovere di fare prescrizioni eccessive solo per difendersi dalle continue denunce che aumentano di anno in anno in concomitanza con l’aumento delle assicurazioni professionali.

Un circolo vizioso in cui il cittadino-paziente non riesce più ad esprimere quella fiducia necessaria in caso di malattia.

Il consenso informato diviene così l’atto principe di ogni trattamento sanitario, in particolare chirurgico, quasi a sostituire l’atto stesso. In Italia per ogni specialità ci sono fiorire di società scientifiche. Ognuna ha il proprio consenso. In oculistica ad esempio sono riuscito a trovare, grazie all’aiuto di un caro collega, diversi consensi per l’intervento di cataratta. Quello della Società Oftalmologica Italiana; quello della Società Italiana Oftalmologica Legale; quello della Associazione Italiana Medici Oculisti; quello della Società Italiana Oftalmologica Pediatrica. Per comparazione ho scelto il consenso di una nazione a noi vicina: il canton ticino svizzero

Servono tutte queste e molte altre personali varianti? A cosa serve realmente un consenso informato? L’utilità ovviamente è principalmente legale. I magistrati ed i loro consulenti tecnici prima di vedere il paziente e la cartella clinica leggono con attenzione il consenso informato senza il quale la condanna è certa, a prescindere. La Regione di riferimento cassa le cartelle cliniche prive di firma del consenso annullandone il pagamento anche se l’intervento è stato risolutivo ed ha portato soddisfazione al cittadino.

Il rapporto medico paziente si deteriora sempre più e fa vacillare quella fiducia indispensabile per il cittadino-paziente che pone la propria salute in mano ad un’altra persona. Cancelliamo tutte le società scientifiche di specialità, tutti gli innumerevoli congressi annuali. Facciamo un solo congresso annuale per singola specialità con registrazione web che ogni specialista possa vedere quando ha tempo e rivedere nel caso uno specifico argomento durante l’anno diviene realtà nella sua pratica. Costruiamo un consenso semplice che possa leggere qualunque cittadino italiano, senza limite alcuno. Ma soprattutto ritorniamo a parlarci medico e paziente per spiegare, per tranquillizzare, per rendere ancora meraviglioso questo incontro.

Una parola in più è meglio di qualunque firma apposta su un foglio che spesso non viene compreso fra preoccupazione e paura. Su questa via proprio un consenso più semplice, nella difficoltà di spiegare una scienza difficile, può comunque facilitare e divenire certezza. Ad esempio si potrebbe adottare a livello nazionale per l’intervento di cataratta (500.000 casi all’anno) quello proposto dal collega citato. Parlare prima di far leggere ed aver fiducia prima di dubitare possono comunque essere due modalità proprie di una nuova sanità in cui prima il medico e poi il paziente devono essere, insieme, artefici.

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