Il Verona prova in tutti i modi a rovinare la festa a Francesco Totti. Ma alla fine il regalo più bello al capitano e tutta Roma lo fa Alessandro Florenzi. Che quando era ragazzino aveva Totti come idolo, e oggi, nel giorno del suo 38esimo compleanno, lo sostituisce al 20’ della ripresa e segna la rete che sblocca una partita complicatissima. Poi c’è spazio anche per la ciliegina sulla torta, l’eurogol di Mattia Destro per il 2-0 finale. Altri tre punti, sudati come mercoledì sera a Parma ma fondamentali per volare in vetta alla classifica, in attesa della Juventus e dello scontro diretto di domenica prossima. 

All’Olimpico si è vista una Roma diversa da quella ammirata in quest’inizio di stagione. Per la prima volta con Totti e Destro insieme, un po’ per mettere fine a un dualismo che, alla lunga, rischia di diventare esasperante, un po’ perché oggi toccava a Destro giocare, ma sarebbe stato ingiusto lasciar fuori il capitano nel giorno del suo compleanno. E, a differenza delle ultime prove casalinghe contro Cska Mosca (in Champions) e Cagliari, stavolta i giallorossi non entrano in campo con la stessa voracità, azzannando la partita fin dai primi minuti. La palla buona per sbloccare il risultato ce l’avrebbe proprio Destro, che però di testa spedisce a lato da buona posizione, confermando di soffrire il fatto di essere continuamente in discussione. Poi Moras salva sulla linea una carambola che quasi mandava in rete Totti. Ma complessivamente il match è bloccato. 

Colpa soprattutto delle assenze che segnano profondamente le due formazioni. Nella Roma non ci sono Iturbe, De Rossi, Castan, Astori, oltre al lungodegente Strootman. Sta peggio il Verona, però: perché una squadra di media fascia non ha riserve di lusso come Keita e Ljaic. E la mancanza dei vari Christodoulopoulos, Halfredsson, Marquez e soprattutto Toni (lasciato in panchina dopo il tour de force del turno infrasettimanale) si fa sentire eccome. Senza il suo numero nove (sostituito da Nenè) il Verona di Mandorlini perde tanto in avanti, e non riesce ad affondare il colpo quando si affaccia nell’area avversaria, riuscendo solo a spaventare la retroguardia giallorossa meno sicura del solito (soprattutto con Yanga-Mbiwa). L’impressione, comunque, è che a fare la differenza sia soprattutto l’assenza di Gervinho, tenuto a riposo per il turnover. L’ivoriano è l’unica pedina veramente insostituibile nello scacchiere di Rudi Garcia, che perde tanto in imprevedibilità rinunciando a lui. E così niente triangolazioni a velocità folle, niente spettacolo, niente gol. 

Per un tempo. Negli spogliatoi il tecnico francese tocca le giuste corde e si rivede la Roma arrembante di sempre. I giallorossi producono un quarto d’ora di grande intensità, il Verona si schiaccia troppo, il gol è nell’aria ma non arriva. Fino al 30’ della ripresa, alla perla di Florenzi, una sassata da 30 metri su una palla vagante. Bello quanto estemporaneo, un po’ come la punizione di Pjanic a Parma. Poi Destro chiude i giochi con il secondo capolavoro di giornata, un tiro al volo praticamente da centrocampo. Un’altra partita complicata risolta dalle magie dei singoli. Segnale di forza, perché solo le grandi vincono anche giocando male. Ma pure, forse, di debolezza: un po’ di smalto rispetto alle prime esibizioni è andato perso. La squadra a tratti ha accusato la fatica, soprattutto a centrocampo dove i ricambi scarseggiano e anche Keita e Nainggolan devono tirare il fiato dopo l’avvio super di stagione. Ma non c’è tempo per riflettere, né tantomeno per riposare: mercoledì si va a Manchester contro il City, domenica a Torino per la Juventus. Due trasferte in una settimana per indirizzare la stagione, in Italia e in Europa.

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