La lotta all’Isis e la tragedia dei migranti. Sono questi i principali temi affrontati da Matteo Renzi nel suo discorso davanti all’assemblea generale dell’Onu. “Avverto l’emozione di parlare nei luoghi che sono la nostra risorsa più grande per la pace. Il futuro oggi somiglia terribilmente ad una minaccia, deve tornare invece ad essere una promessa”. Così il presidente del consiglio apre il suo intervento alle Nazioni Unite a New York.

“L’Isis – ha sottolineato il premier – è una minaccia terroristica, non espressione di una religione. Quando sono stato ad Erbil ho visto che è in corso un genocidio”. Lo Stato islamico “non è – secondo Renzi – una minaccia regionale, ma un rischio per tutta la comunità internazionale”. E ha poi assicurato: “Il sostegno italiano, nel rispetto della Carta Onu e delle prerogative del Parlamento, all’iniziativa della coalizione”. Confermando la posizione italiana che ha annunciato di inviare aiuti e un aereo da rifornimento in Iraq, ma non parteciperà ai raid militari. Il premier italiano riguardo alla minaccia dello Stato islamico ha specificato che “l’Isis non è un pericolo regionale, ma un rischio per tutta la comunità umana”.

Tornando a vicende più strettamente legate all’Italia, Renzi si è concentrato sul dramma dell’immigrazione. Con l’operazione Mare Nostrum “abbiamo salvato 80mila vite perché per noi il Mediterraneo è il cuore dell’Europa e non il cimitero dei dispersi”. “Non possiamo gestire un fenomeno globale solo a livello nazionale”, ha aggiunto chiedendo l’impegno di tutti. Il premier si è poi concentrato sull’instabilità della Libia, sprofondata in una sanguinosa guerra civile: “Per l’Italia, l’Europa e per la comunità internazionale attraggo l’attenzione sulla crisi della Libia, che deve rivestire priorità altissima per le proprie ripercussioni vaste e gravi nell’area ed oltre. Non possiamo sottovalutare questo focolaio nel cuore del Mediterraneo, che rischia di segnare il punto di non ritorno nel crinale di violenza ed instabilità della regione”. “Siamo fermamente impegnati a sostenere una Libia solida e stabile – ha aggiunto – unica possibilità per impedire che il Paese diventi un corridoio aperto al traffico internazionale di armi ed esseri umani”.

Il premier ha dedicato parte del suo intervento anche alla crisi ucraina: “Il popolo ucraino ha il diritto di vedere riconosciuta l’unità del suo territorio di fronte ad un’aggressione che ne ha violato l’integrità. La crisi in Ucraina ci ha posto di fronte a sfide inaspettate: la prospettiva di un nuovo conflitto nel cuore dell’Europa. Rivolgo un appello al raggiungimento di una rapida soluzione, nell’interesse di tutti i cittadini ucraini e nell’auspicio di un superamento delle tensioni con la Federazione Russa, che mi auguro possa tornare a esercitare il suo ruolo di attore globale, contribuendo positivamente alla pace e alla sicurezza internazionali”.

Il premier italiano ha infine lanciato un appello contro la pena di morte: “Non aggiungiamo barbarie alla barbarie. Chiediamo a tutti i Paesi di unirsi a noi in questa battaglia di civiltà”. “Ci sono segnali preoccupanti: paesi che avevano adottato una moratoria di fatto hanno ripreso le esecuzioni”, ha detto Renzi: “Allo stesso tempo, paesi che continuano ad avere le esecuzioni nei codici hanno mostrato moderazione. Bisogna continuare a lavorare per evitare involuzioni nel voto del prossimo autunno”.

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