Il Consiglio di Amministrazione del Mantova Football Club ha deciso: la quota di maggioranza della società (il 55%) sarà venduta all’imprenditore di Caserta Nicola Di Matteo. Niente da fare per gli altri contendenti, la cordata di imprenditori guidata dal mantovano Piervittorio Belfanti, imprenditore nel settore ristorazione, che aveva con sé, come socio, anche Giuseppe Iaquinta, padre dell’ex calciatore di Juventus e Udinese. Proprio l’interesse di Iaquinta aveva scatenato numerose polemiche nei giorni scorsi: Iaquinta è titolare di una impresa edile non inserita nella “white list” per la ricostruzione del dopo sisma in Emilia. Ad escluderla, il 22 luglio del 2013, è stata la Prefettura di Reggio Emilia sulla base di riscontri effettuati da polizia, carabinieri e Guardia di Finanza. Secondo il prefetto di Reggio Emilia Antonella De Miro “il materiale raccolto – si legge in una nota stampa pubblicata dal Resto del Carlino l’8 agosto 2013 – attesta la accertata sussistenza di eventuali tentativi di infiltrazioni mafiose tendenti a condizionare le scelte e gli indirizzi dell’impresa stessa”.

Luigi Gaetti, senatore mantovano del Movimento Cinque Stelle e vicepresidente della Commissione nazionale antimafia, preoccupato dalla presenza di personaggi su cui aleggiano sospetti come nel caso di Giuseppe Iaquinta, pur senza condannarlo a priori, ha voluto vederci chiaro. Per questo nelle scorse ore ha depositato una interrogazione rivolta al ministro dell’Interno, nella quale chiede di fare luce sulle ultime vicende legate alla società di calcio Mantova Footbal Club. Il sospetto è che dietro alla decisione di acquistare la squadra – sfumata, come detto – potessero celarsi altri interessi, volontà di fare speculazioni edilizie nel migliore dei casi. Gaetti vuole sapere quali fossero le vere intenzioni dei potenziali acquirenti che, da qualche giorno, si erano proposti con decisione per rilevare il pacchetto di maggioranza della società di calcio della città dei Gonzaga, che naviga in pessime acque. “Chiedo al ministro – spiega Gaetti – un aggiornamento sull’interdittiva che riguarda la ditta Iaquinta. Voglio sapere se è cambiata, se sono state effettuate verifiche sulla situazione attuale della ditta al centro dell’attenzione”.

Per realizzare operazioni come l’acquisto di una squadra di calcio occorrono ingenti capitali e questo preoccupa il senatore pentastellato che vorrebbe più chiarezza “soprattutto – prosegue Gaetti – dopo la presa d’atto che uno di questi costruttori interessati ad acquistare la società Mantova Football Club non è stato iscritto dalla Prefettura di Reggio Emilia, a seguito di un’articolata istruttoria, alle ‘White List’ per la costruzione post-terremoto in Emilia”. I giornali si erano occupati del papà di Iaquinta anche in occasione di una cena svoltasi il 21 marzo 2012 in un ristorante della provincia di Reggio Emilia di proprietà di Pasquale Brescia. Al convivio, oltre a Iaquinta, parteciparono politici, imprenditori e professionisti (una trentina di persone in tutto) ritenute dalle forze dell’ordine vicine alla criminalità organizzata. Tra questi Nicolino Sarcone, condannato in primo grado nel gennaio 2013 a otto anni e 8 mesi per associazione mafiosa, che gli inquirenti considerano legato alla cosca di ‘ndrangheta Grande Aracri, e il cui patrimonio (5 milioni di euro condiviso con i tre fratelli) è entrato nel mirino della Dia di Firenze e Bologna e posto sotto sequestro dal Tribunale di Reggio Emilia. Dopo quella cena, Iaquinta e Brescia furono interessati da un provvedimento del prefetto che vietava loro di detenere armi, munizioni e materiale esplodenteI due fecero ricorso al Tar contro questo divieto, ma venne respinto. Nell’interdittiva della Prefettura si faceva anche riferimento alle parentele del padre dell’ex attaccante della nazionale. L’imprenditore è sposato con Vittoria Sorrentino, sorella di Rosario, scomparso da Cutro il 16 agosto 2000 e, secondo le indagini delle forze dell’ordine, ucciso di lupara bianca nell’ambito della guerra fra i clan calabresi Dragone e Grande Aracri. Secondo gli elementi emersi nelle indagini dell’operazione “Scacco Matto“, Nicolino Grande Aracri lo riteneva vicino al clan avversario.

Tornando alle vicende del Mantova Football Club, insieme a Giuseppe Iaquinta, nella cordata che poi ha visto sfumare la possibilità di acquisire la società, c’erano Piervittorio Belfanti, imprenditore mantovano recentemente assolto dalle accuse di frode fiscale e già presidente del Trento Calcio (dichiarata fallita il 12 maggio 2014), il manager calcistico Morris Pagniello, l’imprenditore Leonardo Varacalli e il costruttore toscano Federico Clementini. Belfanti, che in più occasioni ha cercato di entrare nella proprietà della società calcistica del Mantova al centro di diverse crisi in questi anni, ha dichiarato alla Gazzetta di Mantova di voler fare qualcosa per la propria città, non solo a livello calcistico. E questo preoccupa il senatore M5S Gaetti. Belfanti aveva detto di avere un progetto articolato, di avere in mente importanti investimenti immobiliari che riguardano la costruzione di un centro commerciale, la ristrutturazione di palazzi del centro e anche l’intenzione di realizzare un nuovo stadio. L’interesse di Iaquinta, stando a quanto dichiarato ai media locali dallo stesso Belfanti, sarebbe solo quello di portare il figlio ad allenare. Non specifica se la prima squadra, le giovanili ecc…

Lo stesso Iaquinta qualche giorno fa alla Gazzetta di Mantova aveva detto di essere sicuro dell’acquisizione del pacchetto di maggioranza del Mantova Football Club: “Abbiamo un accordo per rilevare il 55% – aveva dichiarato l’imprenditore edile con base nel reggiano – siamo mossi da intenzioni serie e vogliamo fare un investimento importante e duraturo”. Secondo Gaetti, però, negli ultimi tempi l’acquisto di una squadra di calcio è diventato una sorta di lasciapassare per aprire “nuove stagioni di speculazioni edilizie sul territorio”, che richiedono la disponibilità di ingenti capitali. “Modalità – ha detto il senatore – che stanno diventando sempre più frequenti e, talora, sono gravate da pesanti infiltrazioni affaristiche-mafiose. Non a caso alcuni episodi della gestione calcistica in senso lato hanno indotto la Commissione bicamerale antimafia – di cui Gaetti è vicepresidente – a istituire un comitato ristretto per lo studio di questi fenomeni”. Il senatore chiede al ministro di verificare la provenienza dei capitali necessari per le transazioni economiche e il controllo su eventuali infiltrazioni affaristico-mafiose nel tessuto sportivo ed economico.

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