“Ho già detto tutto quello che c’era da dire, sono ancora molto amareggiato. I motivi del trasferimento? Guardi, a questo punto è più opportuno interpellare le mie gerarchie, è a loro che dovete rivolgere le domande. Per quanto mi riguarda sto valutando tutte le strade da intraprendere per eventualmente tutelare i miei diritti di cittadino militare”. È quanto ha dichiarato a ilfattoquotidiano.it il capitano Gregorio De Falco, raggiunto telefonicamente nel pomeriggio per chiedere spiegazioni sul “caso”, che lo ha investito. Perché è stato trasferito? “Mi dispiace davvero, è opportuno che non parli più” ribadisce con tono fermo ma cordiale il capitano. Prima di salutarci si lascia scappare: “Il mio lavoro? Un onore vestire questa divisa“.

Davvero il trasferimento è legato soltanto al “normale iter di carriera di un ufficiale”, come ha dichiarato l’ammiraglio della Capitaneria di porto di Livorno Arturo Faraone? La reazione fortemente polemica di De Falco fa sorgere qualche dubbio: c’è infatti chi sostiene che i rapporti con i vertici della Capitaneria siano tesi da tempo. Il capitano ha anche affermato che da tempo sia finita nel mirino “tutta la sezione operativa che dopo la notte della Concordia è stata tenuta costantemente ai margini di qualunque ricorrenza o celebrazione” (parole che sembrerebbero rimandare alla cerimonia di consegna delle medaglie d’oro all’Isola del Giglio). Ai taccuini di Repubblica il capitano ha ipotizzato un legame fra il suo trasferimento e quanto avvenne quella maledetta notte all’Isola del Giglio: “Penso di sì, mi sono fatto questa idea: che ci possa essere un collegamento col lavoro che ho fatto per il soccorso e forse nelle indagini”. Qualcuno si spinge a ipotizzare che i vertici del corpo non abbiano affatto gradito l'”abbraccio” di De Falco ai familiari delle 140 vittime del Moby Prince.

Il Corriere della Sera ricorda invece la “relazione negativa firmata a luglio sulla sicurezza a bordo del nuovo rigassificatore costruito a Livorno e la non convocazione alla seconda ispezione”, oppure lo stop alle navi da crociera di ormeggiare nell’area protetta di Portofino “in contrasto con il comandante della Capitaneria di Genova Marco Brusco, poi comandante generale del corpo durante la sciagura della Concordia”. Nel mirino sembra finire indirettamente soprattutto l’ammiraglio Ilarione Dell’Anna, firmatario del trasferimento. Il motivo? Dell’Anna, attuale “capo 1° Reparto personale” presso il Comando generale delle Capitanerie di porto a Roma, era alla guida della Capitaneria di porto di Livorno quando accadde la sciagura della Concordia. Sciagura che “regalò” una notorietà planetaria a De Falco lasciando – secondo alcuni – in “ombra” Dell’Anna: trasferimento del capitano “eroe” verrebbe perciò inteso come una sorta di “vendetta”.

Ma è davvero così? L’abbiamo chiesto direttamente a Dell’Anna. L’ammiraglio ha voluto precisare una serie di cose: “Ho firmato io il provvedimento, è vero, anche perché – si mette a ridere – questo è il mio mestiere! Di provvedimenti del genere ne firmo a centinaia”. Una firma avvenuta – specifica – “in completo accordo” con la Capitaneria di porto di Livorno. De Falco è stato “rimosso” e “penalizzato”? “Niente di tutto questo – controbatte il militare 63enne – il capitano è stato tecnicamente oggetto di un avvicendamento. Nel nostro settore è una cosa fisiologica, niente di strano. E poi nel cambio d’incarichi non c’è alcuna penalizzazione: non esiste l’inamovibilità“. Dell’Anna ricorda che De Falco è un ufficiale “in ruoli normali”, quindi “deve maturare professionalità e esperienza per fare ulteriori salti”. Il comportamento di De Falco nella notte della tragedia non è sufficiente a fargli ottenere un salto di grado? “Le promozioni non avvengono come nei film”. L’ammiraglio ci tiene inoltre a sottolineare che De Falco “resta a Livorno, non c’è stato alcun trasferimento di migliaia di chilometri”. Cosa risponde a chi sostiene che De Falco le avrebbe “pestato i piedi”? “Rispondo con un’altra domanda: secondo voi – chiede Dell’Anna – è possibile che un ufficiale così giovane possa fare ‘ombra’ a un militare con così tanti anni d’esperienza?”. E se De Falco dovesse davvero lasciare? “Non faremo di certo salti di gioia”.

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