Che i cicli di omologazione delle auto fossero lontani dall’uso reale delle automobili, si sapeva, e quindi si sapeva anche che i consumi dichiarati dalle case automobilistiche sono sempre più contenuti di quelli effettivi, tant’è vero che nel 2017 entrerà in vigore una nuova normativa europea più severa e realistica. Quello che non si sapeva, però, è che alcuni costruttori potrebbero “truccare” le prove d’omologazione per abbassare ulteriormente l’uso “ufficiale” di carburante: è quanto afferma l’associazione dei consumatori Altroconsumo, che ha presentato ieri una class action unica nel suo genere in Europa. L’associazione intende chiedere un risarcimento danni per tutti i possessori di Fiat Panda 1.2 a benzina e Volkswagen Golf 1.6 TDI turbodiesel che aderiranno all’iniziativa, rispettivamente di 247 e 509 euro. “Se invece non possiedi una di queste due auto per le quali abbiamo già iniziato a mobilitarci, utilizza il calcolatore per scoprire di quanto anche tu potresti essere risarcito”, si legge sul sito di Altroconsumo. “Sulla base della tua e di altre segnalazioni, infatti, testeremo altre auto e agiremo contro i produttori”.

Nell’inchiesta pubblicata sul numero di ottobre della rivista dell’associazione, Altroconsumo afferma di aver ripetuto le prove di omologazione Nedc per i due modelli Fiat e Volkswagen, e di aver scoperto che la normativa, risalente agli anni 80, “non fissa in modo rigido i parametri e le modalità per effettuare i test di omologazione, ma prevede invece un ampio margine di tolleranza tra i valori massimi e minimi misurabili”, che naturalmente le case sfruttano a loro favore. Fin qui, però, non c’è nulla di illegale, e la “tolleranza” vale per tutte le Case. Si spingono in una zona un po’ più grigia, invece, i costruttori che adottano trucchetti come gonfiare eccessivamente i pneumatici per ridurne la resistenza oppure scollegare l’alternatore per impedire la ricarica della batteria oppure ancora l’uso di lubrificanti speciali che diminuiscono gli attriti nel motore: tutti accorgimenti che allontano ulteriormente il test dall’utilizzo reale dell’automobile.

Secondo Altroconsumo, però, i costruttori d’auto non si accontentano di sfruttare gli spazi lasciati dalle maglie lasse della normativa europea. “Con le nostre prove di laboratorio abbiamo verificato che vanno oltre. (…) Lo abbiamo verificato ripetendo su due auto proprio le stesse prove utilizzate dai costruttori durante l’omologazione. Ebbene, emerge un divario enorme tra quanto dichiarato e la realtà: i consumi e le emissioni della Panda testata sono più alti del 18%, quelli della Golf più del 50%”, si legge ancora su Altroconsumo. “Cifre enormi, non giustificabili con la flessibilità concessa dalla normativa: nel nostro test abbiamo rilevato infatti che questa forchetta, anche sfruttando i trucchi nella legalità, si ferma al 7%. Ci sono prove inequivocabili, insomma, che alla base dei risultati così ottimistici dichiarati dalle pubblicità delle due case automobilistiche c’è non solo trucco e barbatrucco, ma anche qualcosa di più. Fiat e Volkswagen hanno così creato false aspettative di risparmio e ingannato i consumatori con una pratica commerciale scorretta”. L’accusa è pesante: se le Case non riusciranno a dimostrare di aver agito nella legalità, potrebbero andare incontro a risarcimenti milionari, com’è già toccato alla Ford negli Stati Uniti, costretta a pagare somme comprese fra i 200 e i 1.050 dollari a 200.000 clienti. Per ora, però, i rappresentanti delle Case chiamate in causa non si sono espressi

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