“(…) E da Baghdad a Budapest, dal Libano a Praga, dal Vietnam alle due Coree ho imparato che la cosa migliore nella guerra è proprio la sua fine. E dalle vittime delle guerre, fino alle vittime della discriminazione razziale in Sud Africa, in Ruanda, in Bosnia, alle vittime della tirannia nel nostro mondo arabo e quelle di Franco, di Pinochet e dei Colonnelli greci, ho imparato che la strada per la democrazia è lontana dal sentiero dell’estremismo e del terrorismo tanto quanto lo è dalla strada delle dittature e della tirannia.”

Sono le parole scritte dal carcere da Mazen Darwish, uno dei più noti difensori dei diritti umani della Siria, che dopodomani dovrebbe finalmente comparire di fronte al tribunale antiterrorismo insieme ai suoi colleghi Hani al-Zitani e Hussein Gharir.

Darwish, al-Zitani e Gharir sono stati arrestati a Damasco il 16 febbraio 2012 dai servizi segreti dell’Aeronautica, nella sede del Centro per l’informazione e la libertà d’espressione di cui Darwish era il direttore. Sono accusati, ai sensi dell’articolo 8 della Legge antiterrorismo, di aver istigato e pubblicizzato azioni terroristiche. 

Secondo 79 organizzazioni per i diritti umani (difficile ricordare un numero così elevato di firmatarie), le accuse sono del tutto pretestuose: il Centro per l’informazione e la libertà d’espressione non faceva altro che svolgere un’azione pacifica di monitoraggio e diffusione di informazioni sulle violazioni dei diritti umani in Siria, soprattutto ai danni dei giornalisti.

La pensa così anche il Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulle detenzioni arbitrarie, secondo il quale Darwish, al-Zitani e Gharir sono stati privati della libertà a causa del loro impegno in favore dei diritti umani.

Il giudice del tribunale antiterrorismo ha rinviato il processo numerose volte, perché le forze di sicurezza non avevano fornito le informazioni richieste dallo stesso tribunale. Un segnale, forse, dell’intenzione di fare sul serio.

A destare le preoccupazioni delle 79 organizzazioni per i diritti umani sono però le mancate indagini sulle torture che – secondo ex compagni di prigionia – Darwish e i suoi colleghi avrebbero subito in carcere. 

Inoltre, sebbene l’amnistia decretata dal governo di Damasco il 9 giugno coprisse anche i reati dei quali erano originariamente accusati, Darwish, al-Zitani e Gharir non sono stati rilasciati. Secondo un avvocato che si occupa di prigionieri politici e che segue le modalità con cui è stata applicata l’amnistia, in alcuni casi ai detenuti che avrebbero dovuto beneficiarne è stata cambiata l’imputazione in modo che il “nuovo reato” non fosse compreso tra quelli amnistiati.

Un portavoce delle 79 organizzazioni per i diritti umani ha commentato: “Le famiglie dei tre detenuti speravano che i loro congiunti sarebbero stati rilasciati grazie all’amnistia. Ma le autorità siriane hanno dimostrato ancora una volta di non essere in grado neanche di rispettare i loro stessi provvedimenti. Ogni giorno che passano dietro le sbarre è un altro giorno d’ingiustizia per tre attivisti pacifici che in carcere non avrebbero mai dovuto entrare”. 

Riporto qui di seguito l’elenco, in ordine alfabetico inglese, delle 79 organizzazioni per segnalare ai lettori e alle lettrici l’origine delle adesioni e la (alquanto rara) solidarietà pan-araba che si è venuta a creare intorno alla vicenda dei tre difensori dei diritti umani: Action by Christians for the Abolition of Torture (ACAT); Algerian League for the Defense of Human Rights; Al-Sham Center for Democratic Studies and Human Rights – Syria; Aman Network for Rehabilitation and defending Human Rights; Amnesty International; Arab-European Center Of Human Rights And International Law (AECHRIL) ; Arab Foundation for Development and Citizenship; Arabic Network For Human Rights Information; Arab Working Group for Media Monitoring (AWG-MM); Article 19; Assyrian Human Rights Network; Bahrain Centre For Human Rights (BCHR); Bahrain Youth Society for Human Rights; Cairo Center for Development and Human Rights; Cairo Institute for Human Rights Studies (CIHRS); Canadian Journalists for Free Expression (CJFE); CIVICUS: World Alliance for Citizen Participation; Committee to Protect Journalists (CPJ); Damascus Center for Human Rights Studies; Egyptian Initiative for Personal Rights; El Nadim Center for Rehabilitation of Victims of Violence – Egypt ; Euro-Mediterranean Human Rights Network (EMHRN); European-Bahraini Organisation for Human Rights (EBOHR) ; Forum of Cooperation for Human Development in France; Free Press Unlimited; Front Line Defenders; Gulf Centre for Human Rights (GCHR); Gulf Forum for civil society organizations; Humanistic Institute for Development Cooperation (HIVOS); Human Rights First Society – Saudi Arabia; Human Rights Watch (HRW); Independent Commission for Human Rights in Kurdistan – Iraq; Initiative for Freedom of Expression – Turkey; Institute for War and Peace Reporting (IWPR); International Centre for Justice and Human Rights (ICJHR) – Geneva; International Center for Supporting Rights and Freedoms (ICSRF); International Civil Society Action Network (ICAN); International Federation for Human Rights – in the framework of the Observatory for the Protection of Human Rights Defenders (FIDH); International Media Support (IMS); International Service for Human Rights (ISHR); Iraqi Journalists Rights Defence Association (IJRDA); Iraqi Network for Social Media (INSM) ; Justice for Iran (JFI); Kurdish Organization for Human Rights in Syria (DAD); Kvinna till Kvinna Foundation; Lawyers for Lawyers (L4L); Lebanese Center for Human Rights (CLDH); Lualua Center for human Rights (LCHR) ; Madad Foundation for Human Rights; Madani Organisation; Maharat Foundation; Menapolis (Menapolis.net); Palestinian League for Human Rights – Syria; PAX; PEN International; Rafto Foundation for Human Rights; Regional Free Council to Support Human Rights; Reporters Without Borders (RSF); Samir Kassir Foundation; Saudi Civil and Political Rights Association (ACPRA) ; Sisters Arab Forum for Human Rights (Yemen); Sudanese Development Initiative (SUDIA); Syrian Center for Human Rights; Syrian Centre for Legal Studies and Research; Syrian Center for Media and Freedom of Expression (SCM) ; Syrian Civil Coalition; Syrian Committee for Human Rights; Syrian Network for Human Rights (SNHR); Syrian Organization for Human Rights (SAWASIA); Syrian Women’s Network;  Together For Human Rights; Tunisian Initiative for Freedom of Expression; Vivarta – London; Violations Documentation Center (VDC); Women’s Studies Centre – Palestine; World Organisation Against Torture – in the framework of the Observatory for the Protection of Human Rights Defenders; Yemen organization for Defending Rights & democratic Freedoms; Yemeni Organization for the Defense of Human Rights and Democratic Freedoms / Aden – Yemen; Zarga Organization for Rural Development.
  

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