La violenza e le minacce dell’Isis non danno tregua. In un messaggio audio di 42 minuti diffuso su Twitter, il portavoce dei jihadisti, Abu Muhammed Al Adnani, attacca nuovamente la comunità cristiana occidentale: “Conquisteremo la vostra Roma (intesa come simbolo della cristianità, ndr), distruggeremo la croce e prenderemo le vostre donne”. Il fondamentalista invita anche i sostenitori dell’autoproclamato califfato a compiere omicidi contro i civili di quei paesi che hanno preso parte alla coalizione anti-Isis: “Uccidete i miscredenti in qualunque modo”, ha continuato. Lo Stato Islamico torna anche a puntare i suoi cannoni contro l’enclave curdo-siriana di Kobane/Ayn Arab, località assediata dai jihadisti nel settore centrale della frontiera con la Turchia.  

Nuovo appello ai jihadisti: “Uccidete i miscredenti in qualunque modo”. È di ieri sera il nuovo appello lanciato ai jihadisti dal portavoce dell’Isis Abu Muhammed Al Adnani. Le nuove minacce riguardano tutti i Paesi che sostengono le operazioni militari di Stati Uniti e Francia in Iraq: “Se potete uccidere un miscredente americano o europeo – soprattutto uno sporco francese – o un australiano o un canadese, uccidetelo in qualunque modo possibile e immaginabile. Attaccate i civili”. “La Francia non ha paura” risponde il ministro francese dell’Interno, Bernard Cazeneuve. Gli attacchi dei terroristi sono indirizzati anche all’intera comunità cristiana occidentale: “Conquisteremo la vostra Roma, distruggeremo la croce e prenderemo le vostre donne. Vi promettiamo che sarà l’ultima vostra crociata. Non ci invaderete questa volta, vi invaderemo noi”. Poi il portavoce dell’autoproclamato califfato si rivolge direttamente al presidente degli Stati Uniti, Barack Obama: “Hai sostenuto che il tuo esercito non sarà trascinato in battaglia. Non è cosi. Sarà trascinato e malmenato, mulo degli ebrei”. Secondo i media britannici i jihadisti sono pronti a utilizzare le donne yazidi fatte prigioniere come scudi umani contro i raid americani e francesi. Secondo il Daily Telegraph fra i preparativi per contrastare i bombardamenti, i miliziani stanno inviando le loro famiglie fuori dai centri e nascondendo le armi nelle case più povere. Sarebbero stati evacuati anche i comandi Isis a Mosul in Iraq e a Raqqa in Siria.

La Turchia ha aperto i valichi di frontiera, scontri al confine.  Secondo l’Alto commissariato Onu per i rifugiati la Turchia ha aperto le porte a 100mila curdi, ma il governo turco parla di “130mila rifugiati”. Una vera e propria emergenza umanitaria a cui l’Onu intende far fronte annunciando l’incremento delle attività di soccorso.Venerdì Ankara ha aperto i suoi valichi di frontiera. Ieri al confine ci sono stati scontri tra polizia e manifestanti curdo-turchi e le autorità locali hanno deciso di chiudere i valichi frontalieri, costringendo migliaia di civili a rimanere intrappolati in territorio siriano a ridosso dei reticolati turchi. “Abbiamo preso tutte le misure necessarie nel caso l’afflusso di persone continui. Non ce lo auguriamo, è chiaro. Ma siamo pronti – dichiara il vice premier Numan Kurtulmus -. Siamo preparati al peggio. Stiamo facendo di tutto per accogliere le persone che passano per la Turchia”. 

Il Pkk chiede ai curdi di Turchia di andare a combattere contro i jihadisti. Da Ankara il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha ammesso che per il rilascio dei quarantasei ostaggi turchi rapiti dallo Stato islamico a giugno ci sono stati “negoziati diplomatici“. Smentendo ogni notizia relativa a un riscatto pagato, Erdogan non ha però voluto rispondere sulla possibilità che ci sia stato anche uno scambio di prigionieri tra i jihadisti e le autorità turche. Intanto il Pkk ha chiesto a tutti i curdi di Turchia di andare a combattere contro i jihadisti dello Stato islamico in Siria. “Il giorno per la gloria e l’onore è arrivato. Non ci sono più limiti alla resistenza”, è scritto in un comunicato del Partito dei lavoratori curdi in cui si parla di “mobilitazione”. 

Abdallah II: “Isis ora ha il petrolio: potrà acquistare armi”. “L’ascesa dello Stato islamico si sarebbe potuta evitare se la comunità internazionale avesse lavorato più duramente insieme per assicurare che i finanziamenti e il sostegno ai gruppi islamisti in Siria non avessero preso la misura che hanno avuto” sostiene il re giordano Abdallah II in un’intervista alla Cbs. Secondo il monarca, ora il gruppo jihadista ha accesso alle risorse petrolifere che rendono più difficile sconfiggerlo. “Sono in grado di produrre fino a un miliardo di prodotti petroliferi derivati in un anno”, ha aggiunto, “il che significa che potranno pagare molti combattenti stranieri, possono acquistare armi“.

Per Abdallah II, i jihadisti non dovrebbero nemmeno chiamarsi musulmani: “Sapere che parlano in nome dell’Islam è orrendo e scioccante”. Il re sostiene anche che il mondo deve unirsi contro l’Isis. “Lo Stato islamico ha innescato una presa di coscienza: è tempo per noi decidere di combattere il bene contro il male“. Sulla minaccia che i terroristi possano entrare in conflitto con i soldati giordani al confine, il re assicura: “Le nostre frontiere sono estremamente sicure”. Proprio in Giordania undici uomini, accusati di avere legami con lo Stato islamico in Siria e di pianificare attentati in Giordania, sono stati arrestati nel Regno hashemita. Fonti della sicurezza hanno dichiarato all’agenzia di stampa Petra che gli arrestati progettavano “operazioni terroristiche in Giordania contro siti vitali per diffondere il panico e il caos nel Paese”. L’operazione è scattata dopo che la casa di uno dei fermati è stata distrutta da un’esplosione durante un test per fabbricare esplosivi.

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