Ilvo Diamanti su Repubblica ci ha convinti sul Partito di Renzi vero vincitore delle elezioni europee che ha cambiato la mappa politica. Una simile operazione – lo ricorderà Diamanti – non riuscì nemmeno alla Democrazia Cristiana che si arrestò a nord nella Pianura padana per rispuntare egemone da Roma in giù.

Secondo i dati assunti da Diamanti il 17 per cento del 41 per cento raccolto dal Pd sarebbe targato Renzi, il famoso partito di Renzi , anche se questo consenso così largo e indifferenziato tende di recente a ridursi usurato dal tempo e dalla inconcludenza.

Il rischio è una sorta di impasse dal momento che il fantasma delle elezioni anticipate è solo un fantasma con una legge elettorale sgangherata e una riforma del bicameralismo a un quarto del percorso costituzionale; si può pensare alle elezioni anticipate solo come ad un grimaldello per forzare la riottosità degli alleati interni ed esterni.

E qui, sempre nell’analisi di Diamanti, spunta la radicalizzazione sull’art.18. In molti hanno osservato che l’art. 18 ha un valore simbolico. Certo è il simbolo della tutela della condizione di lavoratore dipendente che non può essere licenziato senza una giusta causa. E se il lavoratore si ritiene vittima di un atto arbitrario, chi meglio del giudice, pur con tutti i ritardi della giustizia in Italia, è adatto a valutare le sue ragioni e ristabilire i suoi diritti?

In tutta l’Europa occidentale, pur con differenze di tono e di modalità, è così. Fa parte della tradizione socialdemocratica e laburista.

Ma l’azione di Renzi non si iscrive in questa tradizione. Renzi non è Tony Blair, non vuole riformare il PD. La dinamica del suo consenso elettorale lo dimostra. Le mappe di Diamanti parlano chiaro; siamo di fronte ad un tentativo di scomposizione e ricomposizione del quadro politico.

Che io ricordi in Occidente questo tentativo ebbe successo in Francia con De Gaulle. De Gaulle aveva di fronte a sé la partitocrazia della Quarta Repubblica e l’Algeria. La nostra Algeria è il debito pubblico. De Gaulle era il generale che aveva animato la resistenza al nazifascismo e si era ricoperto di gloria. Il suo ‘Ressemblement du Peuple Francais’ andava oltre i partiti e gli schieramenti per dare la parola ai francesi.

Ahi noi, costretti dalla storia a imitare in ritardo la sorella Francia e, in mancanza di generali eroi, ricorrere ai boys scout. In fin dei conti anche loro portano la divisa. 

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