Trasparenza totale sulle risorse finanziarie e sul loro utilizzo all’interno del Pd”. A chiederlo i componenti della circoscrizione Estero dell’Assemblea nazionale del Partito democratico che, in una nota formale indirizzata al segretario Matteo Renzi, al vice Lorenzo Guerini, al tesoriere Francesco Bonifazi e alla Commissione di garanzia, denunciano senza mezzi termini la violazione delle norme statutarie del partito. Quali? La mancata rendicontazione e conseguente pubblicazione on line delle spese sostenute dal Pd per le ultime campagne elettorali della circoscrizione Estero, quella che, fra i connazionali residenti Oltreconfine, elegge dodici deputati e sei senatori.

Alle politiche 2013, mentre in patria Pier Luigi Bersani non riusciva a smacchiare il Giaguaro, Oltreconfine il Pd vinceva facendo eleggere quattro senatori e cinque deputati a fronte di una spesa di 100mila euro. Tutto bene quindi? No, perché quelle spese non sono mai state rendicontate, così come tutte le altre uscite a partire dal 2010 che, secondo il documento, ammontano a oltre 400mila euro. Così la nota, firmata trasversalmente dai membri delle tre correnti che si diedero battaglia alle Primarie 2013 (Civati, Cuperlo e Renzi), chiede formalmente di fare chiarezza nella gestione delle risorse che “appare contraddittoria rispetto allo statuto del Pd e gestita in forma discrezionale”.

Sul banco degli imputati la gestione dell’ex responsabile nazionale Pd Italiani nel mondo Eugenio Marino che, secondo i firmatari della nota, continua a non voler spiegare come siano stati impiegati quei fondi. “Ora dovrà essere la Commissione di garanzia a spiegarci perché in questi anni non è stato rispettato lo Statuto per quanto riguarda la trasparenza e la correttezza della gestione finanziaria”, attacca Roberto Parrillo, primo firmatario della nota, che sottolinea come in questi ultimi cinque anni non siano mai state presentate le rendicontazioni né sia mai stato costituito il Comitato di tesoreria come invece prevede il regolamento interno del partito.

In realtà la questione non riguarda solo la trasparenza, l’etica e le regole del Pd, ma le scelte politiche che sottendono la decisione di finanziare un candidato piuttosto che un altro. Sì, perché dentro il Pd non sanno nemmeno quali candidati hanno potuto beneficiare di quelle risorse né tantomeno come siano stati spesi i soldi. E godere o meno di risorse economiche può fare la differenza fra chi viene eletto e chi no, soprattutto in una circoscrizione divisa in aree immense, grandi come uno o più continenti.

Eppure lo statuto del Partito parla chiaro. Ecco cosa c’è scritto al comma 7 dell’articolo 17 della parte VIII: “Il Comitato di tesoreria della Circoscrizione estero, a inizio anno e non oltre il 31 gennaio, informa l’Assemblea della Circoscrizione estero sulle risorse finanziarie disponibili. Entro il 15 dicembre successivo, lo stesso Comitato presenta una relazione su come sono state utilizzate le risorse dell’anno trascorso”.

Sullo sfondo di questa nuova lotta interna al partito, più che una battaglia fra aree e minoranze, è in atto uno scontro generazionale: i “vecchi”, legati all’emigrazione tradizionale e ai patronati italiani all’estero e i “giovani” che invece guardano alla fuga dei cervelli e meno alle braccia. E che ora, dopo il cambio della guardia al Nazareno vogliono nuova musica e suonatori. Anche a migliaia di chilometri da Roma.

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