La mobilitazione sindacale annunciata dalla Cgil e anche dalla Fiom per ottobre è stata già registrata alla voce “autunno caldo”. Il richiamo a un periodo che, di fatto, è esistito solo a cavallo degli anni 60 e 70, è diventato così insistente che lo stesso Matteo Renzi ha potuto agilmente farvi riferimento con ironia. “Autunno caldo? Bene, visto come è andata l’estate” ha detto durante le ferie di agosto. Chiudendo la festa dell’Unità, domenica scorsa, ci è tornato dicendo che, dopo tutto, il governo se ne farà una ragione. Il richiamo a una lotta di ferro e fuoco, in effetti, è piuttosto fuori luogo.

Già il fatto che all’interno dello stesso sindacato si proceda con date sovrapposte è spia non di una dinamica di mobilitazione sindacale, ma di scelte che appaiono anche concorrenziali tra loro. La Fiom, che per prima aveva annunciato la sua iniziativa già all’inizio di agosto, proprio sulle pagine del Fatto, non punta a contrastare apertamente Renzi, quanto a cercare di incassare alcuni risultati soprattutto sulle tante vertenze industriali aperte.

Un passaggio essenziale per un sindacato che finora è stato costretto a giocare sempre in difesa. Per la Cgil, invece, la scelta di anticipare la mobilitazione punta a impedire, in una logica concorrenziale interna, che l’unica iniziativa in campo sia quella della Fiom, ma anche di giocare la partita politica dell’autunno sulla riforma del mercato del lavoro facendo sponda alla minoranza Pd.

Chi si dice “allibito” da tutto ciò è la Cisl di Bonanni che aveva scommesso sulla iniziativa unitaria e che ora assiste a una mobilitazione in solitaria che “indebolirà tutto il sindacato”. “Si poteva fare una cosa molto forte tutti insieme” dicono in Cisl spiegando che a una manifestazione “della sinistra” non potranno aderire.

Il Fatto Quotidiano, 10 Settembre 2014

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