Stefano Gavioli – 50 anni ex operaio mantovano di un’azienda che produce aspirapolvere e ora, dopo aver esaurito gli ammortizzatori sociali, disoccupato – da martedì 2 settembre, in sella alla propria mountain bike, è in viaggio per Bruxelles. In meno di 20 giorni percorrerà oltre mille chilometri. Destinazione il Parlamento Europeo, dove, grazie al tramite di alcuni europarlamentari italiani, depositerà la propria petizione.

“Lo faccio – spiega a ifattoquotidiano.it – perché voglio dare visibilità a una categoria di invisibili. Quelli come me che a 50 anni sono rimasti senza lavoro e nessuno vuole più tra i piedi. Troppo giovani per andare in pensione e troppo vecchi per lavorare. Voglio far sapere ai vertici politici europei, visto che in Italia nessuno o quasi mi ha ascoltato, perché noi over 50 senza lavoro possiamo ancora essere molto utili, possiamo lavorare. Anche noi abbiamo il diritto di sognare una vita normale”.

E quelli come Gavioli in Italia sono un piccolo esercito. Secondo i dati diffusi dal Censis sono 438mila e, dal 2008, sono aumentati del 146% in termini relativi. Senza dimenticare che, negli ultimi sei anni, sono cresciuti del 189% i disoccupati ultracinquantenni di lunga durata. “Noi over 50 – prosegue l’ex operaio mantovano, che ha anche realizzato libri e messo in scena monologhi teatrali sul problema del precariato e della disoccupazione – viviamo in una terra di nessuno. Nonostante i numeri, siamo spariti da ogni agenda politica. Cosa dovremmo fare? Scomparire? Io ho deciso, con questa petizione, di far sapere che esisto e voglio continuare a sentirmi utile, a lavorare”.

In questi anni di cassa integrazione e mobilità, Gavioli ha provato a rimettersi in gioco, a rientrare nel mondo del lavoro, ma nessuno gliene ha dato la possibilità: “Ho inviato centinaia di curricula – prosegue – sono andato di persona a bussare alle porte delle aziende per chiedere un lavoro, un’opportunità. Qualcuno mi ha risposto, qualcun altro non mi ha neppure guardato in faccia. Risultato: nessun lavoro e ora sono senza paracadute. Gli ammortizzatori sociali sono terminati e tornerò a vivere con mio padre… A cinquant’anni è umiliante, ma non ho alternative. Per fortuna non ho famiglia e figli da mantenere”.

Dopo averci provato in tutti i modi a sollevare il problema della propria categoria e ottenendo pochissima attenzione nella provincia in cui vive, “anche da parte di chi – dice -come i sindacati, dovrebbe ascoltarti e aiutarti almeno per dovere istituzionale”, Stefano Gavioli ha deciso di tentare una piccola impresa per farsi ascoltare e dare voce a una categoria di dimenticati. Con sé porterà anche i racconti scritti, un centinaio, di persone che come lui a 50 anni hanno perso il lavoro.

Percorrendo la via Francigena (Mantova-Pavia-Ivrea-Aosta-Orsierèr-Losanna-Sainte Croix-Vuillafans-Gy-Langres-Chaumont-Brienne le Chateau-Chalons en Champagne-Reims-Laon-Barleux-Arras-Lille-Bruxelles) sta macinando chilometri su chilometri. Ha passato il colle del Gran San Bernardo (2473 metri). Ha affrontato salite impervie, ha pedalato per giorni e in alcune occasioni non si è neppure fermato per dormire. Lunedì o martedì dovrebbe arrivare a Bruxelles. Stefano è da solo, ben equipaggiato, ma solo. “Sponsor? Nemmeno uno – dice – mi sta seguendo un giornale on line locale (altramantova.it) giorno per giorno, ma tutto il viaggio sarà a mie spese. I soldi li ho presi dalla liquidazione”. Tutto quel che gli rimane.

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