Chiesto il rinvio a giudizio per l’ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno nella vicenda legata ad un presunto finanziamento illecito ricevuto per le elezioni regionali del 2010 e, secondo l’accusa, mascherato da un falso sondaggio. Il processo è stato chiesto per altri otto.

L’inchiesta, coordinata dai pm Paolo Ielo e Mario Palazzi, era scaturita da una denuncia presentata dalla società di consulenza Accenture che, dopo aver svolto un’indagine interna, aveva scoperto un giro di false fatturazioni. Secondo l’accusa la provvista di 30mila euro, scaturita da false fatture, sarebbe stata impiegata per incaricare una società specializzata ad effettuare il falso sondaggio e portare a termine un’operazione di “telemarketing politico” a favore del listino dell’ex presidente della regione Lazio Renata Polverini, per la quale la procura ha invece chiesto l’archiviazione. Le indagini erano state chiuse lo scorso 12 maggio. 

Oltre che per Alemanno la Procura ha sollecitato sollecitato il processo anche per Fabio Ulissi, podologo e storico collaboratore dell’ex sindaco di Roma e Giuseppe Verardi, ex manager della Accenture. Chiesto il giudizio anche per altri manager e funzionari della società di consulenza: Luca Ceriani, Francesco Gadaleta, Roberto Sciortino, Massimo Alfonsi, Sharon Di Nepi e Angelo Italiano i quali avrebbero concorso nella predisposizione della provvista illecita di denaro.

Il 2010 è l’anno in cui il Pdl viene escluso dalle liste elettorali. La Accenture quindi commissiona un sondaggio. L’oggetto del sondaggio commissionato riguardava in teoria le mense scolastiche. In realtà, secondo gli inquirenti, quando le persone rispondevano al telefono si sentivano fare domande diverse. Un testimone sentito durante le indagini aveva dichiarato: “La finalità del progetto (il sondaggio, ndr) era far vincere le elezioni alla Polverini. Il telemarketing è un vero e proprio spot pubblicitario, in questo caso a favore della Polverini”. Della lista Polverini faceva parte anche la moglie di Alemanno, Isabella Rauti. Già ad aprile del 2013, Roma Capitale Investments Foundation era stata oggetto di perquisizioni da parte della procura di Roma.

 

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