Diminuisce il numero degli iscritti alle università (immatricolato solo il 47% dei 18enni) come calano del 2% le buste paga dei professori di elementari e medie. Miglioramenti invece rispetto alla qualità dell’istruzione di base, anche se l’Italia resta agli ultimi posti nella media dei Paesi presi in esame. Sono alcuni dei risultati del rapporto “Uno sguardo sull’Istruzione 2014: indicatori Ocse”, un report che fotografa lo stato dell’istruzione nel nostro Paese. Tra i dati, l’Organizzazione per lo sviluppo e la cooperazione segnala l’alta dispersione scolastica, ma anche la diminuzione delle differenze di genere rispetto agli studi scelti, come sottolinea l’impennata tra le donne che si laureano in ingegneria.

Immatricolato solo il 47% dei 18enni 
In Italia si fa fatica a trovare lavoro e la motivazione dei giovani nei confronti dell’istruzione diminuisce: in due anni tra il 2010 e il 2012 il numero dei 15-19enni non iscritti al sistema di istruzione è aumentato. Mano ai dai, nel 2010 il tasso di iscrizione era dell’83%, poi è sceso fino all’80% (contro la media Ocse dell’83%). Nel 2012 solo l’86% dei 17enni era ancora a scuola e si stima che soltanto il 47% dei 18enni si iscriverà all’università. Sono aumentati in Italia anche i tassi di disoccupazione dei giovani, soprattutto tra coloro che non hanno finito la scuola superiore (19% nel 2012, contro il 14,8% del 2011). In generale però tra il 2000 e il 2012 l’Italia ha registrato aumenti significativi del livello d’istruzione, soprattutto per quanto riguarda le donne. Ma sono valori che restano inferiori alla media dei Paesi Ocse. È aumentato anche il numero dei laureati dall’11% al 22% (ma l’Italia è comunque 34/ma su 37 paesi) e nel 2012 il 62% dei nuovi laureati è donna (erano il 56% nel 2000). In generale, nel nostro paese, le differenze di genere nelle diverse aree disciplinari sono meno marcate: ad esempio il 40% dei nuovi laureati in ingegneria sono donne, contro il 28% della media Ocse.

Calano gli stipendi dei prof e aumenta il numero di studenti per docente
Diminuiscono le buste paga dei professori delle elementari e medie, in media del 2% dal 2008 al 2012. Nel frattempo, a causa dei tagli alla spesa, è aumentato anche il numero medio di studenti per professore, di un docente ogni 12 alunni. In generale, osserva l’Ocse, per far aumentare il rapporto studenti-insegnanti, è stato anche necessario ridurre il numero dei prof, bloccando il turn over: nel 2012 il 62% dei professori aveva più di 50 anni (48% nel 2002). Si tratta della più alta percentuale di insegnanti over 50 di tutti i paesi dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo. Secondo il rapporto, i risparmi fatti in Italia sulla spesa scolastica provengono proprio dalla riduzione del costo salariale per studente: tra il 2008 al 2012 c’è stato un taglio del 15% nella scuola primaria e del 20% nella scuola media. Altre spese, come l’edilizia e l’acquisto di nuove attrezzature, sono invece state rimandate. 

“Migliora istruzione di base, ma il livello resta basso”
In Italia “vi sono stati recentemente segni importanti di miglioramento nella qualità dell’istruzione di base”. Secondo i test “Pisa” per la matematica, tra il 2003 e il 2012 è diminuita dal 32% al 25% la percentuale dei quindicenni che ottengono un punteggio basso. Inoltre, i risultati dello studio del 2012 sulle competenze degli adulti (Piaac) mostrano che i 25-34enni italiani ottengono migliori risultati in lettura e matematica rispetto alle generazioni precedenti (35-44 anni). Per l’Ocse questo risultato deriva da “una migliore istruzione di base“. Tuttavia, sottolinea il rapporto, “il livello medio di competenze in Italia resta basso rispetto ad altri Paesi”. I risultati medi ottenuti nelle prove matematiche dei 25-34enni in Italia, ad esempio, si collocano in penultima posizione. Solo i giovani adulti spagnoli hanno ottenuto risultati inferiori. Punteggio più basso, invece, per i giovani italiani sulla comprensione di un testo scritto.

Italia unico Paese che diminuisce finanziamenti pubblici alla scuola (-4%)
Tra i 34 Paesi Ocse presi in esame, l’Italia è l’unico che registra una diminuzione della spesa pubblica per le istituzioni scolastiche tra il 2000 e il 2011 (-3%, la media Ocse registra +38%). Il rapporto registra che tra il 1995 e il 2011 la spesa per studente nella scuola primaria, secondaria e post secondaria non terziaria è diminuita del 4%. E se non fosse intervenuto il privato, le risorse a disposizione sarebbero ulteriormente diminuite. Secondo il rapporto, la spesa pubblica e privata per la scuola è aumentata dell’8% tra il 1995 e il 2008 e poi è diminuita del 12% tra il 2008 e il 2011. In parte ciò è dovuto a un ribilanciamento della spesa verso l’università, che dal 2005 al 2011 è aumentata del 17% (10% media Ocse). La percentuale del finanziamento privato per scuole e università è invece quasi raddoppiata tra il 2000 e il 2011, tanto che un terzo (33,5%) delle risorse per le università viene proprio dai privati.

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