L’Accademia Pugilistica Sardegna è sogno o realtà? Sei in via Mandrolisai, Cagliari, al confine tra Is Mirrionis e S. Michele, di fronte lunghi isolati di case popolari. L’Accademia Pugilistica Sardegna sembra uscita da un film di Clint Eastwood sul pugilato e la vita in periferia. Ma poi ci sono i buon pensanti, anche tra chi fa politica, che mi ricordano “non devi usare il termine periferia! Noi siamo per la città policentrica”. Poi vivono tutti in quartieri residenziali e sono gli stessi che hanno un brivido di paura e di sospetto quando incontrano una persone che viene da là. Anche io sono per la città policentrica, ma prima venite a mangiare un po’ di polvere qua, rimaneteci da mattina a sera, ed anche di notte, e ne riparliamo.

Invece, è una realtà, un sogno sociale che ogni giorno porta vita e bei valori in un’area popolare uguale a mille altre in Europa. Il pugilato ha una tradizione gloriosa, in Sardegna e a Cagliari. Cagliari è stata, nel dopoguerra e sino agli ottanta, una piazza importante a livello mondiale. Gli anziani ancora ricordano il 15 luglio 1962, l’incontro tra Duilio Loi e Fortunato Manca per il titolo europeo dei pesi welter, allo stadio Amsicora, di fronte a 30.000 spettatori.

Sono passati tutti, a parte due o tre, dall’Aps: Tonino Puddu, eroe di Villanova, e Paolo Melis, la panthère noire, forse il più grande di sempre. E poi tutti gli altri: Rollo, Udella, Fanni….

L’Accademia Pugilistica Sardegna è ancora là, ora che gli spettatori paganti, quando va bene, sono poco più di 300. I pugili sardi, anche per questo, nonostante il talento sempre presente hanno più difficoltà ad affermarsi.

Ma l’Aps è ancora là. Il presidente Antonio Maccioni è il proprietario dello stabile e non fa pagare nulla. Sono quasi tutti del quartiere. Tutto si basa sul volontariato: sono ottanta le ragazze ed i ragazzi che ogni giorno varcano la porta della palestra. Entrano che hanno dieci, undici anni se uomini, qualche anno dopo se femmine. Gli viene insegnato rispetto, dedizione, onestà ed il contare sulle proprie forze. Da qualche mese è attivo un progetto con bambini affetti da sindrome di Down.

Tutto il personale tecnico ed amministrativo segue quotidianamente le ragazze ed i ragazzi. La sera è l’orario degli agonisti: adolescenti e giovani per cui il pugilato è la passione della vita. Durissima, bellissima. Durante il giorno lavorano anche per tre euro all’ora perché anche la schiavitù viene chiamata lavoro in Sardegna e la sera in palestra.

Li vedi passare mentre salutano il presidente e l’arbitro internazionale Albino Foti, l’unico arbitro italiano a Londra 2012, e senti il rispetto e il far parte di un progetto collettivo.

L’Accademia Pugilistica Sardegna non riceve un euro dal Comune e dal pubblico in generale. Qualche professore dovrebbe calcolare quanto fa risparmiare alla collettività e quanto “capitale sociale” crea, in una realtà dove esiste la parrocchia, qualche campo e poi solamente circoli privati e pizzerie.

Sto con loro e penso alla mia infanzia passata in una squadra di calcio di S. Elia, un’altra periferia, con dirigenti e genitori che costruivano un pezzo di società sana, o almeno ci provavano, dentro un mondo dai valori impazziti. A Cagliari c’è la mania delle cittadinanze onorarie: ne diamo tantissime e solamente a personaggi famosi. Io la cittadinanza onoraria la darei a Paolo, Antonio, Albino, a tutta l’Accademia Pugilistica Sardegna perché fanno davvero onore alla città. I personaggi famosi lasciamoli coi loro soldi.

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