L’Associazione nazionale magistrati si schiera contro la riforma della giustizia del governo Renzi, annunciata nel consiglio dei ministri del 29 agosto ma di cui non sono ancora disponibili i testi definitivi. “La riforma della giustizia è inefficace e frutto di compromesso”, si legge in una nota, e contiene “norme punitive ispirate a logiche del passato”. Di più: gli interventi “offendono la magistratura con l’insinuazione che la crisi della giustizia dipenda dalla presunta irresponsabilità e scarsa produttività dei magistrati e reiterano la mistificazione di una riforma della giustizia che si pretende di realizzare con la riforma dei giudici”. La nota dell’associazione presieduta da Rodolfo Sabelli non la cita, ma è facile leggere un riferimento all’appesantimento della responsabilità civile dei magistrati di fronte ai ricorsi degli imputati. 

Il “sindacato” delle toghe se la prende poi con “i ripetuti annunci diffusi dal nuovo Esecutivo circa l’imminente riforma della giustizia e l’intensa attività che ha impegnato l’intera estate hanno generato molte aspettative e speranze”. Ma “purtroppo, le notizie finora diffuse non possono che suscitare delusione”. Molto fumo, sottolinea l’Anm, ma poca sostanza: “Una prima analisi dell’intervento del Governo, in attesa che siano resi noti i testi ufficiali definitivi, deve guardare – spiega ancora la nota – oltre le entusiastiche dichiarazioni pubbliche e gli slogan promozionali che l’accompagnano: dichiarazioni e slogan che vogliono dissimulare, con esibita enfasi, diversi cedimenti e timidezze“. I testi definitivano non ci sono, anche se diverse bozze circolano informalmente. Secondo il Corriere della Sera, conterrebbero ulteriori provvedimenti, oltre a quelli ampiamente dibattutti nelle scorse settimane, che alle toghe risultano indigeste. Il giudice per le indagini preliminari non potrà più ordinare nuove indagini al pm che presenta una richiesta di archiviazione, come accaduto in Sicilia per casi controversi di concorso esterno in associazione mafiosa. Viene poi introdotta la nuova figura della “condanna emessa su richiesta dell’imputato” anche senza il consenso dei pm, come avviene invece per il patteggiamento. 

I “cedimenti” rimandano all’estenuante trattativa tra Pd e Ncd (con Berlusconi ufficialmente fuori dai giochi di maggioranza, ma in realtà molto attento e attivo) sui punti più delicati del penale, in particolare sulla riforma della prescrizione, sulla pubblicazione delle intercettazioni telefoniche, sui tempi del processo. “L’annunciata modifica della disciplina della prescrizione, oggi patologica e patogena – si legge nella nota – non tocca la riforma del 2005 (la legge ex Cirielli, che riduce i tempi di prescrizione per gli incensurati, caso tipico di molti colletti bianchi, ndr) prodotto di una delle varie leggi ad personam: si risolve invece nella debole scelta di introdurre due nuove ipotesi di sospensione temporanea ed eventuale del suo decorso”.

L’Anm esprime preoccupazione anche per l’intervento sulle impugnazioni in appello e in Cassazione che “pare rinviato ai tempi incerti della legge delega” e preannuncia “complicazioni” nella disciplina di acquisizione dei tabulati telefonici (che sarebbe sottoposta all’autorizzazione del gip) e della pubblicazione del testo delle intercettazioni nei provvedimenti giudiziari, che secondo l’Anm lederebbe i diritti di difesa. E rincara: “Quanto ai nuovi reati di falsità in bilancio e di autoriciclaggio, destano preoccupazione le pressioni di cui danno conto i mezzi di informazione, per realizzare una riforma di facciata, a fronte di un’emergenza del Paese costituita dalla corruzione e dalla criminalità organizzata ed economica”.

Secondo l’Associazione nazionale dei magistrati il contenuto della riforma della Giustizia proposta dall’esecutivo è “in parte frutto di compromesso” e gli interventi previsti “non toccano il tema centrale delle risorse, quello che condiziona in larga misura l’efficienza della macchina giudiziaria” oltre a essere “destinati a produrre risultati assai inferiori alle attese”. L’Anm specifica anche di “non porre veti” e di essere “pronta a discutere di tutto”, ma sottolinea come la riforma definita dall’esecutivo “rivoluzionaria” si riduca in realtà a “interventi di scarso respiro e a norme punitive, ispirate a logiche che credevamo appartenere al passato”.

Non è di giudici e pm la colpa delle lentezze e delle inefficienze, anzi: “Solo l’impegno straordinario dei magistrati e del personale di cancelleria ha potuto contenere i danni peggiori e perfino ridurre in molti casi l’arretrato, grazie a una produttività eccezionale”, sottolinea l’Anm, che aggiunge dei dati. In base alle statistiche elaborate dal Cepej-Consiglio d’Europa, riporta la nota, la magistratura italiana nel 2010 ha definito 2 milioni 834mila procedimenti civili contenziosi (la Francia ne ha definiti 1 milione 793mila, la Germania 1 milione 586mila) e 1 milione 288mila cause penali (la Francia ne ha definite 600mila, la Germania 804mila). “Con questi numeri – che smentiscono falsità e luoghi comuni, che mirano a ribaltare sui magistrati responsabilità altrui – la magistratura italiana si pone al primo posto per produttività in Europa nella materia penale e al secondo posto in quella civile, seconda in questo caso solo alla Russia, che peraltro conta ben altro numero di magistrati”.

Le toghe ribaltano dunque l’accusa sui politici: “Negli anni passati l’assenza di interventi efficaci – ad esempio – nel processo civile e in ambito penitenziario e diverse riforme peggiorative con le leggi ad personam nel settore penale (la riforma della prescrizione nel dicembre 2005 e la sostanziale depenalizzazione del falso in bilancio, per citarne due soltanto a titolo esemplificativo) hanno aggravato le condizioni del sistema”.

Non si salva neppure il settore civile, che pure è stato presentato da Renzi come il fiore all’occhiello della riforma, se non altro perché in questo campo è stato molto più semplice trovare un accordo con il centrodestra, ben più rigido sul fronte penale.  “Nel settore civile – spiega l’Anm – pur essendo positiva l’introduzione di strumenti tesi a promuovere la composizione stragiudiziale delle liti, questi saranno però poco efficaci se lasciati all’iniziativa volontaria delle parti, gravati di maggiori oneri economici e non assistiti da forti incentivi e da sanzioni che scoraggino cause manifestamente infondate”.

Infine, un affondo su quello che nella riforma non c’è: “Nessun intervento è annunciato nelle delicate materie etiche e bioetiche. Senza entrare nel merito delle possibili scelte legislative – si legge nella nota – ancora una volta si osserva come l’inerzia della politica vada in parallelo con periodiche, violente accuse rivolte ai magistrati di volersi sostituire al legislatore”.

Dal fronte della maggioranza di governo, la prima reazione arriva dai senatori Pd Claudio Moscardelli e Francesco Scalia, che però evitano di entrare nel merito dei punti controversi elencati dall’Anm: “La presa di posizione dell’Anm ha dell’incredibile. È bastato l’intervento annunciato dal premier Renzi di ridurre i giorni di ferie ai magistrati, a scatenare una rivolta della categoria”, dichiarano. “I privilegi devono finire per tutti, 46 giorni di riposo, nell’attuale stato della giustizia, sono francamente troppi”. Il comunicato dell’Anm fa riferimento anche a questo: “Se fosse confermata, l’annunciata riduzione delle ferie, decisa senza alcun previo confronto con la magistratura, sarebbe un grave insulto non per l’intervento in se stesso ma per il metodo usato e per il significato che esso esprime”. E ancora: “Addirittura, ciò avverrebbe con un decreto legge a efficacia differita (cioè un ossimoro), quando altre riforme ben più urgenti sono incerte o rimandate al disegno di legge o addirittura alla legge delega”, sottolineano ancora i magistrati.

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