In Iraq il terrore non ha fine: almeno 100 bambini iracheni, sciiti e yazidi tenuti in ostaggio da jihadisti a Mosul. La notizia piomba all’indomani della chiusura del vertice della Nato, in cui Barack Obama ha ottenuto il sì dai suoi più stretti alleati alla creazione di una grande coalizione internazionale. Una coalizione che non ha nulla a che vedere con quella del 2003 che portò all’invasione dell’Iraq, precisa la portavoce del Dipartimento di Stato Usa Marie Harf, e che nelle attese dovrà coinvolgere anche la Turchia e un gruppo di Paesi arabi come la Giordania, l’Arabia Saudita e il Qatar.

Ma un ruolo fondamentale può essere svolto anche dall’Egitto di al Sisi. E – seppure nessuno lo dica esplicitamente – gli occhi sono puntati anche sull’Iran, chiamato a fare la sua parte insieme ai gruppi moderati in Siria e allo stesso regime di Bashar al Assad la cui aviazione nelle ultime ore ha bombardato pesantemente le postazioni jihadiste sul proprio territorio.

Tutti sono accomunati dall’obiettivo di stroncare la minaccia rappresentata dallo stato islamico dell’Isis. Una minaccia così grave e sottovalutata nel recente passato che le divisioni e i contrasti tra alcuni ex-nemici non possono che essere messi da parte. ‘Alleanze pericolosè, scrivono alcuni media americani a proposito degli inediti schieramenti che si stanno formando sul campo a ai tavoli della diplomazia. Alleanze anche impensabili fino a poche settimane fa e che in futuro potrebbero mettere in difficoltà gli Usa. Ma di fronte al terrore jihadista tutto passa in secondo piano.

La decapitazione dei due reporter americani James Foley e Steven Sotloff ha messo in chiaro come di fronte alla furia degli estremisti islamici non si può più traccheggiare. L’Isis va smantellato, distrutto, ha dichiarato Obama al termine del summit dell’Alleanza Atlantica in Galles. E la notizia dei bimbi ostaggio a Mosul è destinata a dare una spinta ulteriore agli sforzi per costruire la vasta alleanza anti-Isis. Secondo fonti curde, 50 bambini sciiti e 45 yazidi sarebbero prigionieri in un orfanotrofio nel quartiere di Zuhir, nella città conquistata dallo Stato islamico a giugno. I minori farebbero parte di un gruppo di centinaia di civili, per lo più donne e bambini, rapiti dai jihadisti a giugno nelle località di Tellafar e Shingal, a est di Mosul.

Intanto fonti anonime del Pentagono, citate dal quotidiano Usa Daily Beast, avrebbero smentito un’altra notizia diffusa da alcuni giorni su media curdi e turchi e rimbalzata oggi prepotentemente sui social network: Abu Bakr al Baghdadi, il ‘califfò a capo dello stato islamico dell’Isis, sarebbe rimasto ucciso nel corso dei raid aerei americani nella zona di Mosul. Su twitter alcuni utenti arabofoni hanno anche pubblicato la foto del cadavere di un uomo che assomiglia al leader dei jihadisti, così come appariva in un video diffuso alcune settimane fa. Ma account twitter solidali con lo Stato islamico assicurano che la foto di Baghdadi ucciso è “falsa”. E non è la prima volta che una notizia sulla sua presunta morte viene diffusa. Un giallo, insomma. Lo scorso 4 settembre un alto funzionario della sicurezza irachena, citato in forma anonima dalla Nbc News, aveva riferito che tre alti esponenti dello Stato Islamico, tra cui uno stretto collaboratore del ‘califfò, erano stati uccisi in un raid aereo delle forze Usa in Iraq. Ma il Pentagono anche in questo caso non ha mai rilasciato alcuna nota ufficiale.

Oltre 700 persone sono state rapite dai jihadisti dello Stato islamico dopo la conquista di Falluja. Lo rivela il consiglio provinciale di al-Anbar nell’Iraq occidentale spiegando che tra i rapiti ci sono impiegati civili e membri delle forze di sicurezza. “L’Is ha preso di mira tutti gli impiegati civili dei dipartimenti di governo a Falluja”, ha detto l’esponente dell’Amministrazione di Falluja Hamid al-Alwani al sito di ‘Shafaq News’. Al-Alwani ha poi aggiunto che “l’Is ha gettato i corpi di molte persone di Falluja nel fiume Eufrate dopo averli torturati perché si opponevano alla presenza delle bande dei jihadisti” in città.

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