La sentenza americana che nel 2008 condannava Parmalat a risarcire Citibank di 431 milioni di dollari è valida anche in Italia. Lo ha deciso la Corte di appello di Bologna che, su richiesta della banca statunitense, ha ritenuto riconoscibile nei confronti di Parmalat Spa, Parmalat Finanziaria Spa e altre otto società del gruppo Parmalat in amministrazione straordinaria la sentenza emessa il 27 ottobre di sei anni fa dalla Superior Court of New Jersey, che prevedeva a favore di Citibank un maxi risarcimento di 431 milioni di dollari. La somma dovrebbe essere pagata in azioni, in base alle percentuali previste dal concordato.

A renderlo noto è stato il legale dell’istituto americano Clifford Chance, che ha ricordato in un comunicato che il tribunale del New Jersey aveva “rigettato integralmente la richiesta di risarcimento di Parmalat presentata contro la banca per svariati miliardi di euro e aveva invece accolto le domande riconvenzionali di Citibank contro Parmalat, svolte a titolo di truffa, false rappresentazioni fornite colposamente e distrazione”.

Citibank era stato uno dei pochi istituti a rifiutare qualsiasi ipotesi di transazione con il commissario straordinario Enrico Bondi nei filoni del processo dopo il crac Parmalat, affermando di essere stata frodata dai falsi bilanci del gruppo di Collecchio e difendendosi dalle accuse della controparte. Ora la sentenza del New Jersey potrà essere applicata anche in Italia, anche se per arrivare al risarcimento vero e proprio bisognerà attendere i tempi dei tribunali. Parmalat potrebbe impugnare in Cassazione il riconoscimento della sentenza, e anche se la suprema corte dovesse confermare la validità della condanna, sulla vicenda si dovrà esprimere in ultima istanza il Tribunale fallimentare, a cui Citibank dovrà fare richiesta di ammissione al credito per ottenere quanto dovuto.

Solo allora Parmalat si vedrà costretta a pagare la somma a Citibank. Una possibilità che la multinazionale aveva già messo in conto, destinando un’apposita riserva al risarcimento, come era stato scritto nella relazione al bilancio 2013 della società presentato in primavera. “Il credito di Citibank, ove definitivamente ammesso con sentenza passata in giudicato – si legge nella relazione – verrebbe comunque soddisfatto con l’assegnazione di azioni Parmalat secondo le corrispondenti percentuali di recupero previste nel concordato”, che sono pari a circa il 6-7 per cento della cifra dovuta.

La doccia fredda di Citibank per Parmalat arriva proprio nel giorno in cui la società ha annunciato una nuova importante acquisizione in Sud America, con un accordo vincolante con Brf, una delle principali società brasiliane operante nel settore alimentare quotata alla Borsa valori brasiliana. L’accordo, approvato dai consigli di amministrazione delle due società, prevede l’acquisto da parte di Parmalat di undici stabilimenti Brf della divisione dairy (latte e derivati) presenti in Brasile e dei relativi marchi. La divisione nel 2013 ha registrato un fatturato pro forma di quasi 2,6 miliardi di reais (circa 880 milioni di euro) e l’operazione di acquisizione è stata concordata a un prezzo di 1,8 miliardi di reais (pari a circa 610 milioni di euro).

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