Incerto fino alla fine se accettare il delicato ruolo di presidente del Consiglio europeo, il Premier polacco Donald Tusk è stato designato ieri a Bruxelles all’unanimità dai capi di Stato e di Governo a ricevere il testimone del belga Herman Van Rompuy. A persuaderlo ad accettare l’incarico è stato forse il ruolo sempre più importante della Polonia all’interno dell’Ue, forse la minaccia russa ad est o forse la moglie Malgorzata che, secondo il quotidiano polacco Gazeta Wyborcza, avrebbe spinto il marito ad accettare il lavoro “meglio retribuito (298.495 euro l’anno, nda), più prestigioso e con più tempo libero”. Tusk rappresenta la sintesi perfetta che accontenta europeisti e conservatori e bilancia ad Est il baricentro dell’Ue dopo la nomina dell’italiana Federica Mogherini alla politica estera. Credente nella disciplina di bilancio, il polacco è stato sponsorizzato da Angela Merkel sin dal primo minuto.

Chi è Donald Tusk. 57 anni, nato a Danzica il 22 aprile 1957 da padre carpentiere e madre infermiera, laureato in storia, ha militato in Solidarnosc (movimento di massa cattolico e anticomunista sviluppatosi nella Polonia degli anni 80). La sua ascesa politica inizia nel 1988 quando presiedeva il Congresso liberaldemocratico (Kld) che nel 1995 si è fuso con Polonia Unione democratica, poi Unione della Libertà. Nel 2001 ha fondato un suo partito, Piattaforma civica (Po), con il quale è stato l’unico a vincere due elezioni consecutive, nel 2007 e 2011.

Europeista ma non troppo. Da bravo popolare – famiglia politica europea di cui fa parte il suo partito – Tusk è a favore di un’Europa più integrata ma non condivide particolarmente la spinta federalista del suo nuovo collega alla Commissione europea Jean­ Claude Juncker. Non a caso ad appoggiarlo è stato anche il Premier britannico David Cameron e proprio al Regno Unito Tusk ha dedicato qualche parola nel suo discorso dopo la nomina, dicendo di non immaginare un’Unione europea senza di esso.

Disciplina fiscale e crescita economica. Sempre nel suo primo discorso ieri a Bruxelles, Tusk ha fatto l’occhiolino a un altro suo sponsor di peso in Europa: la Germania. “Una combinazione di disciplina fiscale e rilancio della crescita possono permetterci di uscire dalla crisi”, un messaggio inequivocabile rivolto all’alleata Angela Merkel, secondo la quale Tusk ha da sempre rappresentato l’erede ideale di Van Rompuy. Nemmeno una parola, invece, sulla flessibilità.

A capo degli Eurosummit senza euro. La nomina di Tusk crea un paradosso fino a poco tempo fa impensabile, anche se non espressamente vietato dai trattati: oltre a presiedere le riunione dei capi di Stato e di Governo (Consiglio europeo) Tusk sarà a capo anche degli Eurosummit, ovvero i vertici dei leader dei Paesi dell’eurozona, un fatto alquanto bizzarro dal momento che il suo Paese, la Polonia, non ha ancora adottato la moneta unica. “L’euro non è fatto per dividere l’Europa”, ha messo le mani avanti in conferenza stampa, ma sta di fatto che a Varsavia si continua a pagare in złoty e buona parte dell’opinione pubblica polacca guarda all’euro con scetticismo.

L’arte del compromesso. Come ha ammesso lo stesso Tusk sempre in conferenza stampa, il ruolo principale del presidente del Consiglio europeo è quello di “creare un costante compromesso in Europa” tra i 28 Paesi membri, compito per il quale “Van Rompuy è stato un vero maestro e dal quale ho potuto imparare”. Un compito tutt’altro che facile viste le costanti differenze di vedute e di interessi tra le 28 anime d’Europa e per il quale Tusk dovrà rimediare a un altro problema: le lingue. Non sapendo il francese e zoppicando in inglese – mentre a quanto pare comprende piuttosto bene il tedesco – Tusk dovrà, per sua stessa ammissione, “polish” il suo English, ovvero migliorare il suo inglese”, un gioco di parole visto che “polish” vuol dire sia “polacco” che “lucidare”. Ad ogni modo Tusk diventerà ufficialmente il nuovo presidente del Consiglio europeo il prossimo 1 dicembre 2014, una carica che dura due anni e mezzo e che può essere rinnovata una sola volta.
@AlessioPisano

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