A pochi giorni dall’ora X, ovvero dalla scadenza di settembre, mese in cui il premier Matteo Renzi ha promesso agli omosessuali italiani e alle tante famiglie omogenitoriali presenti in questo Paese, una legge sulle unioni civili che desse loro diritti e che ne soddisfi i bisogni, arriva una notizia straordinaria.

Il Tribunale per i minorenni di Roma ha riconosciuto la legittimità, di fronte alla legge, di una “step child adoption” all’interno di una coppia formata da due donne. Le stesse, qualche tempo prima, avevano generato una vita attraverso la procreazione medicalmente assistita, effettuata naturalmente all’estero, portandosi a casa una bambina che sino ad oggi non rappresentava nulla, legalmente parlando, per il genitore non-biologico.

Il Tribunale, accogliendo il ricorso promosso a favore della coppia dall’avvocato Maria Antonia Pili con sede a Pordenone e presidente di Aiaf (l’Associazione italiana degli avvocati per la famiglia e per i minori) del Friuli, ha permesso tecnicamente l’adozione della figlia da parte della mamma non biologica, annullando in questo modo lo status giuridico di “sconosciuta” di quest’ultima a favore della propria creatura.

In pratica, il Tribunale di Roma, centro di competenza perché luogo dove la coppia di lesbiche vive dal 2003, ha forzato a favore di una coppia omosessuale quanto l’articolo 44 della legge numero 184 del 4 maggio 1983 già prevede sotto la dicitura “adozioni in casi particolari”. Un genitore eterosessuale, per esempio, può adottare un minore già figlio del proprio partner, nel caso questi lo abbia avuto da un precedente matrimonio. Cosa non permessa invece all’interno di una coppia omosessuale.

Almeno sino a questo momento. La storica sentenza di Roma, infatti, cambia tutto. O se non altro dà la sveglia al governo che rischia di subire, come nel caso della Legge 40, tutta una serie di “delegittimazioni esterne” al proprio (tardivo) legiferare. Non vorrà certo, questo esecutivo, ritrovarsi una legittimazione dei matrimoni gay a forza di sentenze, di tribunali o della Corte Costituzionale… Vero?

Tra l’altro quello che il Tribunale di Roma ha stabilito è l’esatto scenario pensato dall’ultima proposta di legge a favore delle unioni civili, ferma in Commissione giustizia al Senato e pronta per essere discussa in Parlamento. Non è stata concessa alcuna deroga alle adozioni più tradizionali, ovvero quelle di bambini esterni alla coppia (articolo 6 della suddetta legge 184 sulle adozioni), mentre viene riconosciuta la “step child adoption“, come del resto è già consentita in altri Paesi.

Permettetemi di dire che i fatti che hanno riguardato la coppia di professioniste romane mi commuove. Io stessa mi trovo nella loro medesima situazione: con una bimba di appena pochi anni per la quale io, che non sono la madre biologica, rappresento un’emerita sconosciuta agli occhi della legge italiana.

In Italia le ultime stime dicono che circa 100 mila bambini vivono all’interno di famiglie omogenitoriali; non credo sia concepibile pensare che ogni genitore non biologico di quei piccoli debba intentare una causa in un qualche tribunale per fare in modo che il proprio amore trovi legittimazione. Occorre viceversa una legge che sani questa situazione e occorre che questa legge arrivi il prima possibile. Stiamo sicuri Matteo?

Articolo Precedente

Adozioni gay, primo caso in Italia: giudice estende diritti a convivente della mamma

next
Articolo Successivo

Sla e Renzi: dalle secchiate ai fatti

next