Federico Leonelli, l’uomo che ha ucciso e decapitato Oksana Martseniuk nella villa dell’Eur di Roma, probabilmente aveva molte ossessioni, ma una lo perseguitava maggiormente nell’ultimo periodo: andare in Israele per arruolarsi nell’esercito e combattere contro i palestinesi. Il particolare sul killer della domestica ucraina era già emerso dalla testimonianza del proprietario di casa e amico dell’assassino, Giovanni Ciallella, raccolta dagli investigatori della squadra mobile. Ma adesso la conferma sull’ennesimo dettaglio inquietante di questa vicenda viene confermato da Amit Zarouk, portavoce dell’ambasciata d’Israele. Il diplomatico ha fatto sapere che Leonelli cercò di entrare nel Paese, ma all’aeroporto Ben-Gurion di Tel Aviv venne respinto e gli venne vietato l’ingresso nello Stato israeliano per 5 anni. Le autorità, infatti, sospettavano che le sue motivazioni per entrare nel Paese fossero “diverse da quelle turistiche” e che il killer volesse trattenersi per un periodo molto più lungo di quello che aveva dichiarato.

Altri particolari raccapriccianti su quello che è accaduto nella villa dell’Eur – dove Leonelli abitava da circa due mesi ospite del proprietario che era in vacanza con la famiglia – emergono dalle analisi sul cadavere della donna massacrata, che poco prima della mattanza espresse a Ciabella le sue preoccupazioni su quell’uomo inquietante che amava le armi. Messaggi che però non le hanno salvato la vita. Prima di decapitarla, Federico Leonelli ha colpito con più di 40 coltellate Oksana, non risparmiando nemmeno il volto. A confermarlo è Giovanni Arcudi, direttore dell’istituto di medicina legale dell’Università Tor Vergata che si sta occupando dell’autopsia della 38enne e di quella del suo assassino. “Oltre 40 lesioni da arma bianca su tutto il corpo hanno causato il decesso” ha dichiarato il professore all’Adnkronos salute, che ha aggiunto: “E’ stata decapitata dopo la morte, nel tentativo di fare a pezzi il cadavere per trasportarlo via”. La coltellata mortale, per Oksana, è arrivata al cuore. E per compiere la sua mattanza il killer si è servito di due coltelli (tra cui una sorta di mannaia), probabilmente comprati su un sito internet israeliano (il dettaglio deve essere ancora accertato). Già dopo aver effettuato i primi esami esterni sul corpo della domestica, Arcudi aveva commentato: “Non ho mai visto una cosa del genere. Sono rimasto impressionato dallo strazio subito dalla donna. Un’atrocità che sorprende anche chi, come me, ha fatto molte autopsie di vittime di armi bianche”.

Ma al disegno messo in atto da Leonelli mancava ancora un tassello, il più macabro. L’uomo, dopo aver scatenato la sua furia contro la domestica ucraina, voleva farla a pezzi e chiudere i suoi resti in sacchi neri che aveva già preparato. Ma il suo piano è stato interrotto dall’intervento della polizia. E proprio dagli esami autoptici sul cadavere del killer, che si sono tenuti ieri (martedì 26 agosto), è emerso che Leonelli è stato raggiunto da due colpi d’arma da fuoco (uno al cuore e l’altro appena sotto la spalla sinistra), sparati dai poliziotti intervenuti dopo le segnalazioni dei vicini che hanno sentito le urla della donna. Una volta arrivati alla villa di via Birmania, gli agenti e i vigili del fuoco si sono visti correre incontro l’assassino, vestito con abiti mimetici e con il volto nascosto da una maschera, che brandiva un coltellaccio insanguinato. Si sono sentiti minacciati e hanno aperto il fuoco. Questa la loro versione. Le indagini, oltre a chiarire i particolari dell’omicidio di Oksana, dovranno quindi approfondire anche la dinamica della morte dell’omicida. Sul suo corpo intanto sono stati effettuati anche gli esami tossicologici per accertare se il 35enne fosse sotto l’effetto di sostanze o farmaci. Accertamenti chiesti dalla famiglia di Leonelli e disposti dal pm della Procura di Roma, Luigi Fede.

Secondo il Corriere della Sera, l’omicida – che era stato in cura presso una struttura privata per problemi psichici – sarebbe stato sotto l’effetto di metaqualone, potente farmaco antidepressivo con effetti allucinogeni, di cui Leonelli avrebbe abusato. Un medicinale meglio conosciuto come “la droga di Wall Street”, utilizzata da Jordan Belfort, protagonista del film The Wolf of Wall Street, interpretato da Leonardo Di Caprio. Il particolare sull’abuso di farmaci dagli effetti allucinogeni viene confermato anche dalle indagini. All’uomo in passato sarebbe stata diagnosticata una forma di schizofrenia che curava con una serie di medicinali. Nelle scorse settimane gli psichiatri che lo seguivano – come conferma l’avvocato Pina Tenga che assiste la sorella di Leonelli, Laura – avevano allertato l’uomo che il “protocollo farmacologico aveva un dosaggio troppo alto“. I familiari erano a conoscenza degli scatti d’ira e delle reazioni violente che il giovane aveva anche in casa, e proprio per questo avevano cercato di aiutarlo. La condizione mentale di Federico, con ogni probabilità, è stata resa ancora più instabile dalla morte dovuta a un aneurisma cerebrale della sua fidanzata storica, con cui aveva vissuto per 17 anni.

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