Israele“In Israele ormai non abbiamo praticamente più una stampa indipendente“. A denunciare l’autocensura, la mancanza di critica dei media israeliani, è il trentacinquenne avvocato israeliano Iftach Cohen, noto per le sue battaglie umanitarie. “I media hanno retto il gioco sporco del premier Netanyahu nascondendo la verità sia nel caso del rapimento dei 3 giovani coloni sia sulla devastazione di Gaza, fatti tra l’altro legati. Con titoli del tipo “dobbiamo trovarli a costo di guardare sotto ogni sasso”, hanno aumentato nell’opinione pubblica l’illusione di trovare vivi quei ragazzi, pur sapendo che erano stati subito uccisi.

Nei circoli che contano tutti erano a conoscenza della telefonata che uno di loro aveva fatto alla polizia e agli spari che si erano sentiti mentre denunciava il rapimento. Tutti sapevano della macchina su cui erano stati fatti salire, trovata crivellata di colpi con tracce di sangue. Eppure negli studi televisivi si è continuato a fare dibattiti con i soliti militari guerrafondai, senza che i conduttori adombrassero minimamente ciò che tutti gli addetti del mestiere sospettavano”. Secondo l’avvocato questa retorica televisiva martellante protratta per settimane non solo ha convinto l’opinione pubblica che i ragazzi erano vivi, ma l’ha predisposta al massimo della frustrazione nel caso di un risultato negativo, puntualmente verificatosi.

“Con questo carico di frustrazione, la vendetta più spietata diventa l’unica consolazione possibile”. Per quanto riguarda questa ennesima offensiva contro Gaza, Cohen sostiene che i media continuano a essere complici dell’ipocrisia e del cinismo del governo, facendo vedere in continuazione le immagini dei razzi che esplodono nel cielo israeliano o le poche case danneggiate, o i volti dei soldati uccisi ma non una della devastazione, delle centinaia di morti e delle sofferenze dei feriti tra i civili della Striscia. “Si è visto solo qualche collegamento con qualche abitante sopravvissuto al quale il giornalista chiede sempre perché non si ribella ad Hamas, come se fosse una cosa facile e ovvia quando tutti sanno che Hamas perseguita chi si oppone al suo potere, o, al massimo, uno scambio di battute tra un abitante di Gaza e uno dei villaggi israeliani presi di mira dai razzi. Il tenore di queste brevissime conversazioni è talmente sbilanciato da risultare comico se non fosse tragico. Ma la maggior parte degli israeliani si lascia fuorviare dalla retorica e non sa più distinguere tra autodifesa e punizione collettiva. Mi ha particolarmente colpito vedere una mamma israeliana, ben vestita e truccata, di Sderot che diceva in diretta tv a un abitante di Gaza : ‘Sa che i miei bambini adesso hanno paura a fare la doccia da soli’. E l’uomo le ha risposto in ebraico: ‘Lo sa che i miei non possono farla da settimane perché le bombe hanno interrotto l’afflusso d’acqua e centinaia non la possono più  fare perché sono morti.La sete di vendetta israeliana è una delle conseguenze di un’informazione scorretta. I nostri media stanno violando da anni il diritto alla conoscenza, alla critica, principi base di un vero stato democratico. Del resto molti editorialisti hanno detto che prima di essere giornalisti sono israeliani. La democrazia qui sta diventando un guscio vuoto”.

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