Togliere “il paese dalle mani dei soliti noti, quelli che vanno in tutti i salotti buoni a concludere gli affari di un capitalismo di relazione ormai trito e ritrito. Questa è la rivoluzione culturale che serve all’Italia: spalancare le finestre e fare entrare aria nuova”. Lo afferma il premier Matteo Renzi in una intervista a Tempi, settimanale vicino a Comunione e liberazione diretto da Luigi Amicone. 

Il presidente del Consiglio difende il provvedimento degli 80 euro: “Vedo che ancora c’è chi ritiene che gli 80 euro mensili e per sempre a 11 milioni di persone non siano utili. Così come chi dice che tagliare l’Irap del 10% alle imprese è troppo poco. Il solito vizio italiano. Certo”, ammette Renzi, “si può sempre fare di più, ma noi siamo i primi ad aver fatto il più imponente taglio strutturale delle tasse e la più grande operazione di redistribuzione della ricchezza da decenni e che sarà confermata anche nei prossimi anni. E spero allargata”.

Quanto ai vincoli europei – tema evocato ieri sera dal presidente della Bce Mario Draghi – il premier ha assicurato il mantenimento “dell’obiettivo del 3 per cento. E ciò accadrà anche se altri fossero costretti ad allontanarvisi. Tutto il resto mi pare forzato e prematuro. Quando poi sento parlare di aiuto esterno mi scappa da ridere. L’Italia – aggiunge – dà all’Europa più soldi di quelli che l’Europa dà all’Italia”. 

Il capo del governo mette in cantiere un’altra promessa per il cdm del 29 agosto, nel corso del quale già dovrebbe essere svelata almeno in parte la riforma della giustizia. “Il 29 agosto presenteremo una riforma complessiva della scuola che, a differenza di altre occasioni, intende andare in direzione dei ragazzi, delle famiglie e del personale docente che è la negletta spina dorsale del nostro sistema educativo”.

“Non è affatto vero”, afferma il premier, che la scuola “sia un problema, ma un asset strategico del nostro Paese, che va valorizzato e messo in sicurezza. In ogni caso la sfida educativa è la mia priorità. Tra dieci anni l’Italia non sarà come l’avranno fatta i funzionari degli uffici studi delle banche o i politici di Montecitorio; l’Italia sarà come l’avranno fatta le maestre, i maestri, gli insegnanti”. 

Reduce da una visita lampo a Baghdad e a Erbil, il premier si è detto “molto preoccupato per la situazione in Medio oriente e in Libia”. 

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