Mario Draghi ritiene non più rinviabili le riforme sul lavoro e spiega che la Bce è disposta ad aiutare i Paesi dell’Eurozona, purché gli stati nazionali si impegnino nella lotta alla disoccupazione. Tutte “cose di buonsenso” per il presidente del Consiglio Matteo Renzi che, intervistato dall’emittente Rtv 38, conferma che l’Italia ha sì bisogno di cambiamento e promette di rispettare “la regola del 3%”, ma “l’Europa non può essere soltanto tagli, vincoli e spread”. Il premier commenta così l’intervento del presidente della Banca centrale europea da Jackson Hole e aggiunge di condividere la sua posizione su occupazione e flessibilità: “Draghi ha detto che chi fa le riforme e cambia le cose che bisogna cambiare, e l’Italia ne ha tanto bisogno, ha il dovere di mettere in campo tutti gli strumenti di flessibilità che ci sono“.

Già nei giorni scorsi il premier, però, aveva puntualizzato che è l’Italia e non Bruxelles a decidere sulle riforme. “Oggi non è l’Europa che deve dire a noi cosa fare. Sulle riforme decido io, non la Troika, non la Bce, non la Commissione europea”, aveva detto. Ottimista sul futuro del Paese, ha più volte ribadito che, una volta fatte le riforme, l’Italia sarà in grado di posizionarsi alla guida dell’Europa e di farla uscire dalla crisi. E nonostante i dati Istat che restituiscono il quadro di un’economia nazionale in recessione e le parole del governatore della Bce Mario Draghi sul commissariamento, aveva osservato che tutta l’Europa è in stagnazione. Parole arrivate dopo la pubblicazione dei dati sul pil della Germania, che frenava, e della Francia, senza crescita.

Ai microfoni di Rtv 38 precisa poi che l’Italia, che versa nelle casse dell’Europa più di quanto faccia viceversa Bruxelles, non chiede aiuti e che il problema è la modalità di spesa di quanto arriva dall’Unione europea. “Quando sento dire ‘l’Europa ci salverà’…ma siamo noi che diamo i soldi all’Europa. E’ l’Italia che sta dando soldi all’Europa non il contrario, l’Italia dà all’Europa più soldi di quelli che l’Europa dà all’Italia ma bisogna “che li spendiamo meglio”. “Noi non stiamo chiedendo a qualcuno di esser aiutati – ha aggiunto -, noi in Europa non chiediamo aiuti, chiediamo rispetto, è una cosa diversa. Nessuno di noi va in Europa a chiedere di avere un occhio di riguardo per l’Italia. Facciamo le riforme per essere seri con noi stessi e smettiamo di piangerci addosso”. E minimizza anche l’ipotesi di autunno caldo dato il malcontento dei sindacati, al centro di una polemica estiva intorno alla riforma del lavoro e sulla discussione dell’articolo 18, che il ministro dell’Interno Angelino Alfano, poi stoppato dal Pd e da Renzi, aveva ventilato di volere abolire entro l’estate. “Si sono arrabbiati i sindacati? – ha concluso il presidente del Consiglio – Li lasci fare, tanto si arrabbiano sempre”. 

“Gli 80 euro confermati anche nei prossimi anni” – Smentisce anche chi sostiene che “la misura degli 80 euro non ha incentivato i consumi“. Come Confcommercio secondo cui ha generato “segnali positivi ma straordinariamente deboli e insufficienti per affermare che la domanda delle famiglie sia giunta a un incoraggiante punto di svolta”. “Non è vero – ha detto Renzi – Perché l’analisi dei consumi segna un’inversione rispetto al passato. Gli 80 euro sono il simbolo di un’idea. Anche autorevoli economisti dicono che bisogna ridurre i salari. Io non sono d’accordo”. Per il premier “l’Italia non può ridurre il salario del metalmeccanico per far concorrenza al paese vicino o a quello lontano”. Inoltre, precisa, “aver dato 80 euro al metalmeccanico e all’insegnante ha significato dire ‘noi su di voi scommettiamo’. Gli 80 euro saranno confermati, ci saranno per il prossimo anno e per quelli successivi ancora”.

Renzi dedica anche un passaggio alla crisi del quotidiano L’Unità, un “dossier complicato nelle mani di Bonifazi”. E alla domanda se abbia ancora senso proporre anche la Festa dell’Unità risponde: “Penso sia giusto così perché c’è dietro una storia, una storia che io sto provando a cambiare. Però è una grande storia che non va buttata via. La rottamazione non è cancellare la storia, è cambiarla. Chiamarla festa dell’Unità è l’espressione più normale della storia di 90 anni. E di più”. “Spero – ha poi osservato Renzi – che nelle feste dell’Unità il Pd possa fare capire che se abbiamo preso il 41 per cento l’abbiamo preso perché ci ha votato quello che andava alle feste dell’Unità e quello che non vi ha mai messo piede e non intende metterci piede ma dice stavolta voto per il Pd. A questa gente bisogna dare risposte”.

Articolo Precedente

Austerity, piccoli effetti indesiderati

next
Articolo Successivo

In Europa Renzi gioca in difesa

next