I miliziani di Misurata, considerati filo-islamici, affermano di aver preso il controllo dell’aeroporto di Tripoli. Lo annuncia la stessa formazione citata da Al Arabiya. La presa dello scalo, che si trova a circa 30 chilometri dalla capitale libica, arriva dopo 10 giorni di scontri con i miliziani nazionalisti. Prima dell’aeroporto internazionale, i militari di Misurata hanno affermato di aver riconquistato anche il palazzo del ministero dell’Interno. Lo ha affermato l’agenzia egiziana Mena.

In mattinata  due raid di aerei non identificati su Tripoli hanno causato “la morte di 15 miliziani e il ferimento di altri 20”: lo ha reso noto un leader delle brigate di Misurata citato dai media arabi. Se confermato, si tratterebbe del secondo raid in meno di una settimana. Secondo la stessa fonte, due figli del capo del consiglio militare di Misurata figurano tra i feriti. Gli aerei hanno “colpito anche la sede del ministero dell’Interno”. L’”operazione Alba”, che riunisce le formazioni filo-integraliste islamiche libiche, accusa Egitto e Emirati Arabi Uniti di “essere responsabili dei raid aerei su Tripoli” e considera “il Parlamento complice”. Lo affermano le tv locali.

Lunedì un primo raid compiuto da “aerei sconosciuti” ha colpito le postazioni dei miliziani. Le insinuazioni di alcuni media nordafricani hanno costretto Francia e Italia a smentire un proprio coinvolgimento. L’ex generale Khalifa Haftar – impegnato con le sue milizie contro il fronte islamico a Bengasi – ha poi rivendicato la paternità degli attacchi.

Il caos oltre che sulle strade si riversa anche sul fronte politico. Il ministro della Difesa libica è stato licenziato con l’accusa di “aver fornito armi” a milizie irregolari. Lo ha affermato al Arabiya. Mentre il Parlamento ha deciso di sostituire il capo di Stato maggiore dell’esercito, Abdulati al Obeidi. Lo ha reso noto un deputato citato dall’agenzia egiziana Mena. Obeidi poche settimane fa aveva ammesso davanti ai parlamentari di non avere il controllo dei militari e ammonito che le Forze armate del Paese erano “sull’orlo del collasso”.

La guerriglia tra le varie fazioni che si combattono ha ripercussioni anche sullo sport. I delegati della federazione calcio libica hanno comunicato la propria impossibilità a organizzare come previsto la Coppa d’Africa nel 2017 a causa dell’instabilità nel Paese. Lo ha annunciato la Confederazione africana.

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