La Federal Reserve potrebbe ridurre le iniezioni di liquidità nell’economia statunitense prima del previsto. Lo si legge nelle minute della riunione del 29 e 30 luglio del Federal open market committee, l’organismo che regola la politica monetaria Usa e che nell’ultima riunione, quella di fine luglio, ha tagliato per la sesta volta consecutiva il ritmo degli aiuti. “La maggior parte dei membri del comitato”, si legge nelle minute, “ha sottolineato che, se gli obiettivi sono raggiunti più velocemente, sarebbe opportuno incominciare a rimuovere le misure di stimolo prima di quanto anticipato”. Cioè accelerare il taglio degli acquisti di titoli sul mercato per immettere liquidità nel sistema economico, facilitare il credito e sostenere i consumi: il cosiddetto quantitative easing, che la Bce nel medio termine potrebbe “copiare”. I documenti resi noti mercoledì evidenziano anche il mercato del lavoro negli Stati Uniti sta migliorando più del previsto, ma i progressi non sono considerati sufficienti per anticipare il (comunque previsto) rialzo dei tassi. Insomma: il dibattito ai vertici della Fed è ancora aperto e per ora sembra improbabile che il costo del denaro possa aumentare prima della metà del 2015. L’intenzione della banca centrale guidata da Janet Yellen, che venerdì parlerà per la prima volta nelle vesti di presidente al summit annuale della finanza di Jackson Hole, è comunque quella di mantenere il tasso di riferimento in un range – al momento tra lo 0 e lo 0,25% – invece di definire una cifra precisa.

Dopo la pubblicazione dei verbali la Borsa di New York ha perso terreno, ma in chiusura l’indice Dow Jones ha guadagnato lo 0,35% e lo S&P500 è avanzato dello 0,25%, mentre solo il Nasdaq ha terminato la seduta in rosso dello 0,02%.

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