“Renzi non mangia il panettone”: è la previsione che fa sul blog di Beppe Grillo il giurista Aldo Giannuli. “Come si sa questo è un Paese in cui le cose serie si decidono a Ferragosto. Poi al rientro gli italiani trovano il piatto cotto in tavola”, scrive il giurista secondo il quale si moltiplicano i segnali di “preannuncio di licenziamento” verso il premier in carica. “Da giugno si sono infittiti i segni di una crescente insofferenza dei poteri forti e semiforti verso Renzi” da Scalfari a Della Valle, da Confindustria a Confcommercio, da Cottarelli  la freddezza del Corriere e del Sole 24 Ore fino alla “bacchettata di Draghi“. I riferimenti sono in particolare all’editoriale del fondatore di Repubblica che aveva parlato della necessità dell’intervento della Troika, del capo di Tod’s che aveva ammonito di lasciar perdere la “Costituzione di Einaudi”, gli scontri con il commissario per la revisione della spesa e l’intervento del governatore della Bce. Secondo Giannuli, insomma, “la patetica impennata in difesa della sovranità nazionale non vale una grinza sulla pelle di un rinoceronte, sarà travolto prima di aver finito di parlare. Ma quello che verrà dopo sarà anche peggiore”.

Secondo Giannuli “è stato come se il travolgente successo alle europee, non solo non consacrasse la leadership di Renzi, ma quasi la indebolisse: arginato il M5s, Renzi non serve più”. Così, secondo il giurista, ora Renzi è in difficoltà soprattutto in Europa: Draghi “ha detto papale papale ‘caro Renzi, non mi incanti con la riforma del Senato, sono altre le riforme che devi fare’ e, il sottinteso, neanche tanto dissimulato, era ‘altrimenti togliti di mezzo’. Renzi prima si è messo sull’attenti (“D’accordo al 100%”) poi, visto che la cosa non commuoveva nessuno, sta abbozzando un goffo tentativo di resistenza (‘Non decide la Bce!’). Povero illuso, non si rende conto di avere pochissime frecce al suo arco e di avere troppi avversari”. Nell’ordine, secondo Giannuli, “gli americani lo detestano per le sue aperture a Putin, la Merkel non lo digerisce, la Buba gli darebbe fuoco, la finanza che sogna di avventarsi sul peculio berlusconiano non gli perdona il tentativo di salvare il Cavaliere”. Certo, “di fronte all’arroganza di Draghi, ad uno verrebbe voglia di fare il tifo per Renzi, poi lo guarda in faccia e cambia idea”.

Il presidente del Consiglio, dunque, secondo il blog di Grillo, “pensava di affascinare l’Europa con la sua riforma del Senato: non se l’è bevuta nessuno. All’Europa del Senato non gliene può fregare di meno, invece interessa la precarizzazione totale del lavoro in Italia, arraffare quel po’ che ancora ha un valore (Eni, Cdp, Telecom, forse qualche pezzetto di Finmeccanica) e che gli italiani si spremano sino all’ultima goccia di sangue, diano fondo ai risparmi e si vendano casa per pagare gli interessi sul debito pubblico e, se possibile, ne restituiscano una parte attraverso il fiscal compact. Il resto sono solo chiacchiere”.

Giannuli si sofferma sulle difficoltà economiche e sul rapporto con gli altri Paesi della moneta unica. In particolare “siccome la moneta comune non è mai la “moneta di tutti”, ma sempre e solo del più forte”, dice, “per i tedeschi la soluzione sta nella spoliazione dei paesi debitori, del loro patrimonio pubblico (aziende, immobili, riserva aurea, Cdp ecc.) e di quello privato (risparmi, proprietà immobiliari e, fosse per loro, anche vendita dei figli al mercato degli schiavi). Per fare questo, occorre azionare con la massima decisione la leva fiscale (ovviamente al rialzo) e svendere subito il patrimonio pubblico, entrambe cose che Monti aveva iniziato a fare con grande sollievo della platea europea”. Questo porterà a un’estrema decadenza economica lunga decenni, spiega il giurista vicino al Movimento Cinque Stelle, ma d’altra parte “per i tedeschi, i partner europei sono solo sgabelli su cui arrampicarsi per reggere la sfida della globalizzazione”.

Dunque l’unica soluzione – visto che “la destra berlusconiana l’ha già cacciata una volta, il centro non esiste e nel Pd non c’è nessuno che possa dare il cambio al fiorentino” – è il commissariamento. “Si fa governare il paese dalla troika (Ue-Fmi-Commissione Europea)”. Se l’Italia non vorrà richiedere l’intervento della Troika, allora “allora si procederà con un nuovo ‘assedio dello spread'”, come ai tempi di Berlusconi. 

Renzi, dice Giannuli, davanti ha due strade: o fa quello che gli dice la Bce oppure gioca la carta del debitore: “Vado in default, ma mi porto dietro tutti gli altri, comprese le banche tedesche”. Si potrebbero accodare gli altri Paesi portatori di debito come Spagna, Grecia, Portogallo e insieme a loro i “variegatissimi movimenti ‘euroscettici’, che si sono appena affermati come forza politica di primo piano, nelle elezioni di due mesi fa”. Quindi tutti al tavolo per ridiscutere patti, debiti, crediti. O servi della Troika o ribelli decisi a far saltare il tavolo, sottolinea Giannuli. “Ma questo richiederebbe una intelligenza, una preparazione, un coraggio politico di cui non sospettiamo lontanamente Renzi. C’è qualcuno che ha scritto che Renzi fa a gara con Mussolini come peggior presidente del Consiglio della storia d’Italia. Non scherziamo: Mussolini è uno che ha scritto la storia (orribile, criminale, d’accordo, ma pur sempre storia), Renzi, al massimo, può scrivere la cronaca fiorentina. La sua patetica impennata in difesa della sovranità nazionale (ridotta ad un miserrimo “E qui comando io!”) non vale una grinza sulla pelle di un rinoceronte, sarà travolto prima di aver finito di parlare”. Quindi Giannuli vede solo nero: “Quello che verrà dopo, sarà anche peggiore. Prepariamoci”.

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