In vista di Expo 2015, le città che ruotano intorno a Milano da anni si affannano su progetti per poter attirare turisti. Uno di questi, però, sta creando più imbarazzi che elogi all’amministrazione che l’ha pensato. Parliamo della mostra sulle opere di Giò Pomodoro, fratello del più noto Arnaldo, che il Comune di Piacenza ha intenzione di allestire nella recuperata cornice della chiesa del Carmine, proprio nei mesi in cui si svolgerà l’esposizione universale. Un allestimento sullo scultore di Orciano di Pesaro che, però, ha prima mandato su tutte le furie gli artisti locali, con varie ed illustri prese di posizione, affiancate ora dalle invettive di Vittorio Sgarbi, da qualche giorno scelto dalla giunta Maroni come ambasciatore per le Belle Arti per l’Expo. E a poco sono valse le giustificazioni del sindaco, Paolo Dosi, che si era affrettato a spiegare i contorni del progetto: “E’ una proposta che abbiamo ricevuto legata al recupero e alla riapertura della chiesa del Carmine, in cui potrebbe essere ospitata la mostra, attraverso un canale privato, legandola con un po’ di ironia al prodotto principe del territorio, il pomodoro, che sarà il nostro alimento identificativo all’Expo. Una modalità simpatica per unire arte e alimentazione”.

Interpellato sul tema, Sgarbi non è sembrato prenderla con ironia: “Sono convinto che sia una illusione che le città intorno a Milano possano avere qualche beneficio in quei mesi. Una totale suggestione, perché chi arriverà all’Expo avrà già difficoltà ad andare in giro per la città alla ricerca di Michelangelo o Leonardo. Per cui faccio fatica a pensare che si alzi per andare a Piacenza. Insomma, questa illusione che l’Expo possa ridondare su tutta l’Italia, da Reggio Calabria a Forlì, mi sembra assurda. Piacenza è isolata normalmente, e lo sarà anche durante l’Expo”. Poi, ancor più tranchant, ha aggiunto: “E’ peggio che inutile. E’ dannosa. In più Pomodoro non ha niente da dire, la sua visione del mondo appartiene a un’altra epoca e non ha nulla di originale. Inoltre ha già un museo a Milano, che potrebbe essere riaperto per l’occasione”.

Insomma, per il neo ambasciatore per le Belle Arti di Expo “se anche solo un visitatore decidesse di venire a Piacenza, fargli soffrire una mostra su Pomodoro è una forma di sadismo. Molto meglio una di artisti piacentini, celebrando alcune figure storiche ingiustamente dimenticate, come Foppiani, Cinello, Ghittoni e tanti altri che meriterebbero di avere più attenzione. In questo modo non credo che l’Expo gli porterà l’evidenza che meritano. Senza dubbio è ridicolo legarlo al pomodoro come prodotto. Qualunque cosa si voglia fare, quella su Giò Pomodoro dovrebbe essere l’ultima. Dev’essere nata nella mente di qualche malato di mente. Allora sarebbe meglio fare una mostra su Armani, artista di caratura internazionale”. Ma oltre al critico d’arte, a scendere in campo contro la mostra sono stati alcuni dei più autorevoli artisti figurativi piacentini.

Per Armodio, pittore riconosciuto a livello internazionale, “è una cosa da Striscia la Notizia” ha detto a ilfattoquotidiano.it prima di scoppiare a ridere, “purtroppo questo è il livello degli addetti alla cultura della nostra città, non possiamo farci niente. Questa idea, però, è davvero ridicola. E tra l’altro non costerà poco, vista la caratura dell’artista, quindi per un gioco di parole spenderemo un sacco di soldi”. Dello stesso avviso lo scultore, reduce da alcuni allestimenti delle sue opere a New York o Dubai, Giuseppe Tirelli: “Spero sia solo un’idea, ma se fosse vera in Comune farebbero meglio ad andare a raccoglierli i pomodori. A parte gli scherzi, per l’Expo avremmo dovuto mettere insieme le forze e le risorse. Quelli come Pomodoro sono artisti già celebrati, c’è la Fondazione a Milano che se ne occupa in maniera stabile, che senso ha portarlo a Piacenza? Se basta chiamare qualcuno famoso, allora chiamiamo Picasso”.

Gli fa eco William Xerra, che a Piacenza ha firmato alcune importanti opere scultoree della città. “Questo dimostra quanto siamo provinciali. Sarebbe stato meglio prevedere una mostra di giovani o meno giovani ma comunque di rilievo. Il problema a Piacenza è che non si ha coraggio di identificare i migliori artisti, tirarli fuori dalla conoscenza degli addetti ai lavori, e senza indugio proporli. Sono davvero arrabbiato, è una vergogna questa spesa enorme ma quando chiediamo noi non hanno soldi per niente”.

Infine, ai colleghi si è associato anche il pittore Alberto Gallerati, che può vantare suo opere in molte gallerie italiane: “L’anno scorso di fronte all’assessore alla Cultura, in un evento riguardante Expo, ho detto: se Modena, Parma Bologna avessero il 50% degli artisti validi che ha Piacenza farebbero i salti mortali. Qui però non si riesce a farli emergere. La città deve rivendicare la paternità dei propri artisti, non degli altri, come Braghieri e Tagliaferri, importantissimi a livello nazionale. Ma nel momento in cui si chiede a Piacenza di dimostrare qualcosa si porta Pomodoro. L’accostamento con l’ortaggio, poi, dev’essere frutto delle trovate geniali che hanno i nostri amministratori da Cattelan in avanti. Ma l’arte non è una trovata”.

Dopo tante polemiche, nei giorni scorsi, l’assessore alla Cultura, pur non smentendo il progetto, ha cercato di venirgli incontro, proponendo che la chiesa del Carmine possa diventare uno spazio a disposizione degli artisti piacentini viventi: “L’ex chiesa del Carmine sarà sicuramente destinata alla valorizzazione culturale, che però deve passare attraverso le idee che arriveranno dai cittadini e il dialogo in consiglio comunale. Certamente, però, sarà una destinazione culturale e polifunzionale -­ aveva assicurato – La mostra su Pomodoro è uno dei progetti arrivati al tavolo dell’Ats (associazione temporanea di scopo per Expo). Tutte le richieste saranno tenute in considerazione. Gli artisti piacentini sono straordinari e, perché no? questo potrebbe diventare in futuro uno spazio destinato all’arte contemporanea e agli artisti piacentini viventi”. Di fatto, a parte le promesse, il percorso che porterà le opere di Giò Pomodoro a Piacenza non sembra certo essersi fermato. E così, dopo le critiche, il sindaco Paolo Dosi ha chiuso laconicamente con queste parole: “Qualsiasi nome avessimo scelto avremmo sbagliato. Ogni artista è sbagliato per gli altri”.

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