E’ stata un’avventura di breve respiro quella di Groundcare Holding nella ex Aeroporti di Roma Handling. Eppure i vertici della società che avrebbe dovuto rilanciare i servizi di terra di Fiumicino non sono del tutto estranei al settore. Anzi. L’azienda ruota intorno al presidente Roberto Sartori. Ingegnere di Piacenza, è nato come imprenditore nell’ambito vinicolo: la sua famiglia gestisce un agriturismo ad Albenga, in Liguria, e produce vini bianchi, rossi, rosati e persino una grappa. Ma evidentemente non bastava. Così l’ingegnere, negli anni, è stato titolare di un’azienda ortofrutticola, socio di un’impresa che si occupava di cartoleria, presidente di una società dedita agli imballaggi e consigliere di un’attività operante nel settore delle materie plastiche. Nel suo curriculum anche la guida dell’azienda Unicontainer, specializzata in prodotti fabbricati con fili metallici: Sartori è stato presidente e amministratore delegato fino al 2004, anno in cui è stata dichiarata fallita.

Poi, nel 2006, la virata verso il business del trasporto aereo. Attraverso la società Campisusa Europe che ha in mano la maggioranza di Groundcare Holding ed è a sua volta controllata dalle due figlie dell’ingegnere, Maria Chiara e Sofia Sartori. I loro soci sono Roberto D’Andrea e Domenico Cempella. Il primo fa coppia fissa con Sartori nella guida di quasi tutte le società del gruppo. Il secondo, azionista con un 5%, è un personaggio tutt’altro che sconosciuto nel mondo del trasporto aereo. Cempella è stato infatti direttore generale di Aeroporti di Roma dal 1983 al 1990, per poi diventare amministratore delegato della Società Autostrade dal 1993 al 1995, ancora di Aeroporti di Roma per pochi mesi e poi di Alitalia dal 1996 al 2001. Ora fa parte del cda di Sagat, la società che gestisce l’aeroporto di Torino e che fa capo al fondo F2i di Vito Gamberale controllato dalla Cassa Depositi e Prestiti. A inizio 2014, poi, il suo nome era stato fatto come possibile presidente della compagnia di bandiera al posto di un traballante Roberto Colaninno che però è rimasto in sella. 

La trentennale esperienza di Cempella non ha impedito a Sartori e soci di imbarcarsi in un’avventura non certo brillante. Groundcare Holding, prima di rilevare Groundcare spa, era proprietaria di Groundcare Milano srl già Globeground. Quest’ultima è un’altra società di handling che operava a Linate, Malpensa e Fiumicino. Già ai tempi dell’acquisto di Flightcare, nel settembre 2012, l’azienda non godeva di buona salute. Il bilancio 2012 parlava di una perdita di quasi 1,2 milioni e di 5,5 milioni di debiti. Una somma già ridotta grazie alla Sea, la società che gestisce gli aeroporti milanesi, che era andata incontro all’azienda dimezzando da 2,5 a 1,2 milioni il credito nei suoi confronti. Il collegio sindacale, tuttavia, si mostrava cautamente ottimista sul futuro della società. Groundcare Milano aveva infatti deciso di affittare le sue attività di Fiumicino alla “sorella” romana Groundcare spa. “Con la stipula del contratto – si legge nella relazione del collegio sindacale datata 12 dicembre 2012 – verranno eliminate le perdite operative della società, salvaguardando il residuo capitale netto e garantendo la liquidità necessaria a consentire alla società di ripianare, nel medio periodo, la propria situazione debitoria”. Ottimismo che si è però infranto con il fallimento decretato ad agosto 2013.

E se Milano piange, Roma non ride. Groundcare spa ha chiuso il bilancio 2012 con 12 milioni di perdite e 11 milioni di debiti. “La prospettiva della continuazione della attività d’impresa – segnalava il collegio sindacale – appare contrastante con lo stato di difficoltà in cui versa la società a causa delle negative performance economiche, con il non manifesto impegno dell’azionista unico di supportare finanziariamente la società attraverso ricapitalizzazioni”. Come se non bastasse, nei primi mesi del 2013, Groundcare ha perso una lunga serie di vettori suoi clienti: Lufthansa, Swiss, Austrian Airlines, Ethiopian Airlines, Ups, Dhl, Wizzair. Alla società non è stato rinnovato nemmeno il contratto di gestione emergenze sugli scali romani.

Ma le difficoltà non hanno fermato la campagna di acquisizioni e moltiplicazioni di aziende della proprietà. Il 12 dicembre 2012, è nata Adiuva Cleaning, società di pulizie posseduta direttamente da Sartori e D’Andrea, alla quale sono stati poi affittati i servizi di pulizie di Groundcare. Due settimane dopo, un’altra impresa del gruppo, Adiuva srl, ha acquistato la Compagnia generale aeronautica di Genova, dando vita all’azienda Adiuva Cga. In un comunicato, Groundcare Holding esprimeva soddisfazione per ”l’attività di consolidamento e di espansione nel settore aereo”, progettava “acquisizioni di importanti rami di attività aeroportuali svolte da operatori internazionali” e valutava la possibilità di “iniziare analoghe attività su altri aeroporti italiani, in particolare al Centro Nord”.

Ma le cose sono andate diversamente. Il 21 maggio 2013, Groundcare spa ha preso atto di non potere fare fronte ai propri debiti e ha chiesto il concordato preventivo. E così mentre si chiudeva l’avventura della società lombarda, che nei piani originari avrebbe dovuto essere salvata dall’acquisizione romana, si cercava un acquirente per quest’ultima. A farsi avanti sono state le aziende Gh Italia e Aviation Services, entrambe già attive nell’ambito dell’handling in diversi aeroporti italiani. L’offerta di quest’ultima società è stata ritenuta migliore e si è intavolata una trattativa, ma un cambio ai vertici ha fatto decadere la proposta. Così per l’azienda si è chiusa l’ultima via d’uscita. Il 25 marzo 2014, l’assemblea dei soci di Groundcare Holding ha deliberato la liquidazione della società. Due mesi dopo, il tribunale di Civitavecchia ha decretato il fallimento di Groundcare.

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