La notizia della visita di Riad al Malki, ministro degli esteri dello Stato di Palestina, a l’Aja presso la sede della Corte Penale Internazionale (Icc) ha fatto un certo rumore: l’Icc è forse pronta ad aprire un’indagine preliminare sui crimini di guerra commessi nei territori? Pronta a portare alla sbarra Bibi Netanyahu, il suo governo ma anche i vertici di Hamas? Questo hanno creduto in tanti, questo era pronta a scrivere la stampa di mezzo mondo. Poi è arrivata la visita, seguita da un comunicato stampa: il ministro Riad-al-Malki si è recato a l’Aja solo per un chiarimento a proposito dello Statuto di Roma, la legge fondamentale della Corte Penale Internazionale.

Chi si aspettava l’annuncio dell’apertura delle indagini e magari un mandato di cattura internazionale per Netanyahu, rimarrà deluso; non fosse altro perché, in base all’art. 15 dello Statuto, prima che il Pubblico Ministero possa aprire un’inchiesta è necessario che il “pre-trial chamber“, una sorta di collegio per le indagini preliminari, accerti la competenza della Corte. Nonostante un gruppo di principi del foro inglesi abbia inviato una missiva a l’Aja, dove  invitava ad aprire le indagini al più presto per accertare le responsabilità della strage in corso a Gaza, il Pubblico Ministero Bensouda ha confermato la linea assunta dalla Corte fino ad oggi: la Palestina non ha mai fatto richiesta di ratifica del Trattato di Roma pertanto l’Icc non ha al momento alcuna giurisdizione sul conflitto.

In realtà, l’Autorità Palestinese ha aderito eccome allo statuto della Corte: successe nel 2009, quando venne depositato presso l’Icc lo strumento di ratifica dell’Anp che contestualmente chiedeva un intervento per il conflitto di Gaza del 2008/09. Quasi immediatamente venne sollevata dalla cancelleria una questione: dato che la Corte Penale Internazionale è aperta esclusivamente all’adesione di stati sovrani, la Palestina può essere considerata tale? Il riconoscimento avvenuto il 29 novembre del 2012 con la risoluzione (67/19) è certamente condizione sufficiente per poter considerare l’Anp uno Stato mentre, al contrario, lo status di “osservatore” che aveva presso le Nazioni Unite nel 2009 non venne ritenuto dall’allora Pubblico Ministero dell’Icc, Moreno-Ocampo, titolo valido.

Per l’associazione britannica di giuristi la domanda di adesione del 2009 è ancora valida ed ora efficace alla luce del riconoscimento del 2012, mentre per la Corte sarà necessario che l’Autorità Palestinese depositi una nuova richiesta. E ora? L’Autorità Palestinese ha sottoposto al leader di Hamas, Khaled Meshal ed alla Jihad Islamica palestinese la richiesta da presentare all’Aja senza ricevere obiezioni di principio: qualora la giurisdizione dell’Icc fosse estesa anche a Gaza i leader palestinesi sanno che l’indagine sarebbe orientata in entrambe le direzioni non solo verso Gerusalemme.

I paesi occidentali stanno cercando in ogni modo di dissuadere l’Anp dall’aderire all’Icc e proprio le dimissioni, la scorsa settimana, di Sayeeda Warsi, ministro degli esteri britannico, in rotta con il governo Cameron per le posizioni sul conflitto in Medio Oriente erano state in larga misura decise a causa della pressione esercitata dall’esecutivo sull’Anp per non ratificare lo Statuto di Roma. Per la Palestina potrebbe essere la prima storica mossa da “Stato”, dai tempi del riconoscimento dell’Onu; anche se Israele dovesse boicottare un’eventuale indagine sui massacri delle ultime settimane (e il fatto che abbia sempre osteggiato la giustizia internazionale ritenuta “filo-araba”, fa propendere per questo orientamento) sarebbe comunque la prima grande vittoria politica per l’Anp.

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