“La storia è un diritto umano e una delle cose peggiori che una persona può fare è tentare di usare la forza per metterne a tacere un’altra. Alcune persone dicono cose buone e alcune persone dicono cose cattive. Questa è storia e non userei mai un procedimento legale come questo per cercare di nascondere la verità. Credo che ciò sia profondamente immorale”. Jimmy Wales, fondatore di Wikipedia, durante la conferenza annuale Wikimania a Londra, attacca la sentenza della Corte Europea, che a maggio ha sancito il diritto all’oblio degli utenti. Una decisione a seguito della quale Google ha ricevuto oltre 50 richieste per rimuovere link dall’enciclopedia virtuale. Tra questi, alcune riguardano le pagine su Renato Vallanzasca e Banda della Comasina.

La norma che consente ai cittadini europei di essere ‘dimenticati’ sul web, rimuovendo vecchie notizie dai risultati delle ricerche online, è “profondamente immorale”, ha detto Wales. Il risultato, per il direttore esecutivo della Wikimedia Foundation, Lila Tretikov, “è un internet crivellato di buchi di memoria”. Secondo Tretikov, “la Corte europea ha abbandonato la responsabilità di proteggere il diritto di cercare, ricevere e diffondere informazioni. I risultati di ricerca accurati – ha concluso – stanno scomparendo dall’Europa senza nessuna spiegazione pubblica, nessuna prova reale, nessun controllo giurisdizionale e nessun processo d’appello. Il risultato è un luogo in cui le informazioni scomode semplicemente scompaiono”.

Il riconoscimento del diritto all’oblio da parte della Corte di Strasburgo ha sollevato la preoccupazione dei motori di ricerca. Incluso Google che per voce di David Drummond, Senior Vice President of Corporate Development and Chief Legal Officer, ha sollevato la necessità di un dibattito aperto sul tema, che richiede un alto livello di trasparenza data anche la sua complessità. Per questo Big G – che finora ha ricevuto oltre 90mila richieste di rimozione di link ritenuti “inadeguati o non più pertinenti” e ne ha accettate la metà – ha nominato un comitato di esperti che  sta raccogliendo pareri di tipo giuridico, procedurale, sulla privacy e sul relativo bilanciamento col diritto dei cittadini ad essere informati. Il comitato si riunirà il prossimo 10 settembre a Roma e porterà le “testimonianze e opinioni pubbliche sui problemi emersi dopo la sentenza”.

In seguito, tra settembre e dicembre, si terranno altri incontri a Madrid, Parigi, Varsavia, Berlino, Londra e Bruxelles. Il comitato è composto da 10 persone e, tra gli altri, include il fondatore di Wikipedia, l’italiano Luciano Floridi, professore di etica dell’informazione ad Oxford, ed esponenti del mondo dell’informazione come Sylvie Kauffman, direttore editoriale de Le Monde

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