Ciao mamma”. Ci siamo salutati tante volte, Luca ed io. Ma oggi è diverso: è la prima volta che a partire è lui. Lo guardo che sale sul pullman dei boy scout, vedo i suoi capelli spessi, forti, che mi pare di toccarli. Vedo lo zaino colorato sulle sue spalle, proprio lo stesso che usavo io, che ho portato con me in tanti viaggi di ragazza. Ci ho messo tutta la notte per riempirlo, sperando che in ogni oggetto ritrovasse un mio gesto. Un pensiero.

Come passa veloce. Ricordo le partenze d’estate, i saluti alla stazione, all’aeroporto, quando mi avviavo e sentivo sulle spalle lo sguardo dei miei genitori che mi proteggeva e mi sospingeva. Era come un testimone da conservare e restituire al ritorno. 

Ora siamo mio marito ed io a guardare Luca. A chiederci quale sia il ruolo più pesante. Se quel senso di sottile tradimento, di colpa che ti accompagna alla partenza. Oppure la sensazione di abbandono, di impotenza di chi resta.

Mi ricordo due dei miei quadri preferiti, “Gli stati d’animo” di quel genio straordinario che era Umberto Boccioni. “Quelli che restano” e “Quelli che vanno”. Non si distinguono chiaramente le persone, ma si intuiscono figure appena accennate, piegate, deformate forse dalla velocità, dalla distanza. Dagli stati d’animo, appunto. Si intuisce lo slancio, ma anche il peso che si deve vincere. Come un prezzo da pagare. I colori cadono giù verticali, come pioggia che ti impregna dentro. 

Ma tutte queste cose non possiamo dirle a Luca. “Sarà bellissimo”, è il solo messaggio che possiamo dargli. Ed è vero: le prime sere con gli amici, i falò sotto le stelle, i boschi da perlustrare con il desiderio e la paura di perdersi. Sarà bellissimo, anche se ci allontanerà un po’. E non basterà raccontarselo.

Tutto il resto non si può dire. Deve bastare la certezza di sentirlo, ma di doverne ognuno portare da solo una parte. Luca lo sa, gliel’ho letto negli occhi che si sono spalancati appena il pullman si è mosso. 

Anche questo misura la distanza: lo spazio che ci separa, ma soprattutto quello che ci unisce.

 

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