Oggi il riservista Oren Pasternack torna a Gaza per la seconda volta da quando è iniziata l’offensiva di terra dell’esercito israeliano. Per il primo round, durato una settimana, era stato convocato, ora ha chiesto di tornare come volontario. “Non c’è mai stata una guerra più giusta di questa. Io sono un uomo pacifico, odio la violenza e le armi, voto da sempre a sinistra, non condivido la politica di questo governo che ha ministri ultranazionalisti ma non posso rimanere a Tel Aviv, correre dentro i rifugi poi uscire per tornare al lavoro o andare in spiaggia. Lo devo non solo ai miei amici che stanno combattendo e morendo a Gaza ma alla mia famiglia. Sono anni che dobbiamo sopportare i razzi di Hamas, soprattutto la gente che abita nel sud di Israele. Ora però i terroristi hanno fatto un salto di qualità grazie ai tunnel, costruiti usando il cemento che Israele consente di far entrare nella Striscia per ricostruire le case. Loro invece ne fanno un’arma da usare contro i civili israeliani, sfruttando tra l’altro il lavoro dei bambini di Gaza. Intanto il vertice di Hamas se ne sta negli hotel a 5 stelle”.

Manager di una società finanziaria, 29 anni, Pasternack era stato uno dei leader della protesta sociale di tre anni fa, quando i giovani confluirono a Tel Aviv per chiedere una redistribuzione del reddito più equa. Il Fatto lo ha sentito ieri dopo che era intervenuto a un dibattito televisivo sui diritti dei riservisti. “Quasi ogni anno siamo tenuti ad assentarci dal lavoro per almeno una settimana per fare le esercitazioni, cosa giusta perché dobbiamo sempre essere in grado di difenderci. Israele è un paese democratico e si dibatte sull’argomento soprattutto ora che migliaia di riservisti sono stati richiamati. Siamo circa 75mila e sono sempre di più coloro che si offrono di andare a combattere”.

Non si era mai vista una percentuale così alta di riservisti volontari dalla guerra contro il Libano nel 2006. La scoperta da parte delle autorità israeliane dei tunnel, ha incentivato molti cittadini israeliani a chiedere di combattere. “L’altro giorno cinque soldati sono morti dopo essere stati sorpresi alle spalle da un commando di terroristi sbucati da uno di questi tunnel, altri terroristi sono stati fermati mentre stavano per assalire un kibbutz. Io non ho figli ma ritengo che i bambini israeliani non debbano vivere sotto questa minaccia. Sono favorevole all’esistenza di uno Stato palestinese e sono contro l’occupazione, ma intanto dobbiamo difenderci: i terroristi quando attaccano non fanno distinzione tra chi vuole la pace e chi no”.

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“Io, soldato israeliano, non voglio colpire i civili di Gaza. Meglio la prigione”

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