“Vado avanti finché ho il consenso delle Leghe”. Carlo Tavecchio ha ripetuto il mantra prima e dopo il suo incontro con il presidente del Coni Giovanni Malagò. Che per la prima volta ha detto la sua in merito alle frasi razziste dell’ex sindaco di Ponte Lambro: “Ha ribadito le scuse, ma una frase come la sua non si può accettare, non può andare bene né a me né al mondo dello sport e non solo”. Condanna netta, dovuta, corretta. Nei modi e nei tempi. Nient’altro. Perché nient’altro ci si poteva aspettare. Commissariamento? Malagò, regolamenti alla mano: “Solo se i candidati si ritirano, le norme sono chiare, non c’è altra possibilità”. E Tavecchio si ritira? “In questo momento non è un’ipotesi sul tavolo, però ci sta tutto anche se in questo momento non è prevista”. In mezzo, tre ore di faccia a faccia. Presentazione del programma, del modo di intendere il futuro del calcio italiano, tematiche più tecniche, discorsi economici e poco altro. In due parole: confronto programmatico sul domani della Federcalcio, su cui il 71enne ex democristiano è pronto a mettere le mani. Nonostante Optì Poba, gli stranieri mangia-banane, le frasi sessiste e il caos mediatico. Poi l’ennesima conferma: Tavecchio a ritirarsi non ci ha mai pensato. Altro che bivio, altro che passo indietro, altro che colpi di scena da fantapolitica calcistica. Perché, regolamenti alla mano, non ci sono e non ci sono mai state le condizioni per far saltare il banco. Ci saranno? I margini di manovra sono quasi nulli. Per due semplici motivi: non c’è tempo per un’azione di moral suasion profonda e le ingerenze della politica nelle cose di calcio non sono ammesse, pena dure sanzioni della Fifa.

Ipotesi commissariamento: Renzi e il Coni non possono intervenire
Matteo Renzi
lo sa. E non è un caso che in questi giorni di aspre polemiche ha preferito rimanere pressoché in silenzio. Nel frattempo ha studiato i regolamenti. E oggi ha pronunciato parole solo apparentemente banali: “Se dicessi una parola su Tavecchio da presidente del Consiglio forse Juve, Roma e Napoli non potrebbero giocare la Champions League” ha detto il premier durante la direzione Pd, rispondendo a coloro che soprattutto sul web hanno critica il suo immobilismo sulla vicenda. Insomma, il leader del Pd, al pari del numero uno del Coni, ha le mani legate. E chi ha puntato sulla candidatura dell’ex sindaco di Ponte Lambro ne ha perfetta conoscenza. Tradotto: una volta fuori dal palazzo H del Foro Italico, Carlo Tavecchio non ha fatto altro che ripetere la formula magica degli ultimi giorni, ovvero che tira dritto fino a quando avrà il sostegno delle leghe. Queste ultime, a loro volta, non faranno mancare l’appoggio. Per mera convenienza: se c’è fumata nera arriva il commissario; se arriva il commissario addio autonomia (anche nella gestione economica) del pallone italiano, da sempre chiuso a riccio di fronte a qualsiasi tipo di cambiamento. Morale della favola: tra 11 giorni il numero uno della Lnd sarà il nuovo presidente della Figc. Lo dice la logica, lo confermano le parole dei protagonisti.

Malagò/1: “Commissariamento solo se candidati si ritirano, non c’è altra possibilità”
Tra questi Giovanni Malagò è l’unico – sempre dopo Tavecchio – che ha le carte in mano per cambiare la situazione. Ma solo in caso di defezioni dei papabili presidenti. Particolare ripetuto dopo il faccia a faccia serale: “L’ipotesi commissariamento esiste solo se i candidati si ritirano, non c’è altra possibilità le norme sono chiare – ha detto il presidente del Coni – Si va avanti con le regole della Fifa, che non prevedono prevaricazioni nei confronti di una regolare competizione elettorale di una federazione“. A chi gli ha chiesto se esiste la possibilità che Tavecchio si ritiri, il numero uno dello sport italiano ha risposto con chiarezza: “In questo momento non è un’ipotesi sul tavolo, però ci sta tutto anche se in questo momento non è prevista”. Non sfugga il riferimento cronologico di Malagò: il clima intorno a Tavecchio, del resto, non è dei migliori. E il presidente del Coni lo ha ribadito al diretto interessato: “Gli ho detto con grande onestà fino all’11 agosto di non aspettarsi che qualcuno gli faccia sconti perché questo è il contesto che si respira e non si può nascondere il sole con un dito”. Malagò, poi, ha sottolineato che gli incontri odierni “sono stati positivi” e che con tutta probabilità ce ne saranno altri. “Da qui all’11 agosto ci potrebbero essere diciamo delle novità” ha aggiunto Malagò, non specificando quali sarebbero le novità a cui ha fatto riferimento.

Malagò/2: “Dopo l’11 agosto la pressione su Tavecchio non calerà”
Molto, molto più interessante la valutazione di Malagò in merito a come il mondo del calcio accetterà Tavecchio presidente. “Se la democrazia elettorale ed autonoma che deve essere preservata chiede questo bisogna saperlo accettare – ha spiegato – ed a questo punto la cosa migliore è che Tavecchio possa prepararsi a quello che succederà dopo l’11 agosto. La pressione infatti non credo che calerà”. Il numero uno della Lnd resisterà? “L’uomo ha gli attributi, però qui c’è anche un altro discorso che impatta e questo fa parte delle sue valutazioni” è la risposta sibillina del presidente Coni. Che poi è tornato su quanto detto nel pomeriggio da Matteo Renzi: “Sotto il profilo tecnico e formale è ineccepibile perché questo è un dato di fatto. C’è un richiamo ad una norma della Fifa“. Norma che ha già portato a due precedenti clamorosi, ovvero le sanzioni a Nigeria e Iran per ingerenze della politica nel sistema calcio: “Credo che già due federazioni nel mondo siano finite in fuorigioco – ha detto Malagò – Sono situazioni che fanno scalpore ma non ha fatto altro che dire la verità”.  Non poteva mancare un accenno a quanto si è detto durante i confronti con i due candidati presidenti: “Abbiamo parlato dei programmi, entrando nel dettaglio. Ho chiesto le loro idee sul ct, sul calcio femminile, sul settore tecnico e scolastico da rifondare – ha spiegato Malagò – E si è parlato anche di governance, e su questo tema ho espresso chiaramente le mie opinioni chiedendo se c’erano delle cambiali da pagare ed entrambi mi hanno assicurato di no”. Anche perché l’errore è dietro l’angolo. E su questo Malagò non ammette passi falsi: “Non ci sarebbe cosa peggiore che mettere persone che non vanno bene perché qui c’è da rifondare proprio tutta una dinamica della Federazione, si deve aprire un corso nuovo – ha aggiunto – Ed è indispensabile farlo con dei soggetti che hanno credibilità in questo senso”.

Tavecchio smentisce il passo indietro: “Vado avanti finché ho l’appoggio delle Leghe”
“E’ falso che non ce la faccio più, vado avanti” aveva detto l’ex sindaco di Ponte Lambro prima dell’incontro con Malagò, smentendo categoricamente le ricostruzioni di stampa che lo davano vicino a ritirare la propria candidatura alla Federcalcio. “Non ho mai dichiarato quella frase. Fin quando le quattro Leghe mi confermano il loro appoggio vado avanti”. I fatti, del resto, vanno anche oltre le parole di Tavecchio. Che, nonostante il fronte in suo sostegno continui di giorno in giorno a perder pezzi (oggi è la volta del Torino), può ancora contare su numeri da monarca assoluto. Certo, lui ha parlato del sostegno di tutte e quattro le leghe del sistema calcio; in tal senso le sempre più numerose defezioni qualche crepa l’hanno creata, ma al momento dovrebbe trattarsi di cani sciolti e non di un’azione coordinata e organizzata. Il che significa solo una cosa: se si votasse oggi, il candidato di Lotito e Galliani racimolerebbe circa il 63-64% dei voti. Una soglia di assoluta sicurezza, che gli permetterebbe un’elezione certa in terza seduta (dove basta il 51%, quindi i voti di Lega Pro e Lnd), con speranze residue di spuntarla anche al secondo giro (necessario il 66%). L‘ottimismo di Tavecchio, quindi, non è di facciata. C’era prima del confronto con Malagò ed è rimasto intatto – se non addirittura aumentato – al termine delle tre ore di faccia a faccia. “Fino a quando avrò il consenso dei miei sostenitori andrò avanti” ha detto ai microfoni il candidato alla guida della Figc. Che ha spiegato: “Il colloquio è stato lungo, preciso ed approfondito sul programma ed ho dato tutte le risposte che mi sono state richieste. Ringrazio il presidente Malagò per l’accoglienza che mi ha riservato”. Distensione totale: Tavecchio va avanti per la sua strada. Imperterrito.

Albertini: “Non c’è possibilità né necessità del commissariamento. Giusto che Tavecchio vada avanti”
Nonostante questo dato di fatto, c’è ancora chi spinge per l’ipotesi di commissariare la Figc. Non l’avversario del numero uno della Lnd. Anche Demetrio Albertini, infatti, in mattinata ha incontrato Giovanni Malagò. Cosa si sono detti? Presentazione del programma, visione futura del sistema calcio e poco altro, almeno stando a sentire la versione dell’ex centrocampista del Milan. E il commissariamento? “Non ne abbiamo parlato, ho ribadito che in questo momento non ce ne è la necessità e la possibilità visto che ci sono due candidati” ha spiegato l’ex numero due della Figc, che ha riservato parole di assoluto rispetto e circostanza nei confronti di Tavecchio. “Carlo l’ho sentito ieri, mi sembra assolutamente giusto che vada avanti” ha rivelato Albertini. Che poi ha detto la sua su cosa potrebbe accadere nel faccia a faccia tra il suo avversario e Malagò: “Sarà in linea col mio e poi ci risentiremo nelle ore successive per fare il punto”. Ai club che, pur ritirando l’appoggio a Tavecchio, si sono rifiutati di sostenere la sua candidatura, Albertini non ha mandato alcun messaggio: “Sono loro che devono votare, ognuno è responsabile del proprio voto”.

Anche il Torino di Cairo partecipa alla fronda anti-Tavecchio
“Carlo Tavecchio non è più candidabile alla presidenza della Federcalcio“. Parola di Urbano Cairo. Il presidente del Torino, intervistato da Repubblica e la Stampa, ha deciso di ritirare il suo appoggio al numero uno della Lnd, confermando al contempo che comunque non voterà per lo sfidante Albertini. Il motivo? “Perché bisogna rivedere l’intera governance del nostro pallone”. Le cause del passo indietro? Il numero uno granata non ha dubbi: “Quello di Tavecchio è diventata una candidatura controversa“. Cairo, tuttavia, ha sottolineato che la sua non è una presa di posizione di facciata, magari dovuta alla campagna stampa nata dopo le parole razziste di Tavecchio. Per l’editore il punto è un altro: “Con l’attuale sistema c’è la possibilità per la Lega Dilettanti e la Lega Pro di eleggersi presidente della Federcalcio a maggioranza  – ha sottolineato – Niente contro la politica adottata da queste due leghe, ma c’è anche, e soprattutto, un calcio espressione del mondo professionistico che non può restare ai margini”. Dopo aver spiegato che la scelta della Lega di A di sostenere compatta Tavecchio derivava dall’esigenza di dare un segnale di unità, Cairo ha detto la sua sull’ipotesi commissariamento: “Penso che il presidente del Coni Malagò avrebbe lo spessore giusto per guidare il nostro mondo verso quelle riforme che non sono più differibili”. Posizione condivisa anche da altri club di A? “Non so – ha sottolineato il patron granata – Ma le società che in un primo momento erano con Albertini e che poi invece avevano votato con Tavecchio per dare compattezza alla Lega, adesso stanno tornando su idee di opposizione“.

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