Spesso, sia tra i cittadini che sui mass media, l’attenzione è centrata sui rifiuti urbani: raccolta con cassonetti o porta a porta? Spesso ci si dimentica che essi rappresentano solo una minima parte dei rifiuti e che la parte del leone è rappresentata da quelli industriali.

Gli anni ’60 sono stati gli anni del grande boom economico italiano; la produzione industriale saliva velocemente, la gente si spostava dalle campagne alle città e dal sud al nord. Le città si gonfiavano velocemente. Il benessere aumentava. Le case degli italiani si riempivano di elettrodomestici. Gli italiani acquistavano le automobili. Ma questo repentino sviluppo industriale non fu scevro da problemi di cui anche oggi paghiamo le conseguenze.

Infatti, quello sviluppo ebbe costi ambientali enormi; è forse inutile ricordare l’Acna di Cengio e l’Ilva di Taranto, ma di casi più o meno eclatanti è disseminato il nostro territorio. I Sin sono i siti di interesse nazionale e cioè i luoghi nei quali il Ministero della Salute insieme all’Istituto Superiore di Sanità ha messo in correlazione le patologie con inquinamenti da industrializzazione, anche di tempo remoto; i Sin sono 57 e parte di questi sono collegati allo studio Sentieri una specie di mappa dei veleni che interessa 5 milioni di persone Nel comprensorio della ceramica, situato tra Modena e Reggio vi è il Sin denominato Sassuolo -Scandiano (Castellarano, Castelvetro, Maranello, Rubiera e Sassuolo) e viene messo in relazione soprattutto con le lavorazioni ceramiche, con la presenza di piombo nelle falde e nell’aria e con l’inquinamento da metalli pesanti.

Oggi ci occupiamo del sito denominato “Solignano 2 – ex Frattine è una ex cava di ghiaia (circa 4,35 ha) riempita con rifiuti ceramici classificati pericolosi e speciali, ubicata in fregio al torrente Tiepido e conosciuta dal Ministero dell’Ambiente fin dal lontano 1990. Teniamo presente prima di tutto che stiamo parlando del conoide del Torrente Tiepido, il peggiore dei tre conoidi del modenese che non riceve acque di falda profonda, ma solo per assorbimento superficiale con 86 pozzi su 100 in classe 4 , la peggiore, e 14 in classe 3, quindi il malato peggiore, quello da salvare immediatamente o da curare con tutte le cure possibili.

Ma da allora, dagli anni 1975 al 1985, cosa è stato fatto?

Sui 19 siti del Sin Sassuolo Scandiano il 43 % è stato bonificato, soprattutto con il finanziamento del 2000 di circa 41 miliardi di lire che il ministero di allora ha stanziato, finanziamenti che spesso hanno, per lungaggini burocratiche, per amministrazioni dormienti fatto fatica a decollare. Nel nostro caso 30 anni dopo la fine degli sversamenti in una ex cava di ghiaia profonda 5 metri con falde a 7 metri si assiste allo “spettacolo” di un ansa del fiume con piante secche e prive di vegetazione. In 30 anni non è stato fatto quasi nulla, questo è il disastro. La Frattina è un po’ la metafora della nostra esistenza; corriamo il rischio di lasciare alle future generazioni una triste eredità del nostro boom industriale.

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