Csm non rinnovato e Consulta in attesa di sapere chi sono i due giudici costituzionalisti che mancano per completare la Corte costituzionale. La fretta del premier Matteo Renzi ingolfa il Parlamento: tra decreti da convertire e riforme da approvare (anche se il percorso sempre più a ostacoli) deputati e senatori sembrano non avere tempo per altro. Anche se si tratta di nomine ed elezioni di importanza costituzionale. 

“È frustrante e poco edificante convocare votazioni che vanno a vuoto” dice la presidente della Camera Laura Boldrini proprio riferendosi alle “fumate nere” del Parlamento in seduta comune per eleggere due giudici della Consulta e otto membri laici del Consiglio superiore della magistratura. Un prossima votazione potrebbe tenersi il prossimo 11 settembre. Alla conferenza dei capigruppo, Boldrini ha dato conto dell’appello alle forze politiche del presidente Giorgio Napolitano perché si giunga a una soluzione quanto prima.

Dal Quirinale è arrivata una nota stizzita. Il capo dello Stato, che è anche presidente del Csm, “prende atto” che il consiglio scade nella sua attuale composizione poiché non è stata effettuata l’elezione dei laici ed è quindi “prorogato di diritto”. In una situazione di impasse tale sembra che non sia nemmeno possibile “fissare la data di insediamento del nuovo consiglio, data che deve consentire anche ai componenti eletti dal Parlamento di fare cessare le eventuali situazioni di incompatibilità previste dall’art. 33 della stessa legge (per esempio, l’iscrizione nell’albo degli avvocati)”. I componenti laici dovranno affiancare i 16 nuovi togati già indicati dai magistrati.

Di fatto il Csm, eletto quattro anni fa, ha chiuso mercoledì i battenti con l’ultima seduta di plenum. E quindi già ieri si parlava dell’ipotesi di una proroga. Ieri erano state convocate per l’8 settembre prossimo le prime riunioni delle attuali Commissioni. Per una proroga di Palazzo dei marescialli non occorre alcun atto formale, visto che l’articolo 30 della legge istitutiva del prevede che il Csm scade al termine del quadriennio, ma continua a funzionare sinché non è insediato il nuovo. Visto che, salvo un improbabile colpo di scena, difficilmente il Parlamento eleggerà a breve i laici, l’interrogativo ricorrente a Palazzo dei marescialli è per quanto tempo dovranno restare in carica gli attuali consiglieri. Le Commissioni sono state convocate per l’8, ma c’è pure chi non esclude che il lavoro del vecchio Csm possa continuare sin quasi alla fine di settembre.

Sul tavolo restano aperti delicati fascicoli. Come quello sul nuovo scontro alla procura di Milano tra il capo dell’ufficio Edmondo Bruti Liberati e il suo aggiunto Alfredo Robledo. O la nomina del nuovo procuratore di Palermo, stoppata in corner, dopo la lettera con cui il capo dello Stato ha richiamato i consiglieri a coprire in via prioritaria a coprire i vertici degli uffici giudiziari che sono da più tempo senza titolare, e a “evitare scelte riferibili ad una composizione del Csm diversa da quella del Consiglio che sta per insediarsi”.

Per quanto riguarda la Consulta era intervenuto anche il neo presidente Giuseppe Tesauro: “Il Parlamento farebbe bene a fare al più presto queste nomine: queste attese, che si verificano tradizionalmente, non fanno bene né al nostro paese né alla Corte, che non è un organo secondario e ha bisogno di operare nella sua pienezza”.  E proprio di fronte al caos in Parlamento sulle riforme costituzionali, il consiglio del neo presidente è stato quello di rallentare: “Ci sono riforme che hanno bisogno di sedimentazione: andare troppo veloci, per alcune cose va bene, per altre è meglio una maggiore riflessione, purché non sia strumentale per impedire il cammino verso un migliore assetto del sistema” E prendere a “modello” quelle “sinergie tra forze diverse” che “all’alba di quel momento tragico che fu il dopoguerra, il nostro Paese seppe trovare”, mentre ora sembrano smarrite.

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