Banca Profilo e la controllante Arepo Bp invocano un “giusto processo” e chiedono alla Consob di fermare il procedimento sanzionatorio che potrebbe portare due trader della banca, l’amministratore delegato, Fabio Candeli, e il presidente di Arepo Bp, Matteo Arpe, ad essere multati per manipolazione del mercatoLa Consob contesta al gruppo di aver sostenuto “artificialmente” il prezzo delle azioni di Banca Profilo, con acquisti continuativi conclusi nell’arco di due anni, tra il giugno 2011 e il maggio 2013. Operazioni che – anche se regolarmente comunicate al mercato – avrebbero drogato le quotazioni di Banca Profilo, fornendo al mercato “indicazioni false e fuorvianti” sul valore dei titoli. Le risultanze degli accertamenti, secondo la Consob in odore di aggiotaggio, sono già state inviate alla magistratura.

Con le multe in dirittura d’arrivo (gli atti sono all’esame dell’ufficio sanzioni), le due società, con una mossa inconsueta, hanno contestato la legittimità dell’azione della Consob preannunciando – con una nota congiunta – l’avvio “di ogni azione volta ad ottenere il riconoscimento di un giusto processo, tenuto conto che il procedimento sanzionatorio della Consob avrebbe conseguenze gravi e senza precedenti nel settore finanziario italiano”.

Prima di muoversi Arpe attende di conoscere la risposta della Commissione alla richiesta, depositata lo scorso 18 luglio, di “annullamento” o “sospensione” del procedimento. Alla base dell’istanza la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo che ha condannato l’Italia per il doppio processo (penale in tribunale e amministrativo in Consob) a cui sono stati sottoposti Gianluigi Gabetti e Franzo Grande Stevens per l’aggiotaggio informativo sull’equity swap di Ifil-Exor e che ha messo in luce alcune lacune del procedimento Consob rispetto allo standard dell’equo processo (assenza di contraddittorio delle parti e di udienza pubblica, organo inquirente e giudicante sottoposto alla supervisione di un unico presidente).

La Consob, che difficilmente potrà accogliere la richiesta, ha già ricordato ad Arpe che la legge, a tutela delle parti, prevede il controllo giudiziario di merito della Corte d’Appello sulle sanzioni. Si tratterebbe però di un giudizio ex post che non consentirebbe – secondo Profilo e Arepo – di prevenire “i gravissimi danni“, anche reputazionali, derivanti da un condanna per un aggiotaggio di “durata pluriennale”.

Lo scontro tra Arpe e la Consob conferma lo scarso feeling tra l’ex enfant prodige della finanza italiana e il presidente della Commissione, Giuseppe Vegas. Una ruggine maturata nel corso della lotta per il controllo di Fondiaria Sai, quando Arpe fece un’offerta sulla compagnia dei Ligresti poi andata a Unipol e Vegas diede indicazioni ai bolognesi su come formulare l’offerta in modo da non incappare nell’obbligo di Opa.

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