Spiegare il fuorigioco è semplice. Capirlo è complicato. Fischiarlo ancora di più. La regola bandierina su bandierina giù cambia nei dettagli. Che poi si sa, sono quelli che fanno la differenza. Centimetro più, centimetro meno. Questione di vista. E di interpretazione.
Il difensore sale. L’attaccante scende. O viceversa. Equilibristi su una corda immaginaria che avanza e retrocede. Che retrocede e poi avanza. Tra giochi di luce e ombra. Corpi in movimento che inseguono un pallone, in attesa dell’attimo fuggente. Questione di spazio e armonia.

Quest’anno la regola dell’offside cambia ancora. O meglio cambia la sua interpretazione. La prossima stagione conterà solo l’intenzione dell’attaccante di interferire nell’azione e ostacolare il difensore. Niente più metro e mezzo di distanza ipotetica introdotta l’anno scorso. Questa la precisazione di Fifa e Uefa, dopo la decisione dell’IFAB, riportata agli arbitri dal nuovo designatore Domenico Messina. Bandierina alzata e fischio? Anche se il disturbo sul portiere avviene a 5 metri. Nuova discriminante quindi per una delle regole più modificate nella storia del calcio. Stessa confusione per direttori di gara e calciatori. E solite discussioni tra tifosi.

Una linea retta tracciata senza bomboletta spray (altra novità del prossimo campionato per far rispettare la distanza della barriera sulle punizioni), parallela alle zolle d’erba che definisce il limite del campo. Il confine variabile di un rettangolo verde che si allarga e si contrae ad ogni spostamento delle squadre, come una fisarmonica fra le mani di un gitano. Una linea invisibile capace di spostare gli equilibri non solo delle squadre. Perché se sul terreno di gioco, nonostante la confusione, il fuorigioco è disciplinato dalla Regola 11, nello sport e in politica una legge che stabilisca l’offside in poltrona ancora manca.  

E così si assiste ad un andirivieni compulsivo in Lega come in Parlamento. Da una parte c’è chi tenta di restare in gioco come Carlo Tavecchio con ancora l’appoggio di qualche club nonostante le gaffe, e Matteo Renzi aiutato dal Canguro e dal Patto del Nazareno. Dall’altra c’è chi prova a fare ostruzionismo, chi al grido Say no to racism, chi a tutela della Costituzione. Un incontro-scontro tra difesa e attacco per mettere in fuorigioco l’avversario e provare a vincere la partita. Anche in poltrona.

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