C’è un problema nella discussione della riforma del Senato. E non sono né gli 8.000 emendamenti, né il contingentamento richiesto dalla maggioranza. Sono i tweet dei politici il vero problema di questa riforma, copiati e incollati dai giornali come se fossero commenti e reazioni tali da poter ricevere così tanta attenzione. Addirittura poco dopo la decisione di far votare la riforma entro l’8 agosto anche Zanda, in un intervento a rischio infarto, ha accusato l’opposizione per alcune “parole luride” rilanciate da alcune agenzie. Si riferiva semplicemente a un tweet di Nicola Morra in cui affermava: “Renzi pensa che il Senato sia come Gaza”.

Anche sui giornali più importanti troviamo i tweet di vari protagonisti. Maria Elena Boschi che annuncia il referendum qualsiasi direzione prenda la riforma, di nuovo Nicola Morra e tutte le foto del sit-in al Colle di Lega, Sel e M5S (compresi i selfie dei parlamentari). Una moda – forse passeggera, forse no – che sta prendendo piede in tutti i giornali, quasi come se in quei 140 caratteri (ma anche meno) ci fosse la reazione ragionata e costruttiva di ogni politico coinvolto. Quasi come se in un tweet si potesse racchiudere l’idea politica su riforme costituzionali, decreti e importanti leggi.

Allora, i tweet – o qualsiasi altro post anche su Facebook – non sono più da considerarsi, come molti hanno illusoriamente creduto, una forma per parlare con i cittadini senza l’aiuto dei media. Si va sempre di più verso il tweet che diventa agenzia di stampa, anche se poi diventa la gara a chi la scrive più grossa. E la discussione sulla riforma del Senato, le critiche a Matteo Renzi o a Beppe Grillo diventano la buona occasione per confermare quest’abitudine. Sui giornali viene ripreso chi urla di più o chi fa il paragone meno adatto tra ciò che succede a Palazzo Madama e nella guerra tra Israele e Palestina.

Così mentre andavano in onda litigi e urla dei politici al Senato per la conferma del calendario stretto e il voto entro l’8 agosto, su Twitter si giocava un’altra battaglia iniziata con il messaggio del ministro delle Riforme Maria Elena Boschi che ha assicurato il referendum dopo la fine dell’iter legislativo, fino ad arrivare a Carlo Sibilia del M5S che infierisce sul paragone già espresso dal collega di partito Morra:

È facile ormai capire che messaggi come questo e come quelli che lanciano frecciatine agli esponenti degli altri partiti diventano il campo dove si gioca la battaglia della popolarità, con la possibilità di essere ripresi e rilanciati da importanti quotidiani. Diventa quasi una conseguenza vedere i telegiornali che si occuperanno dell’ennesimo scontro su Twitter tra Grillo e Renzi. L’uno evoca il colpo di stato e l’altro risponde che è un colpo di sole, con #sidicesole che va in topic trend.

Mentre qualcuno davvero lavora dietro le quinte per far approvare, per migliorare o bloccare la riforma, ci sono quelli che racchiudono un pensiero complesso in poche parole. Va bene la brevità, ma non esiste solo Twitter per farsi vedere su giornali e telegiornali.

Twitter: @carlovalentino2 

RIVOLUZIONE YOUTUBER

di Andrea Amato e Matteo Maffucci 14€ Acquista
Articolo Precedente

Pubblicità: ‘Pakkiano’. Di nome e di fatto

next
Articolo Successivo

Facebook, basta modificare un titolo per creare una ‘bufala’

next