Non solo sanzioni per il Cremlino. La Russia dovrà anche pagare 50 miliardi di dollari di risarcimento agli ex azionisti della compagnia petrolifera Yukos Oil Company. Lo ha deciso la Corte arbitrale permanente dell’Aja, mettendo fine al lungo contenzioso legale iniziato nel 2005. La Yukos, che dopo la caduta dell’Unione Sovietica era il maggior gruppo petrolifero controllato da investitori privati, fu sciolta dalle autorità russe nel 2003, dopo che l’amministratore delegato e maggiore azionista della compagnia, l’oligarca decaduto Mikhail Khodorkovsky, venne giudicato colpevole di evasione fiscale. La richiesta iniziale degli azionisti era di 100 miliardi di dollari. A loro giudizio il Cremlino sciolse intenzionalmente la Yukos, fabbricando artificialmente le prove di evasione fiscale che portarono alla dichiarazione di bancarotta della compagnia per colpire l’oppositore di Vladimir Putin.

Khodorkovsky, che ha scontato nove anni di carcere e durante la sua prigionia ha presentato vari ricorsi alla Corte europea dei Diritti umani, ha ceduto le sue azioni della Yukos nel 2005 e negli ultimi tempi ha preso le distanze dal ricorso presentato dagli altri azionisti. Secondo il giornale russo Kommersant, la Russia farà ricorso in appello contro la decisione della Corte arbitrale. Sempre secondo il quotidiano, alle autorità russe verrà chiesto di pagare i 50 miliardi di dollari di risarcimento entro il gennaio del 2015. La cifra rappresenta oltre il 10 per cento delle riserve valutarie della Russia.

Secondo il Financial Times, si tratta di uno dei maggiori risarcimenti della storia ai danni di uno Stato. E, come hanno sottolineato i legali di GML, l’azionista di maggioranza di Yukos che ha dato notizia del verdetto, ai 50 miliardi di danni si devono aggiungere spese legali per 60 milioni di dollari. Secondo Emmanuel Gaillard, uno dei legali che ha seguito il caso e responsabile dello Shearman & Sterling LLP’s International Arbitration Group, oltre a portare la compagnia alla bancarotta, Mosca ha venduto gli assets di Yukos a società controllate dallo Stato per ragioni politiche. 

Mosca dal canto suo fa sapere per bocca del ministro degli Esteri Serghei Lavrov che la Russia utilizzerà “tutte le opzioni giuridiche a sua disposizione per difendere la propria posizione”. Mentre il principale acquirente degli asset della ex Yukos, il gruppo pubblico Rosneft molto attivo in Italia dove è recentemente diventato socio sia della Saras dei Moratti che della Pirelli di Marco Tronchetti Provera, ha tenuto a dichiarare che l’acquisizione “è stata pienamente legittima e conforme alla legislazione in vigore”. Rosneft ha aggiunto di non poter essere quindi “oggetto di alcun reclamo”. Anche Eni ed Enel, nel 2007, acquisirono alcuni asset di Yukos attraverso un’asta. Entrambe le società hanno rivenduto le proprie quote nel 2013.

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