E’ di 17 morti e di circa 200 feriti il bilancio delle vittime del bombardamento nella scuola dell’Unrwa (l’ente dell’Onu per i profughi palestinesi) a Beit Hanun, nel nord della Striscia. “Tra loro ci sono 7 bambini“, ha fatto sapere il portavoce del ministero della Salute di Gaza, Ashraf al-Qedra. La scuola, ha detto un funzionario dell’Unrwa, fungeva da rifugio per abitanti di Beit Hanun costretti ad abbandonare nei giorni scorsi le loro abitazioni, prima dell’ingresso delle forze di terra israeliana. Il fuoco nella sua direzione, ha precisato, non è stato preceduto da avvertimenti di sorta. L’esercito israeliano ha aperto un’inchiesta. “Il bombardamento contro la scuola dell’Unrwa è un crimine atroce“, si legge in un comunicato di Hamas: Israele “dovrà pagarne il prezzo“. Non solo: tre insegnanti delle scuole dell’Unrwa sono stati uccisi a Gaza. Si tratta di due donne e un uomo, uccisi da colpi d’arma da fuoco assieme a loro familiari, secondo quanto riporta il portavoce Unrwa Chris Gunness su Twitter.

Ban Ki-Moon: “Membri dello staff Onu tra le vittime”
“Sono sconvolto dalla notizia dell’attacco alla scuola Unrwa nel nord della Striscia di Gaza”, ha detto il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon sottolineando che tra le vittime ci sono donne, bambini, e membri dello staff delle Nazioni Unite. Non sappiamo chi abbia attaccato la scuola dell’Unrwa a Gaza”, ha detto il portavoce del Palazzo di Vetro, Farhan Haq, parlando con i giornalisti. In una nota aveva affermato che “le circostanze dell’attacco non sono ancora chiare”.  

Idf: “Abbiamo detto alla Croce Rossa di evacuare la scuola”
“Nei giorni scorsi Hamas aveva lanciato razzi da un’area di Beit Hanoun dove è situato un rifugio dell’Unrwa. La scorsa notte abbiamo detto alla Croce Rossa di evacuare i civili dal rifugio dell’Unrwa di Beit Hanoun tra le 10 del mattino e le 2 del pomeriggio. L’Unrwa e la Croce Rossa hanno ricevuto il messaggio”. Lo scrive l’Israel Defense Force su Twitter. “Oggi, 24 luglio – continua l’Idf sul proprio blog – Hamas ha continuato a sparare razzi da Beit Hanoun. L’Idf ha risposto prendendo di mira il luogo da cui partivano i razzi. Anche oggi diversi razzi lanciati da Gaza hanno colpito Beit Hanoun”. “Non possiamo confermare che si sia trattato del risultato di colpi vaganti. In ogni caso, noi non prendiamo di mira strutture delle Nazioni unite”, ha detto in serata il portavoce dell’esercito israeliano, Peter Lerner, parlando della scuola dell’Unrwa.

Testimoni: “Stavamo uscendo e gli israeliani ci hanno colpito”
Il portavoce di Unrwa, Chris Gunness, ha detto che le Nazioni unite avevano chiesto all’esercito israeliano una tregua nei combattimenti per permettere l’evacuazione della scuola ma non avevano ricevuto risposta. Kamel al-Kafarne, che si trovava nella scuola, ha raccontato che l’Onu stava facendo salire le persone a bordo dei bus quando 3 colpi di carro armato sono arrivati sul complesso. “Stavamo per uscire dalla scuola, allora ci hanno colpito. Hanno continuato a colpire”, ha detto. Testimoni raccontano che “non c’è dubbio che l’attacco alla scuola sia stato sferrato dall’esercito israeliano“.

Idf: “Razzi di Hamas nelle scuole dell’Onu”
Nei giorni scorsi l’Israel Defense Force aveva fatto sapere di aver trovato razzi di Hamas in alcune scuole gestite dall’Unrwa. Ma in quei casi si trattava di edifici vuoti, mentre la scuola di Beit Hanun era gestita con grande attenzione dallo staff locale, che vietava l’ingresso a persone non autorizzate.  Ieri sulla questione aveva preso parola anche Ban Ki-Moon: il segretario aveva espresso “il suo rammarico e la sua indignazione». «I responsabili stanno trasformando le scuole in potenziali obiettivi militari – afferma in una nota Ban – mettendo in pericolo la vita di bambini innocenti, dello staff Onu che lavora in tali strutture, e di chiunque le utilizza come rifugio». Ban aveva invitato i responsabili a porre fine a tali azioni e chiede che rispondano davanti alla giustizia. 

Scontri a a Qalandiya: due palestinesi morti 
Violenti scontri sono scoppiati tra palestinesi e forze di sicurezza israeliane a Gerusalemme Est e in Cisgiordania. Dieci manifestanti sono stati arrestati nei pressi della Città Vecchia dove è stata massicciamente rafforzata la presenza di agenti per la Notte del Destino (Lailat al Qadr), una delle date più importanti del ramadan, in cui decine di migliaia di fedeli palestinesi sono attesi sulla Spianata della moschee. “Diverse decine di manifestanti arabi hanno lanciato pietre e petardi sulle forze dell’ordine, ferendo due poliziotti. Venti sospetti sono stati arrestati”, ha riferito la polizia. In Cisgiordania sono scoppiati scontri a Qalandia, il checkpoint militare israeliano, dove oltre migliaia di manifestanti sono arrivati da Ramallah. Secondo il quotidiano Haaretz, due palestinesi sono rimasti uccisi e altri 55 feriti. Ma secondo racconti fatti sui social network da testimoni oculari i feriti sarebbero almeno 150.

Nuovi raid, 25 vittime
Continuano a risuonare le sirene antimissile in Israele, e si continuano a contare morti tra i palestinesi.  Al 17esimo giorno di combattimenti (iniziati l’8 luglio) 788 persone sono state uccise nella Striscia di Gaza, e i feriti sono almeno 5.050. Lo riferisce tramite Twitter il portavoce del ministero della Salute di Gaza, Ashraf al-Qedra, precisando che solo oggi nella Striscia si contano almeno 109 morti. Secondo i dati Onu, più di due terzi delle vittime palestinesi del conflitto sono civili e uno su quattro è un minore. Sul fronte israeliano 32 soldati, due civili e un lavoratore thailandese sono morti. E le speranze di una tregua, secondo il governo di Gerusalemme, sono ancora lontane. A Tel Aviv si sono sentite almeno cinque esplosioni e in mattinata nuovi raid israeliani a Gaza hanno provocato 25 morti, tra cui 3 bambini. La tv al-Jazeera precisa che la maggior parte delle vittime è stata registrata nella città di Khan Younis, nella parte meridionale dell’enclave palestinese.

Jabalya, famiglia uccisa dall’esercito israeliano
Nel campo profughi di Jabalya (Gaza) un’intera famiglia, gli Abu Eita, è stata sterminata dal fuoco dell’esercito israeliano. Altre venti persone sono rimaste ferite. Fonti locali hanno riferito all’Ansa che l’abitazione della famiglia colpita era stata raggiunta in precedenza da “razzi di avvertimento” sparati sul tetto da un velivolo israeliano. Gli abitanti della palazzina hanno quindi cercato di rifugiarsi al piano inferiore, ma sono stati colpiti dal fuoco dei soldati. Anche un edificio vicino è stato colpito: poco dopo i 25 residenti sono scappati. “Il tratto di strada vicino a questi due edifici era allagato di sangue”, ha detto uno dei testimoni. A Jabalya i combattimenti fra l’esercito israeliano e combattenti palestinesi sono proseguiti per tutta la notte.

Il ministro Peri: “Tregua lontana”
All’orizzonte nessun segnale di cessate il fuoco. “Non credo che nei prossimi giorni possa essere concordata una tregua che costringa Israele a lasciare la striscia di Gaza“, ha detto il ministro per la Ricerca scientifica israeliano Yaakov Peri, un ex comandante dei servizi segreti, in un’intervista al sito web Walla. Il ministro Peri ha invece ammesso che esiste la possibilità di una tregua umanitaria “di sei ore, o forse di 12 ore, o anche di 5 giorni o sette giorni. Magari in definitiva potrebbe essere concordato qualcosa a mezza strada…”. In ogni caso, ha precisato Peri, la tregua umanitaria non impedirebbe ad Israele di portare a termine la demolizione di decine di tunnel offensivi scavati da Hamas sotto ai reticolati di confine fra la Striscia ed Israele. “Suppongo anche – ha osservato Peri – che queste nostre operazioni non passerebbero sotto silenzio”.

Le condizioni di Hamas per la pace
Hamas e l’Autorità nazionale palestinese avrebbero inviato alle Nazioni Unite, ai membri della Lega Araba e alle altri parti coinvolte negli sforzi per un cessate il fuoco, un documento nel quale sono dettagliate le condizioni per una possibile tregua. Tra queste – riporta Haaretz – ci sono il libero movimento per i cittadini di Gaza, l’apertura del valico di Rafah con l’Egitto, la liberazione dei detenuti arrestati da Israele in Cisgiordania e anche della quarta tranche prevista nelle passate trattative di pace

Alitalia riprende i collegamenti da e per Tel Aviv – Dopo l’annuncio dell’Agenzia federale dell’aviazione statunitense, che ha tolto il divieto alle compagnie aeree di volare verso Israele, è tornato operativo il programma dei voli AZ dall’aeroporto di Fiumicino al Ben Gurion e viceversa. Risulta regolarmente in partenza il volo delle 22.30 da Roma. L’Agenzia europea per la sicurezza aerea (Easa) ha revocato la raccomandazione con cui aveva chiesto alle compagnie aeree europee di evitare di utilizzare lo scalo internazionale Ben Gurion di Tel Aviv, per motivi di sicurezza. Raccomanda che le autorità nazionali basino le proprie decisioni sui voli diretti e in partenza dall’aeroporto “in seguito ad approfondite verifiche, in particolare con analisi dei rischi fatte da operatori”.

Il Brasile richiama l’ambasciatore in Israele
Sul fronte diplomatico, il Brasile, a seguito dell’operazione su Gaza, ha richiamato in patria il proprio ambasciatore in Israele, come aveva fatto nei giorni scorsi l’Ecuador. “Il governo brasiliano – recita una nota ripresa dai media israeliani – considera inaccettabile l’escalation di violenza. Condanniamo fermamente l’uso sproporzionato della forza da parte di Israele nella Striscia“. 

Rivlin succede a Peres alla presidenza
Reuven Rivlin è il decimo presidente di Israele. La cerimonia del giuramento, boicottata dai parlamentari arabi, si è svolta in tono minore a causa del conflitto in corso nella Striscia di Gaza. Il 74enne Rivlin, ex membro del Likud ed ex speaker della Knesset succede a Shimon Peres. Conosciuto per la sua fama di “falco”, Rivlin si è finora opposto alla soluzione dei due stati. Ciò nonostante, ha già annunciato di voler incontrare il presidente palestinese Mahmoud Abbas. “La profondità del conflitto ci chiede di trovare vie per comunicare”, ha detto Rivlin in una delle sue prime dichiarazioni politiche da quando è stato eletto alla Presidenza di Israele il 10 giugno scorso.

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