Sulle prime uno pensa a un equivoco, una bufala, un fake figlio dei nostri giorni. Almeno a me, e a tanti come me, sembrò tale. Una cospicua frazione dell’aristocrazia rock indipendente mondiale per due giorni in concerto nel centro Italia, e mica a Roma. Un Festival che non sfigura rispetto a ben altri palinsesti geo-politico-musicali, in un piccolo centro balneare che non fa nemmeno capoluogo di provincia. Un terzo Primavera Sound nella regione che un tempo si era soliti definire “la locomotiva del Mezzogiorno”: l’Abruzzo. E il confronto col Primavera Sound regge tantissimo, se pensiamo che pesi massimi indie come The National, Mogwai e John Grant, teste di serie della prima edizione del Siren Fest, che venerdì 25 e sabato 26 luglio si svolge a Vasto, visto che poco più di un mese fa hanno dominato la scena sia a Barcellona che a Porto, dove il Primavera si officia. Parola di chi vi scrive, che a quella cerimonia era ben presente, con il corpo oltre che lo spirito. Siren Fest. Finché c’è rock c’è speranza. E’ nelle chiese di periferia che spesso avvengono i miracoli più clamorosi.

I The National li conosciamo tutti. Anche perché fanno parte ormai del comun sentire pubblicitario televisivo. Dal vivo impressionano. Il loro ultimo album ‘Trouble will find me’ li ha consacrati, con annessa nomination ai Grammy. La band newyorkese, guidata da Matt Berninger, un occhialuto ma sanguigno bourgeois bohémien con la chitarra, costruisce insinuanti canzoni-mantra al galoppo perfette per essere intonate allo stadio, o in macchina, o a bocca chiusa in biblioteca. Muovono e commuovono. E i Mogwai? Da Glasgow con sonica poesia, e con tenero furore. In origine fu post-rock, miscelato in chiave a volte noise a volte mélo; ma poi i Mogwai si sono progressivamente emancipati da quel suono di massima tipico di certi anni novanta, pur restando coerentissimi a se stessi. Fortemente cinematografici, i nostri profondono sempre carezze, anche quando ti schiaffeggiano forte. In concerto sono un’esperienza unica, e sempre cangiante. Alla fine le orecchie fischiano, il cuore batte forte, l’ipotalamo si inchina.
Ma anche John Grant non scherza. Un po’ Elton John e/o Antony, un po’ folletto elettronico; un passato cupo e difficile redento dal talento, riesce in un’impresa che riesce solo ai grandi: cavare luce, e magia, e canzoni spesse e lievi e irresistibili dalle crepe della vita. Fu l’album ‘Queen of Denmark’ a rivelarcelo. Il suo ultimo cd si intitola ‘Pale green ghosts’. E poi suoneranno i Fuck Buttons, con la loro elettronica rigorosa, rigogliosa e post-industriale; il frontman degli Hot Chip, Alexis Taylor; Tycho, maestro di arti elettroniche dreamy; e parecchi altri.

Questo il programma completo del Siren Fest di Vasto:

25 luglio: The National, Dry the River, The Soft Moon, The Drones, Anna Von Hausswolff, Adriano Viterbini, Boxerin Club, Jennifer Gentle, Movie Star Junkies, Ninos du Brasil, Monaci del Surf Giorgio Gigli (djset), Jolly Mare (djset)

26 luglio: Mogwai, John Grant, Fuck Buttons, Tycho, Alexis Taylor, Camilla Sparksss, Thony, Bradipos IV, Joycut, Might at Night, I Missili, JD Samson (djset), Tiger Shit Tiger Tiger, Umberto Palazzo (djset), Pink Puffers (marching band) Lady Maru (djset).

Biglietti e abbonamenti: venerdì 25, 40 euro + diritti di prevendita; sabato 26, 35 euro + diritti di prevendita. Abbonamento per venerdì e sabato a sessanta euro e rotti.

Non c’è trucco, non c’è inganno, ma solo l’ennesimo prodigio del rock. 

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